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Massimo Morsello e il cantautorato "nero"

Ultimo Aggiornamento: 12/04/2010 09:47
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Post: 711
03/04/2010 17:06
 
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Ho recentemente ascoltato la discografia di Massimo Morsello (ecco la biografia), cantautore e cofandatore insieme a Roberto Fiore di Forza Nuova, e devo dire che -tolta la musica che è come al solito nei cantautori fa da pretesto- i testi si distanziano molto dallo sterile sloganismo dei gruppi Oi, punk ed heavy metal di ispirazione "nera". Morsello è fascista e cattolico, d'un cattolicesimo popolare e profondamente sentito, che vede nell'aborto, nella libertà sessuale e nelle droge il rifiuto d'accetare la croce che Dio imprime ad ogni uomo. Stilisticamente è molto vicino a De Gregori e Guccini, la peculiarità è il suo marcatissimo accento da romanaccio, e la scelta di usare talvolta forme verbali e sintattiche del dialetto per dare più "forza" alle canzoni.
Propongo 4 dei miei testi preferiti, per incuriosirvi

Canti assassini intro (I)

Noi siamo lontani,
siamo tutti vicini,
e lanciamo nel cielo i nostri canti assassini
e lanciamo sperando che arrivi quel giorno,
che con le braccia aperte faremo ritorno
Ed ogni passo battuto su quella dolce strada amara,
vi faremo vedere chi ce l'ha fatta pagare cara
Sentendo parlare degli amici di ieri, con le mani sudate alzeremo i bicchieri
e alzeremo i ricordi come si alza la testa,
cominciando da capo,
da quello che resta
leggendo tra le righe del nostro cammino,
capimmo qual'era il nostro sporco destino
leggemmo sulla pelle di chi ci piange accanto,
che in fondo la pelle è solo un pallido guanto
ma tra gli occhi e le stelle c'è un pallido sole,
che solo la vita può far riscaldare
Questa vita che ridendo ci prese per mano,
ci levò le catene per portarci lontano
che ci ha dato questi figli che già sanno parlare,
che già stanno pagando prima di cominciare


Canti assassini (II)

Entrammo nella vita dalla porta sbagliata in un tempo vigliacco,
con la faccia sudata,
ci sentimmo chiamare sempre più forte,
ci sentimmo morire,
ma non era la morte
E la vita ridendo ci prese per mano,
ci levò le catene per portarci lontano,
ma sentendo parlare di donne e di vino,
di un amore bastardo che ammazzava un bambino e di vecchi mercanti e di rate pagate e di fabbriche vuote e di orecchie affamate
Pregammo la vita di non farci morire,
se non c'era un tramonto da poter ricordare,
e il tramonto già c'era era notte da un pezzo,
ed il sole sorgendo ci negava il disprezzo,
ma sentendo parlare di una donna allo specchio,
di un ragazzo a vent'anni che moriva da vecchio,
e di un vecchio ricordo di vent'anni passati,
di occasioni mancate e di treni perduti,
e scoprimmo l'amore e scoprimmo la strada,
difendemmo l'onore col sorriso e la spada
Scordammo la casa, e il suo caldo com'era,
per il caldo più freddo di una fredda galera,
e uccidemmo la noia annoiando la morte
e vincemmo soltanto cantando più forte
E ora siamo lontani, siamo tutti vicini,
e lanciamo nel cielo i nostri canti assassini
E ora siamo lontani, siamo tutti vicini,
e lanciamo nel cielo i nostri canti bambini


