Ho recentemente ascoltato la discografia di Massimo Morsello (ecco la
biografia), cantautore e cofandatore insieme a Roberto Fiore di Forza Nuova, e devo dire che -tolta la musica che è come al solito nei cantautori fa da pretesto- i testi si distanziano molto dallo sterile sloganismo dei gruppi Oi, punk ed heavy metal di ispirazione "nera". Morsello è fascista e cattolico, d'un cattolicesimo popolare e profondamente sentito, che vede nell'aborto, nella libertà sessuale e nelle droge il rifiuto d'accetare la croce che Dio imprime ad ogni uomo. Stilisticamente è molto vicino a De Gregori e Guccini, la peculiarità è il suo marcatissimo accento da romanaccio, e la scelta di usare talvolta forme verbali e sintattiche del dialetto per dare più "forza" alle canzoni.
Propongo 4 dei miei testi preferiti, per incuriosirvi
Canti assassini intro (I)
Noi siamo lontani,
siamo tutti vicini,
e lanciamo nel cielo i nostri canti assassini
e lanciamo sperando che arrivi quel giorno,
che con le braccia aperte faremo ritorno
Ed ogni passo battuto su quella dolce strada amara,
vi faremo vedere chi ce l'ha fatta pagare cara
Sentendo parlare degli amici di ieri, con le mani sudate alzeremo i bicchieri
e alzeremo i ricordi come si alza la testa,
cominciando da capo,
da quello che resta
leggendo tra le righe del nostro cammino,
capimmo qual'era il nostro sporco destino
leggemmo sulla pelle di chi ci piange accanto,
che in fondo la pelle è solo un pallido guanto
ma tra gli occhi e le stelle c'è un pallido sole,
che solo la vita può far riscaldare
Questa vita che ridendo ci prese per mano,
ci levò le catene per portarci lontano
che ci ha dato questi figli che già sanno parlare,
che già stanno pagando prima di cominciare
Canti assassini (II)
Entrammo nella vita dalla porta sbagliata in un tempo vigliacco,
con la faccia sudata,
ci sentimmo chiamare sempre più forte,
ci sentimmo morire,
ma non era la morte
E la vita ridendo ci prese per mano,
ci levò le catene per portarci lontano,
ma sentendo parlare di donne e di vino,
di un amore bastardo che ammazzava un bambino e di vecchi mercanti e di rate pagate e di fabbriche vuote e di orecchie affamate
Pregammo la vita di non farci morire,
se non c'era un tramonto da poter ricordare,
e il tramonto già c'era era notte da un pezzo,
ed il sole sorgendo ci negava il disprezzo,
ma sentendo parlare di una donna allo specchio,
di un ragazzo a vent'anni che moriva da vecchio,
e di un vecchio ricordo di vent'anni passati,
di occasioni mancate e di treni perduti,
e scoprimmo l'amore e scoprimmo la strada,
difendemmo l'onore col sorriso e la spada
Scordammo la casa, e il suo caldo com'era,
per il caldo più freddo di una fredda galera,
e uccidemmo la noia annoiando la morte
e vincemmo soltanto cantando più forte
E ora siamo lontani, siamo tutti vicini,
e lanciamo nel cielo i nostri canti assassini
E ora siamo lontani, siamo tutti vicini,
e lanciamo nel cielo i nostri canti bambini
Canto sull'aborto
Per disgrazia o per fortuna non si può dire,
dovresti per lo meno provare.
Lo so che non hai vita e non ti hanno chiesto niente,
il tuo cuore, né il parere di tutta l'altra gente.
Dopo aver scoperto
che non si provava male
ne hanno fatto subito un caso nazionale,
ne hanno fatto subito un caso nazionale.
Fedeli senza dubbio alle loro tradizioni,
alle loro usanze,
ai costumi,
e poi la tua forza è stata insufficiente,
tanto era deciso che non avresti visto niente
E a lei mancata madre gliel'han spiegato bene
da non portarsi dietro rimorsi e pene,
da non portarsi dietro rimorsi e pene.
E io sono qui a ringraziare mia madre
di esser fatto vent'anni prima.
E io sono qui a dire grazie a mia madre
di non aver deciso che non ce l'avremmo fatta,
sia per paura o per altra ragione non ha rinunciato,
vi serva da lezione, non ha rinunciato,
vi serva da lezione.
Per disgrazia o per fortuna
ora te lo posso dire
quanto sia bello aver vita
e lottare tutto il giorno
contro chi non ti ha permesso
di trasformare in corpo la tua anima
che adesso vaga da sola nel grande universo,
che io non incontrerò mai,
ma non mi sento perso,
che io non incontrerò mai,
ma non mi sento perso.
Aborto
Racconta pure, del momento in cui lo hai saputo
delle volte che lo hai voluto e del pericolo sventato
e della fame, della fame che gli hai risparmiato
della bocca che non s'è sporcato,
con il cono di un gelato
e quel dottore senza dolore,
mani di velluto.
Racconta pure di quella voglia di tornare indietro
di quelle reti da pescatore
che lasciavano nel mare.
La tua mano stretta forte,
la tua trappola in discesa
il tuo angelo di morte
suggerisce la tua resa
a guardarti dentro gli occhi sembri un sogno quasi fatto male
ma la mano che ti sveglia questa notte non è mano d'amore
è solo un ago che t'entra
a stimolarti il dolore,
ma all'angolo della strada appoggiato al futuro
non ci sarà nessuno
che chiede un giro in bicicletta o a soffrire come un bambino
e alla vita, alla morte e alla strada
lui non ci penserebbe ancora
a quante stanze ha la tua casa e a quanto guadagni l'ora
a quanto è stupido il sorriso della gente che ora ti consola.
Io ti racconto del mondo che non ho conosciuto
della vita che non ho vissuto
e delle cose che non ho saputo.
Di quelle navi,
di quelle storie da marinai
di quelle strade e di quei via vai
di quei buongiorno e di quei come stai
di questo buio senza colore di questi occhi miei.
Del mio rischio di un piede in fallo
sbagliare e rifarlo ancora
di soffrire quando ci s'innamora
e di tremare quando c'ho paura
e della fame della fame che non ci spaventa
della musica che ci addormenta
e del freddo che ci ammala
e del rifugio che ci accoglie la notte sotto le lenzuola.
Questa scelta che ti arma la mano e che ti accende la luce
ti fa donna moderna,
ti fa donna che piace
ma all'angolo della sera, stanotte c'è un gatto sopra il tetto
lui ne ha viste di strade e di gente passare sotto
e della vita, della morte e del vento
lui non si chiede niente
guarda il cielo e verso le stelle che si sono spente
guarda il mondo e cerca la musica ma non la sente.
"Il poeta è puro acciaio, duro come una selce" Novalis
No Copyright: copia, remixa, diffondi.