La materia autobiografica di
Sabina Naef non si presenta mai come semplice vissuto: prende invece la forma di un immagine della memoria, diventa un racconto estremamente filtrato dal soggetto o – come nel caso di vertigine lieve – diviene un prodotto soggettivo (e suggestivo) che dalla memoria porta al sogno.
È Sigmund Freud che a proposito del sogno dichiara: «tutto il materiale che costituisce il contenuto di un sogno è in qualche modo derivato dall’esperienza, ovvero è stato riprodotto o ricordato nel sogno». Il materiale/sogno che Sabina Naef qui trasforma in poesia (articolando un percorso in 4 sezioni direttamente connesse) si sviluppa in due linee guida aventi lo stesso peso specifico: nella prima sono racchiusi tutti i ricordi che forniscono informazioni sulla struttura del labirinto/mondo ove l’autrice agisce e dove gli attori “comprimari” – che nella poesia appaiono per più ruoli o identità (persone, luoghi) – sono coinvolti; nella seconda emerge il lato più personale, il carattere privato e affettivo per mezzo del quale la Naef ci mette non solo in comunione con la grafia delle diverse identità (non ultima la propria, quasi sempre in primo piano) ma con l’intimità dei caratteri stessi che svolgono il compito di trasformare, divenendo metafore.
Il risultato è una scrittura densa, epigrammatica, una incisività aforistica e gnomica che pur condensando una varietà di toni, registri o prosodie, risuona di una coesione non di rado ironica.
Ancora: un sottotono rimandato con costanza è una vulnerabilità che viene esposta, oltre che con una apparente leggerezza espressiva, anche con una arguzia non di rado filosofico/concettuale, accettando (o meglio: sottolineando) il paradosso se non anche il grottesco, entrambi tesi però a manifestare una ferma coscienza di stato, luogo e morale. [...]
dalla prefazione di Fabiano Alborghetti
Leggere le poesie di Sabina Naef significa entrare, senza bussola, in una foresta oscura o una città dimenticata. A ogni svolta ci attendono in agguato segreti della mente e del cuore: un grido, un tocco lieve, o una trappola per lupi. Il lavoro di questa poetessa fissa la nostra attenzione interiore, porgendoci modi nuovi di vedere il mondo, ed è questo che le fa onore/ed è per questo che dobbiamo celebrarla.
Anthony Lawrence, Berlino 2003
beschattete den Sommer
unter einem großen Strohhut
ohne deine Augen
hat die Weltkugel
einen blinden Fleck
nimmt keine Notiz
von meinen Ohrläppchen
ombreggiavo l’estate
sotto un ampio cappello di paglia
senza i tuoi occhi
il globo terrestre ha
una macchia cieca
non fa caso
ai miei lobi.
leichter Schwindel
sie schließt die Augen
wie ein Seemann
im Platzregen
im Wetterleuchten
in einer Rauchpause
vertigine lieve
lei chiude gli occhi
come un marinaio
nell’acquazzone
nel lampeggiamento
in una pausa sigaretta
du verlierst dich an jeder Straßenecke
an den Wind, an eine Wolke, ans Leben
Achtung: frisch gestrichen
dein Herz steht sperrangelweit offen
keine Zeit, deine Knochen zu zählen
ti perdi a ogni angolo di strada
nel vento, in una nube, nella vita
Attenzione: vernice fresca
il tuo cuore sta tutto spalancato
per contarti le ossa non c’è tempo
Laub fällt in meine Handtasche
wenn das Schiff verschwunden ist
kommen die Wellen
wenn das Gedicht anhalten würde
könnte ich einsteigen
den See zusammenfalten
und losfahren
fogliame mi cade nella borsetta
quando la nave è svanita
vengono le onde
se la poesia si fermasse
potrei salire
ripiegare il lago
e salpare
Toilette eines Cafés
auf dem weißen Lavabo
ein schwarzer Spazierstock
als hätte jemand plötzlich
das Gehen verlernt
Toilette di un bar
sul lavabo bianco
un bastone nero da passeggio
come se qualcuno a un tratto avesse
disimparato a camminare
bei Fensterwetter
schrumpft die Welt
zum Daumenkino
eine Leuchtreklame
blinkt ins Zimmer
ich schließe dem Tag
die Augen
quando il tempo fuori
è canto di sirena
il mondo si contrae
a un flip book
un’insegna luminosa
brilla nella stanza
chiudo al giorno
gli occhi
manchmal fallen Wörter aus den Fenstern
oder es regnet in den Büchern
dann tagelang nichts -
und immer beim Aufwachen die Frage
wie Schlaf riecht
dalle finestre a volte cadono parole
oppure dentro ai libri piove
poi nulla per più giorni –
e sempre al risveglio la domanda
di cosa odori il sonno
Leda