mare acerbo

vara l'epilogo a un giorno disumano
prestandoci la pioggia da sgranare
un seppellire vene, coi rosari

esordirà tra poche ore l'alba
restaurando la smorfia di miseria
se l'ombra saprà imporsi al primo piano
meglio che non sia messo a fuoco

nessuno si accorgerà d'un andirivieni
tra cubi di rottami e le radici
con l'ennesima grotta da scavare
nel tuo mare acerbo

ancora

eh, decisamente bella. La sento triste. Anche se non riesco a coglierne tutto il significato.

quanto dolore trapela da queste parole, e quanta impotenza...

l'ho letta mille volte
è bellissima.

Sì è decisamente triste, scritta la sera di un giorno pessimo, per me.
Raramente esce così tanto dolore dalle mie poesie. Evidentemente sono rimasta per parecchie ore nella vena di questa sofferenza. Ero partita dall'acrostico, che era un po' il bilancio di quella giornata. Poi con l'intenzione di migliorarla ho continuato sulla stessa onda di dolore anche il giorno dopo.

vara l'epilogo...
prestandoci la pioggia da sgranare
... coi rosari

trovo stupendi questi versi, l'incipit che annuncia già la fine, la pioggia, il pianto, ma da sgranare coi rosari, un pianto che è preghiera, tappa dolorosa ma anche, in qualche modo "offerta" a un giorno disumano, forse, perché non possa più tornare...
ma c'è la disillusione che compare all'alba, la luce che non riesce a spazzare le ombre e anzi le risalta, crude nella loro miseria...