Per lo più comparse

siamo comparse, alberi in movimento
pioggia che sporca i panni
- se c’è il sole

noi che ci raccontiamo l’amore al telefono
e ci aspettiamo dietro finestre agghindate
impariamo le strade solo per i varchi del vento

come quando butti blocchi di parole
per cambiare la visuale o –cerchi palloni
in una galleria abbandonata

noi
mosaici di carte nel gioco solitario
dove l’abitudine sconforta i cicli sereni
prima ancora di raggelarti la fronte

Da una mia recentissima poesia breve è partita la risposta a "Per lo più comparse"



qui a colpi stretti ad imparare il sonno
si avanza, macchia dopo macchia
fino alle mani smagrite come cenere
particole di veglia a simulare corvi
così sconnessi, così specchiati al fiume
a bere rami, come fossero radici

-aspettando un galleggiare di buona sorte

o di valigie vuote, quasi rondini a migrare
moccoli d’ali, senza sapere il gioco
se comporrà a ritroso la nostra fotografia

ha un che di sbalorditivo!

a caldo :




qui, senza cornici e pose
da coltivare nei pagliai
della memoria

qui a simulare vagiti
muovere -fedelmente- mani
e non ci sono biglietti da scartare,
abiti da far volare letto-armadio

passi il tempo ad infilzare
lego in coma proprio lì,
dove non hai notti da perdere
al rimbalzo di un flipper
guasto che s'accende solo
per fermarti il sonno

noi, anime calve, indietro
a sterminare il verde
di quando facevamo il conto
dei regali di Natale
come miracoli spenti nell'armadio

noi, fantasmi vuoti, a conservare
il biglietto di un concerto
ritrovarlo dentro un libro
con disegnato un cuore

la freccia che ci uccise -allora

allora che non sapevamo dei lanci
dei superstiti, degli imbrogli
noi così sospetti a decidere manifesti
scoperti in preghiere amorfe

persi in biblioteche millenarie
col gioco della bottiglia
forse un dio risorto,
non erano solo due
i passi sulla battigia

noi, ordini alfabetici, tempie
scolorite ai piedi dell’estate
come proverbi sciolti dentro
alle barchette di carta

noi, baci annegati ai giri di bottiglia
drammi chiusi lì, tra gli scaffali

comparse scelte, noi
in terre mai concimate
con occhi - limbo lì
pronti al precipizio

scomparsi in memorie
- inattendibili -
siamo nessuno che indossa
carne da macello

e la vista innocente
su un giorno meravigliato
fugge via da quel giardino
che hai adottato
________________per seppellirmi

(che bravissima che sei)




comparsa al passo breve, al tutto perduto
alla stregua degli occhi di un cane
che non ha più il padrone

lei con quel vento, armato di rosso
che scioglie i capelli come ultimo segno

li spalma di cera per rifletterci la luna

comparsa attesa al sudare dei bruchi
poi carne, aperta alla carne da torchio
che azzampa le notti, le martiri fiere

la terra, madre al primo verde
che morderà la scorza
___________________. . . . .domani

(arrivo eh! mi hai talmente sconvolta con il controcanto che ancora non so decifrare quello che mi si muove, dentro)





lei che già nel domani è sveglia

lei, i carri del forse
la giumenta ferma a mulini
di parole

scontrarsi aria e inghiottire
carezze appese a lembi - corolle

figure controverse, ieri
ferrovie davanti ad annaspare
mani nelle mani nell'incontro
tra chiari insoliti e notti
arenate

perché chissà, riconosco
ogni donna che voleva nascere
per ringraziarti sorriso

Formidabili!!!

grazie Seb del passaggio, sei sempre il benvenuto!

A Sebastiano un caro saluto. Piacere di ritrovarti qui!




lei come vento aperto ai mulini
nel disfare i tratti della casa, le corolle
appese agli archi del costato

lei che scende dal carro nuziale
con le calze di seta
i sogni piccolissimi, non oltre
l’alpeggio, il canto del gallo
una caramella
sulla lingua dello sposo

lei che inspira il crespo della mano
una presa di neve, quale vergine
inginocchiata a gravitare
la nudità-comparsa, che ammanta
.................................... . . . . . . . . . . . .. e grida

e resta come seme
sfidato dalla vanità

lei che incornicia stagioni
nei quattro riposi strappati
a parole fiacche di lingue

lei baciata dal muschio
patria di promesse risucchiate
notte - tempo

a palmo a palmo giunge femmina
e minaccia ostie avare di vino

stilla tutte le condanne
da quel letto comparso
mensa pagana
__________________ai tuoi occhi

benedetto il seme, questo slancio
di terra imperfetta nei nastri profondi
dell’addome, la costola appesa
incerta ai muschi, alle cantine
ove morde una guerra diversa
come un tramonto secco, apribile,
a me che ti scrivo con le mani
i solchi fertili, i dialetti
ridenti sul pelo dell’acqua
prima di affogare

hai inclinazioni di sogni
fra le origini
tu che muovi e vesti di gigli
quei spazi tendenti allo zero

quando il grigio più perfido
ci accarezza e il dolore
ha urla tutt'intorno
tremori adagi
________come fiume in foce

di fiume in foce
chiama l’amore ad ultrasuoni
come vicissitudine di gigli
al profumo che copre un dolore
animale, minerale, vegetale

si fa crepa di me, papilla
simile al buio, strada a salire
un olimpo migrante
che mi dichiara
morte

potrebbe essere vita in fiume
o resurrezione in foce

se l'anonimato -a volte
tumula proclami ed umanità
se la vanità non regge
ai balsami delle angosce

lesioni s'allungano
su traiettorie in ascesa
e non ci sono espedienti

declino o forza
dipartita o trionfo
così restano 1278
le carenze

____________se manchi tu

di comparse, non manco
su una rotta da scoprire alle corde
mai rese diritte
mai un filo a piombo sulla fortuna
anche quella
di un naso da maiale
od un’America
da Guinness dei primati

solo ciurma e declino
da ciurma e declino il nostro essere
anonimi nonostante ogni nome
dei 1278 nomi
posi la sua prima pietra

l’anello ad una dinastia
allevata a latte di parrocchia
la casa, la fabbrica, puntate come nidi
nel prepararci a noi, quando odoriamo
selvatici, con le dita infilate
tra le maglie; metallica
la voce aperta
ai rifiuti del pane

Con questa mia "Ledata" (come qualcuno diceva in passato), lascio a te, carissima Francesca e a tutto il forum, il mio augurio di buon Agosto, buone ferie, buone vacanze... buon tutto insomma, di tutto cuore.

A ben presto ritrovarci