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Il silenzio di Dio

Ultimo Aggiornamento: 06/03/2010 12:07
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Post: 711
02/03/2010 21:02
 
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In seguito ad una discussione nata dalla mia poesia "Hey Dio" in un altro forum, mi son trovato a dover giustificare la mia posizioni, e questo è quello che ne è saltato fuori, lo voglio condividere con voi perché credo possa farvi pensare

Io al momento mi sono fatto una mia idea, molto poco ortodossa: non credo Dio non ci sia, credo semplicemente che non abbia più il volto rivolto ad Occidente. L'immagine che ho in mente è più o meno questa: se Dio è il sole, quando tramonta in un punto del globo sta per nascere in un altro, e se qui è notte e brancoliamo nel buio in un altro punto gli uomini si risvegliano con il sole in piena faccia.
Per dirla fuor di metafora, credo che ormai l'occidente abbia smesso di essere il faro civile e religioso del mondo, e stia lentamente cedendo la fiaccola al mondo mussulmano ed orientale, dove negli ultimi 30 anni le conversioni (sia all'Islam che al cristianesimo) stanno progredendo in maniera geometrica, di pari passo alla crescita del peso economico e politico di quei continenti...

oggi la Chiesa cattolica ha metà del suo totale di fedeli in India e in Cina, e sono molto più convinti e disposti a sacrificarsi per la nuova fede di noi che siamo cresciuti, pasciuti ed infine adagiati; la mia idea è che è ora di cambiare prospettiva e di rigettare quella linea di pensiero che da Sant'Agostino a Hegel vede il cristianesimo inscindibilmente unito alla storia politica, culturale e religiosa dell'Occidente, come se Cristo fosse venuto in esclusiva per noi e non per redimere l'intera umanità, la Chiesa cattolica si è già mossa da tempo in questa direzione, ad esempio sgangiandosi in Africa già 50 anni fa dalla tutela degli stati colonialisti, reclutando clero indigieno, adattando i rituali alle particolari esigenze del posto, assorbendo elementi "filosofici" tipici di quelle culture, pur fra mille esitazioni e ripensamenti.

Cambiando ambito, per il dialogo intereligioso sto leggendo autori mussulmani contemporanei, e la cosa più interessante è che pur formati nella cultura secolarizzata occidentale sono assolutamente convinti che Dio esista e abbia ripreso a parlare all'Islam, dopo 6 secoli in cui i mussulmani hanno vissuto fenomeni di sfiducia nel divino e senso di abbandono molto simili a quelli che stiamo passando noi. Quindi paradossalmente io non credo Dio abbia abbandonato il mondo, credo solamente che abbia voltato le spalle all'Occidente, ma essendo occidentale necessariamente mi muovo per citare Heidegger "in un tunnel senza luce", e di questo stato devo necessariamente scrivere.
Adesso sto facendo la facoltà di teologia e sto leggendo i filosofi cristiani contemporanei, quindi fra qualche tempo potrò offrire risposte più complesse e soddisfacenti al problema del silenzio di Dio, per ora mi limito ad accennare.

"Il poeta è puro acciaio, duro come una selce" Novalis

No Copyright: copia, remixa, diffondi.






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Post: 1.681
03/03/2010 08:41
 
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ti ringrazio molto, Leonardo, per questo tuo contributo che spero possa aprire un dibattito.
personalmente però, credo che mi limiterò a leggere senza intervenire, non avendo nessuna base su cui poggiarmi e soprattutto una concezione di Dio o meglio, dell'entità divina, troppo personale e distante dalle religioni che, come tu ben spieghi, intervengono massicciamente nella storia politico-sociale delle popolazioni.





"La più alta forma di intelligenza umana è la capacità di osservare senza giudicare." (Jiddu Krishnamurti)
robertadaquino.wordpress.com



