Roberta: Grazie per aver letto questa mia piccola riflessione.
Stefano: I nostri discorsi si intersecano, però non arriviamo ad un punto di incontro. Per me Dio è sia un concetto (analizzabile attraverso discipline come filosofia e teologia) sia un'esperienza personale (e qui scendiamo nella mistica e nell'arte); tuttavia come precisi successivamente, Dio non è solo un'esperienza individuale, ma anche collettiva, visto che ci sono eventi storici che modificano la percezione di ogni singolo nei confronti della divinità (guerre, campi di concentramento, ecc) in un dato periodo storico; quello su cui divergemo è che tu ritieni la nostra esperienza di occidentali come l'ultima evoluzione della sensibilità verso il sacro, mentre io la ritengo solamente una delle possibili, senza porla su una scala gerarchica: la percezione di un Dio vicino che si sta affermando nei paesi in via di sviluppo non necessariamente approderà alle nostre medesime conclusioni una volta che questi paesi si faranno più ricchi; dipenderà molto da come le singole culture interpreteranno la missione civilizzatrice che Dio gli ha assegnato, in fondo la seconda potenza militare ed economica del mondo (gli USA) hanno tassi di adesione ed entusiasmo verso il religioso da paese in via di sviluppo, cosa paradossale per noi Europei che invece siamo lanciati in una secolarizzazione senza possibilità di ritorno.
C'è un'altra variabile: l'immigrazione (soprattutto mussulmana) porterà nel cuore della laica Europa masse di individui più ricettivi nei confronti del sacro, che una volta integrati re-interpreteranno la nostra tradizione illuministica alla luce di una nuova sensibilità; la cosa sta già accadendo in paesi che hanno una maggiore tradizione di accoglienza come Francia e Germania, dove i nipoti dei primi migranti stanno cominciando un'immenso lavoro di scavo e stravolgimento della nostra cultura... vedremo cosa ne salterà fuori.
"Il poeta è puro acciaio, duro come una selce" Novalis
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