Canto sull'aborto

Per disgrazia o per fortuna non si può dire,
dovresti per lo meno provare.
Lo so che non hai vita e non ti hanno chiesto niente,
il tuo cuore, né il parere di tutta l'altra gente.
Dopo aver scoperto
che non si provava male
ne hanno fatto subito un caso nazionale,
ne hanno fatto subito un caso nazionale.
Fedeli senza dubbio alle loro tradizioni,
alle loro usanze,
ai costumi,
e poi la tua forza è stata insufficiente,
tanto era deciso che non avresti visto niente
E a lei mancata madre gliel'han spiegato bene
da non portarsi dietro rimorsi e pene,
da non portarsi dietro rimorsi e pene.
E io sono qui a ringraziare mia madre
di esser fatto vent'anni prima.
E io sono qui a dire grazie a mia madre
di non aver deciso che non ce l'avremmo fatta,
sia per paura o per altra ragione non ha rinunciato,
vi serva da lezione, non ha rinunciato,
vi serva da lezione.
Per disgrazia o per fortuna
ora te lo posso dire
quanto sia bello aver vita
e lottare tutto il giorno
contro chi non ti ha permesso
di trasformare in corpo la tua anima
che adesso vaga da sola nel grande universo,
che io non incontrerò mai,
ma non mi sento perso,
che io non incontrerò mai,
ma non mi sento perso.


Aborto


Racconta pure, del momento in cui lo hai saputo
delle volte che lo hai voluto e del pericolo sventato
e della fame, della fame che gli hai risparmiato
della bocca che non s'è sporcato,
con il cono di un gelato
e quel dottore senza dolore,
mani di velluto.

Racconta pure di quella voglia di tornare indietro
di quelle reti da pescatore
che lasciavano nel mare.
La tua mano stretta forte,
la tua trappola in discesa
il tuo angelo di morte
suggerisce la tua resa
a guardarti dentro gli occhi sembri un sogno quasi fatto male
ma la mano che ti sveglia questa notte non è mano d'amore
è solo un ago che t'entra
a stimolarti il dolore,
ma all'angolo della strada appoggiato al futuro
non ci sarà nessuno
che chiede un giro in bicicletta o a soffrire come un bambino
e alla vita, alla morte e alla strada
lui non ci penserebbe ancora
a quante stanze ha la tua casa e a quanto guadagni l'ora
a quanto è stupido il sorriso della gente che ora ti consola.
Io ti racconto del mondo che non ho conosciuto
della vita che non ho vissuto
e delle cose che non ho saputo.
Di quelle navi,
di quelle storie da marinai
di quelle strade e di quei via vai
di quei buongiorno e di quei come stai
di questo buio senza colore di questi occhi miei.
Del mio rischio di un piede in fallo
sbagliare e rifarlo ancora
di soffrire quando ci s'innamora
e di tremare quando c'ho paura
e della fame della fame che non ci spaventa
della musica che ci addormenta
e del freddo che ci ammala
e del rifugio che ci accoglie la notte sotto le lenzuola.
Questa scelta che ti arma la mano e che ti accende la luce
ti fa donna moderna,
ti fa donna che piace
ma all'angolo della sera, stanotte c'è un gatto sopra il tetto
lui ne ha viste di strade e di gente passare sotto
e della vita, della morte e del vento
lui non si chiede niente
guarda il cielo e verso le stelle che si sono spente
guarda il mondo e cerca la musica ma non la sente.


"Il poeta è puro acciaio, duro come una selce" Novalis

No Copyright: copia, remixa, diffondi.






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Post: 1.681
09/04/2010 14:55
 
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mi fa sempre piacere leggere anche quello che si discosta dal mio pensiero politico.
queste canzoni fanno comunque pensare, anche al di fuori del contesto socio-politico di appartenenza e per questo le ho apprezzate.
anche quelle sull'aborto sono molto toccanti per quanto, naturalmente, ci sia una visione dell'aborto focalizzata sulla questione dell' omicidio. in particolare "Questa scelta che ti arma la mano e che ti accende la luce/ti fa donna moderna,/ti fa donna che piace" non tiene conto dei sentimenti della donna, dove l'aborto è sì, una scelta, ma non si sa quanto dolorosa e quanto difficile, non si sa quali ferite lasci sull'anima di chi la prende.