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Post: 33
03/03/2010 18:32
 
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Prima di domandarci dove sia rivolto il volto di Dio, sarebbe il caso di domandarci cosa si intenda per Dio. Si tratta di un concetto? O è l’oggetto di un’esperienza personale? Se è soltanto un concetto, potrà avere la sua utilità, ma, in fondo, andrà guardato con un certo distacco. Personalmente credo che Dio sia prima di tutto l’oggetto di un’esperienza personale e, solo successivamente, di una concettualizzazione. Ma se è oggetto di esperienza andrebbe chiarito il rapporto tra il soggetto che esperisce e l’oggetto esperito e qui il discorso si complicherebbe a dismisura con divergenze insanabili di opinioni.
Anche se Dio è oggetto di rivelazione i termini del problema non cambiano: si rivela un concetto di Dio? O Dio si rivela in un’esperienza personale?
Data per scontata la seconda ipotesi e prescindendo da questioni metafisiche e gnoseologiche, vengo all’argomento del topic.
La capacità di esperire Dio, la sua presenza, il suo agire, in occidente si è andata assottigliando sempre più, di pari passo con lo sviluppo della civiltà scientifico-tecnologica, e con tutte le sue conseguenze culturali, positive e negative.
L’esperienza di Dio è sempre connessa alla coscienza della nostra finitezza, del limite, ed al nostro desiderio di infinito; ma i limiti della nostra finitezza si sono molto ampliati e la soglia di percezione dell’esperienza di Dio si è fatta specularmene più fine.
L’eclissi di Dio nell’occidente è semplicemente il riflesso di una sordità a questi sottili “ultrasuoni” o, se vogliamo, dal fatto che quello che prima era un suono percettibile è diventato, per quell’ampliamento, un ultrasuono.
La vitalità dei paesi in via di sviluppo, ho l’impressione sia solo il preludio a ciò che in occidente è già compiuto.
La riflessione sul problema del “silenzio di Dio”, ad esempio, è strettamente connessa al problema di Auschwitz: dov’era Dio mentre tutto ciò accadeva? Eppure la stessa posizione del problema è frutto della sensibilità sviluppata dalla civiltà occidentale: cristiana, illuminista, scientifico-tecnologica (nessuno di questi termini sarebbe stato possibile senza quello che lo precede), della sensibilità nei confronti della responsabilità e dignità morale dell’uomo, che richiede almeno in ugual misura anche a Dio (perché altrimenti diventerebbe un demonio).
Infatti se lo sono posto, essenzialmente ebrei e cristiani. Molte stragi e genocidi sono avvenuti in tutto il mondo e in tutte le epoche, senza che ciò ponesse il problema di Dio, nemmeno nell’occidente pre-moderno.
Percepire l’esperienza di Dio, per un uomo consapevole delle implicazioni morali di Auschwitz, è riuscire a sentire un suono molto, molto sottile.
Per quanto riguarda la Chiesa Cattolica e le altre confessioni cristiane, al fenomeno che ho descritto sopra, va aggiunto il fatto che in occidente c’è ancora una vasta area di adesione formale, legata al ruolo tradizionale che tali chiese hanno avuto nella nostra civiltà, cosa che non si può riscontrare, ad esempio, in Cina, dove le religioni tradizionali sono altre.
Però non ho letto la tua poesia, mi propongo di leggerla al più presto. [SM=g8130]
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Post: 711
06/03/2010 12:07
 
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Roberta: Grazie per aver letto questa mia piccola riflessione.

Stefano: I nostri discorsi si intersecano, però non arriviamo ad un punto di incontro. Per me Dio è sia un concetto (analizzabile attraverso discipline come filosofia e teologia) sia un'esperienza personale (e qui scendiamo nella mistica e nell'arte); tuttavia come precisi successivamente, Dio non è solo un'esperienza individuale, ma anche collettiva, visto che ci sono eventi storici che modificano la percezione di ogni singolo nei confronti della divinità (guerre, campi di concentramento, ecc) in un dato periodo storico; quello su cui divergemo è che tu ritieni la nostra esperienza di occidentali come l'ultima evoluzione della sensibilità verso il sacro, mentre io la ritengo solamente una delle possibili, senza porla su una scala gerarchica: la percezione di un Dio vicino che si sta affermando nei paesi in via di sviluppo non necessariamente approderà alle nostre medesime conclusioni una volta che questi paesi si faranno più ricchi; dipenderà molto da come le singole culture interpreteranno la missione civilizzatrice che Dio gli ha assegnato, in fondo la seconda potenza militare ed economica del mondo (gli USA) hanno tassi di adesione ed entusiasmo verso il religioso da paese in via di sviluppo, cosa paradossale per noi Europei che invece siamo lanciati in una secolarizzazione senza possibilità di ritorno.
C'è un'altra variabile: l'immigrazione (soprattutto mussulmana) porterà nel cuore della laica Europa masse di individui più ricettivi nei confronti del sacro, che una volta integrati re-interpreteranno la nostra tradizione illuministica alla luce di una nuova sensibilità; la cosa sta già accadendo in paesi che hanno una maggiore tradizione di accoglienza come Francia e Germania, dove i nipoti dei primi migranti stanno cominciando un'immenso lavoro di scavo e stravolgimento della nostra cultura... vedremo cosa ne salterà fuori.


"Il poeta è puro acciaio, duro come una selce" Novalis

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