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Blaise Cendras

Ultimo Aggiornamento: 11/02/2010 00:26
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11/02/2010 00:26
 
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Poeta francese di inizio '900, è forse il meno conosciuto fra quanti nella stagione fra il 1910 e il 1918 proveranno a tracciare nuove vie alla poesia. Cendrars (1887-1961) è uno sperimentalista puro, che non arretra davanti a nulla pur di portare la parola a confrontarsi con il moderno, sia nei suoi aspetti negativi (la guerra, lo sradicamento, l'impossibilità di una parola che totalizzi la realtà) sia nel positivo (lo sviluppo tecnico, l'aumento della qualità della vita, la possibilità di viaggiare con mezzi rapidi ed economici)... nella sua poesia si intersecano la reclame pubblicitaria, lo scontrino del café (rigorosamente alla francese), la pittura di Picasso e la prosa secca e nervosa del telegramma: nulla di quanto la modernità offre deve star fuori della penna, anche semplicemente perché il poeta possa concludere che "non ho più le parole", che essere oggi a Parigi e dopo domani a San Paolo forse non è così bello come risulta dai cartelloni delle agenzie di viaggio, nei quali sottointesa c'è la ferrea legge della discriminazione del denaro (il mezzo che tutto eguaglia e che pure tutto gerarchizza). Cendrars è un poeta anomalo, profondamente non accademico -scappa a 16 anni dalla casa paterna per viaggiare instancabilmente fino al 1914-, ha una cultura globale anti-litteram (dagli States alla Cina, nessun paese è sfuggito alla sua voglia di conoscere), e ovunque porta con sé quel senso di profonda solitudine che rende anche le sue liriche più spigliate delle tragedie sul punto di deflagrare. Blaise è stato dimenticato dalla critica per una serie di congiunture difficili da spiegare: si è trovato a scrivere proprio nel momento in cui nella poesia francese l'arbitro indiscusso era Apollinaire, che dal podio delle maggiori riveste simboliste dell'epoca, dettava gusto ed orientamenti della futura lirica Europea; la sua scarsa conoscenza della tradizione lo rendeva sospetto a chi la lirica se l'era sudata sui manuali universitari, ma soprattutto la sua spigliatezza nel mischiare poesia (stupende le sue liriche religiose) con l'anti-poesia poesia (le ricette dei ristoranti che frequentava) all'interno dello stesso testo lo rendevano per più motivi indigeribile alla critica letteraria di ieri (e non cambia molto oggi). In Italia i suoi testi sono pressoché ignoti, nonostante Montale abbia più volte ribatito i propri debiti nei confronti dell'avventuriero francese, non c'è stato un concreto interesse editoriale nei suoi confronti, se non qualche citazione nella antologie di poesia francese contemporanea e la pubblicazione di un antologia lirica dedicata al nostro, datata 1970 per i tipi dell'edizione Accademia, nella collana di lirica moderna voluta dal mai troppo compianto Bo. Propria da questa edizione curata da L Erba (incompleta, divulgativa nel taglio critico e nella scelta delle poesie) traggo le poche liriche che vi offro, sperando di stimolarvi alla lettura:

Bombay express

La vita che ho vissuto
m'impedisce di uccidermi
tutto prorompe
le donne rotolano sotto le ruote
con grandi grida
le carrozze sostano a ventaglio all'uscita delle stazioni.
Mi sento della musica sotto le unghie.

Non mi è mai piaciuto Mascagni
né tantomeno l'arte e gli Artisti
nè le barriere né i ponti
né i tromboni nè i pistoni
non so più niente
non capisco più...
Quesata carezza
da far correre un brivido sulla carta geografica

Quest'anno o l'anno venturo
la critica d'arte è sciocca come l'esperanto

Brindisi
arrivederci arrivederci

Sono nato in questa città
e così mio figlio
lui che ha la fronte come la vagina di sua madre
vi sono pensieri che fanno sussultare gli autobus
ho smesso di leggere i libri che si trovano solo nelle biblioteche
bel ABC del mondo

Buon viaggio!

ti possa portar con me
tu che ridi con le tue labbra vermiglie

aprile 1914


Quarta dimensione

Osare e far baccano
tutto è colore movimento esplosione luce
la vita fiorisce alle finestre del sole
che si scioglie nella mia bocca
sono maturo
e cado traslucido sul marciapiede

ma tu scherzi, amico

non so aprire gli occhi?
Bocca d'oro
la poesia è in gioco

febbraio 1914


Menu

II

Salmone del Rio Rosso
prosciutto d'orso del Canada
Rosbif delle praterie del Minnesota
anguille affumicate
pomodori di San Francisco
birra inglese e vini californiani


Lettera

Mi hai detto se mi scrivi
non battere tutto a macchina
aggiungi un rigo di tua mano
una parola niente di speciale un'inezia
sì sì sì sì sì sì sì sì

però la mia Remington è bella
mi piace moltissimo e funziona bene
la mia scrittura è limpida e chiara
si capisce subito che l'ho battuta io

vi sono spazi bianchi che so fare solo io
guarda un po' che stile questo foglio
comunque per farti un piacere aggiungo a penna
due tre parole
e una grossa macchia d'inchiostro
per non lasciartele leggere.




"Il poeta è puro acciaio, duro come una selce" Novalis

No Copyright: copia, remixa, diffondi.






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