Alla fine delle piogge, nell’odore
sembra sorta una foresta primigenia:
l’uragano il tifone la frana
che passino il confine verso il sole,
oltre muri silenzi e case, le nostre
poche cose.
Non ancora è stanca la natura
non è stanca, lei – aspettiamo
noi milioni noi fango noi occhi
spiando compressi dietro i vetri
le mosse da un blocco di cartone
a reggere il convulso delle mani
aspettiamo, fermi come prima
lungo il mare la pineta devastata
la potabile acqua inacidita, il fiore
il seme le radici, l’esser vivi
questione di fortuna
Poco a poco la morte dai tramonti
si fa largo con i corpi sotto il fiume
in un sonno ostinato, senza fine
si rivelano i volti dalle bocche
come schiere di pesche ormai mature.
[Modificato da Francesca Coppola 14/01/2012 19:31]
"i ritorni hanno rugiada sulla bocca e sorrisi fra mani confuse"
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