è naturale che un militante dell'estrema destra parli a questo modo e quindi non c'è bisogno di spiegare nulla, ma leggerlo mi ha fatto pensare. tutto qui.

"La più alta forma di intelligenza umana è la capacità di osservare senza giudicare." (Jiddu Krishnamurti)
robertadaquino.wordpress.com



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Post: 711
10/04/2010 12:07
 
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"non tiene conto dei sentimenti della donna, dove l'aborto è sì, una scelta, ma non si sa quanto dolorosa e quanto difficile, non si sa quali ferite lasci sull'anima di chi la prende."

E' il diffetto comune di gran parte delle opere artistiche (anche colte) di quel periodo della nostra storia sociale, lo scarso interesse dei sentimenti, lacerazioni, ecc individuali a favore di una lettura politica di ogni fatto, persino del più intimo e drammatico. Metto altri due testi più "esistenziali" nell'approccio, e meno legati alle lotte politiche


Orfanotrofio

Ehilà borghese;
Quanta gente d'ogni madre ha un figlio ed ogni figlio ha un padre che lo rialza quando cade e quando dorme pacche di rumore e non ce ne sia più;
E sul passaporto io c'ho scritto che mio padre è morto e che di madre ce ne è una sola e la mia è in cielo che vola;
Alla mensa tutte le sere c'e' la notte da scavalcare c'e' il futuro da ricordare di come si può fare;
Quando suona la campana ed è la fine della settimana;
Accanto la chiesa il campanile come due colpi di fucile scocca l'ora della messa ed è la fila per chi si confessa;
Ehilà borghese;
Quanta gente d'ogni gesto è un gioco ed ogni gioco è allegro che ti rialzi quando cadi e quando cadi ci sorridi e non ci pensi più;
E sul passaporto io c'ho scritto che mi chiamo Alberto e di cognome sin da bambino figlio di nessuno;
Quando suona la sirena è qualcuno che ci abbandona;
E dentro la chiesa le canzoni, fuori la chiesa cento piccioni
ogni corsa è una fatica alla conquista di una mollica.


Figli di una frontiera

Figli del mondo siamo,
con le ali dietro ai talloni,
che ci aiutano quando fuggiamo,
dalla polvere delle prigioni,
Figli di una sigaretta,
di una sirena che ci mette fretta,
figli di un treno
che parte e che non ci aspetta
Figli della notte siamo,
senza una foto sopra il passaporto,
che ci aiuta quando navighiamo
su una nave in mare aperto
Figli di una frontiera,
da passare solo quando è sera,
quando la guardia dorme e non ci fa paura
Figli della strada siamo,
che ci porta dove vuole il vento,
che ci aiuta quando ci perdiamo
il nostro senso d'orientamento
Figli di un inno al Sole,
e di una terra che non ci vuole,
una ferita
che ci fa male nel profondo del cuore
Figli della luna siamo,
col cappello calato sul viso,
ed il sonno calato sugli occhi,
ci addormenta ci strappa un sorriso,
Figli di un tradimento,
figli di un sole che s'è spento,
figli di un cane che passa,
abbaia e ci si ferma accanto
Figli delle stelle siamo,
con due occhi che non credono a niente,
che ci aiutano
quando ci troviamo tra le facce dell'altra gente,
Figli di una bufera,
figli di un temporale,
che tu tagli e prova,
che tu tagli e spera,
sono i figli venuti male
Figli di una bufera,
figli di una luce accesa,
che tu tagli e prova,
che tu tagli e spera,
torneremo tutti quanti a casa.






"Il poeta è puro acciaio, duro come una selce" Novalis

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Post: 1.681
12/04/2010 09:47
 
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"Quando suona la sirena è qualcuno che ci abbandona"


"La più alta forma di intelligenza umana è la capacità di osservare senza giudicare." (Jiddu Krishnamurti)
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