lunasepolta, 23/11/2009 15.05:
Ti ringrazio Sebastiano di questo bellissimo commento. Sai, proprio l'altro ieri mi suonò il campanello un'amica che avevo un po' perso di vista ultimamente. Così ci siamo aggiornate sulle nostre attività artistiche, perché un tempo facemmo un certo percorso in comune. Lei mi disse che dipinge e io dissi a lei che scrivo poesie. Ebbe una reazione di stupore: -Ma credi ancora nella poesia?- mi chiese - Non è più il tempo di credere nella poesia -
Inutile dire che sul momento sorrisi, ma alla fine la mia risposta, per metà le diede ragione. Le dissi il mio modo di concepire la poesia, che esula dai contenuti, ormai tutti scontati, secondo me. Non è la poesia un mezzo per diffondere contenuti, ormai, ma linguaggi e da questi, come sottolinei tu: suoni, atmosfere, che ci si appiccicano addosso come tratti somatici, seguendo con noi l'evolvere delle cose, la velocità del tempo, l'annullamento dello spazio. Questa è l'epoca che stiamo vivendo. Tutto si apre ed apre a mondi consecutivi, che si rinnovano in sempre minor tempo.
Sono RA il nuovo (sic!),
con qualcuno dovevo pur cominciare, ho optato per te ...
anche perchè, usando appunto un linguaggio altro: dibattito ricco io mi ci ficchio!
Non sarò esaustivo, perchè se no mi toglierei il gusto di ribadire e contraddire gli stessi concetti, negli altri post e commenti vari (in verità anche perchè è impossibile: essendo un dibattitto vecchio e nuovo su cui è stato scritto uno sterminato fiume di saggi ...)ma inizio col dire che sono parzialmente in disaccordo:
che la poesia non veicoli più niente è un ossimoro, banalizzando, anche quando la poesia dice di se stessa: sono morta e non servo più a niente e così pregna di contenuti da creare un cortocircuito ...
In quanto ai linguaggi, beh, io l'interpreto e li uso ancora come veicoli, media, strumenti, anche se, come Foucoult docet, essi arrivano ad essere autureferenziali ed avere un potere in sè e per sè ...
Ma andando alla sostanza, nella tua poesia, io ci vedo condensati tutti i vecchi e legittimissimi contenuti della poesia eterna e specificatamente lirica ...
Il silenzio, sonda e ricettore per ascoltarsi e ascoltare è una cifra antica della poesia, ora se la struttura verbale usa linguaggi e invenzioni verbali ex novo (ma poi fino a quando?) non solo rafforza questa cifra ma da senso al poetare, alla poesia rendendola attualissima e godibile come quella da te scritta ...
... non conosco la tua amica, ma questa pseudo-contrapposizione tra linguaggi artistici, -pittura vs poesia,
è una boutade che non ha niente di oggettivo, specialmente se si pensa alla contaminazione dei generi che è già storicamente datata e determinata ...
Ma sono dubbioso anche sulle altre affermazioni, tipo la relatività accellerata del rapporto spazio/tempo che a sua volta tutto involve nella fretta e nel consumo (ho calcato un po' la mano su i tuoi concetti): io trovo e provo ancora un certo "trip":
leggendo Omero e ancora tutto da sviscerare il potere sovversivo dell'opera di Dante ...
perciò continuo a dubitare e qualche volta anche a poetare nel tempo e nello spazio e al di là di esso ...
(to be continued in other side)
Ciao
Ra
"(...)Le ascoltavo, seduto sul ciglio delle strade,
nelle calme sere di settembre in cui sentivo
sulla fronte le gocce di rugiada, come un vino vigoroso;
in cui, rimando in mezzo a quelle ombre fantastiche,
come fossero lire, tiravo gli elastici
delle mie suole ferite, con un piede contro il cuore."
Arthur RIMBAUD