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Tiziana Cera Rosco

Ultimo Aggiornamento: 21/04/2010 13:13
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12/04/2010 11:52
 
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Tiziana è una poetessa viscerale, che nella sua scrittura riversa non solo l'anima ma tutta la carnalità e il fuoco che la possiede. Numerosi sono i riferimenti al corpo e ai suoi componenti, alla fisicità non solo umana ma anche animale, numerosi sono pure i riferimenti culturali, religiosi dei quali sembra essere impregnata e che non si trasmettono come sfoggio, ma come condivisione irrinunciabile. E' per questo che dalle sue poesie ti senti travolto, schiaffeggiato, perforato ma anche avvolto.


rubo le info dal suo profilo fb e incollo:

Il 1973 è l'anno di marchio di questa nascita. Fosse stata covata alla corte di Federico II di Svevia, avrebbe studiato le architetture degli uccelli. Avrebbe fatto il falconiere... Ha pubblicato i libri: DIO IL MACEDONE (ed. LietoColle 2009)IL COMPITO (ed. Niebo, la vita felice, aprile 2008), LLUVIA (Lietocolle,2004), IL SANGUE TRATTENERE (Atelier, 2003), CALCO DEI TUOI ARTI (Lietocolle, 2002), in diverse antologie. E assoli per voce: "DEMONIO" , "SEGNATA E GLI IDIOTI" , "NEURONEVE". Attualmente sta scrivendo il suo primo romanzo: "VIOLA RH" e il poema da guerra : "PUNICA" su Annibale. E' docente del corso "Terapia della Lettura" e di prossima nascita "Storia di un atomo che era un Io". Legge storia dei Sanniti, il popolo da cui proviene la sua stirpe. L'ossessione è per le Icone.








Voglio sbatterti il viso sulla pagina
il tuo viso arrivato in picchiata in mezzo ai rami.
Voglio bloccartelo in apnea
nella garza sterile di questa carta H2 O.
Come se il tuo grido da schiantato
fosse tutta l'armatura del tuo corpo
la pelle tesa di desideri tirati ad osso.

Voglio che tu stia stordito nella conca
nel cavo agro della bocca
come la tua parola che scava e scava
coi suoi speroni di stelle
il mio palato di seppia
il mio palato di uva buia.

Voglio premerti con un colpo e una spinta
farti vedere dove vivo
dove sono i miei sigilli
tutti i bulbi dell'orto.
E dopo averti sbattuto alla campana
ritornarti la tua parola illesa
quella che non valeva un assassinio
che non era abbastanza in vita.
Dirti con voce di torcia, la nera
che devi temere le capsule da scoppio
che porto in pieno petto.
Non sono la regina di nessun oro di bologna.
Sono la torre da cui stai per cadere
la torre spinata
sopra un castello di 33 vertebre roventi.



***


Ma forse sono queste debolezze
che danno equilibrio agli uomini
assomigliare a quel che non si dice
il pensare poco seriamente di non capire
come una scomparsa che rimargina la sera
una resa vocale mentre parli
che non suona. O che non senti.

E questo altro e noi
vederlo quando lo vedi tu
domandarci se siamo esposti
e chiusi agli altri come oggetti, tirati
cartesiani
è improvvisamente cambiare la moneta
pagare il companatico per questa umanità
privata e meno astratta
il radicale carattere di un ultimo
che non giura più
non serra la politica di un uso
esige il si e il no
l’asciutto che fortifica il sentire
un parlare limpido delle proprie incompetenze
per Filo e per Segno

è il dolore

è l’aderenza a quello che diciamo.
Cose che si sanno nella comparsa di noi.



***



Non ti inviterò all’obbedienza
alla distinzione
nè a tenere a mente
l’ordine dei telai di questa pelle.
Anche io me ne sto
tra le gambe aperte dei mercati
a provare ogni tipo di frutto carico
a stare attenta al sapore.
Ma mi distrarrò da te
per vigilare il mio compito
affinché l’animale non consumi tutta la luce
per la sua piccola tana.
Ho da fare una radice quadrata
la matematica di una riduzione
e dalle intercapedini delle sicurezze
estrarre ciò che sono.

Certo, ho del bene in serbo
sono in cova.
Ma anche nell’aria
c’è un punto incinta

ed è un punto vuoto.



***



Guardare il verde delle foglie
è quasi esserci
mentre tengo i componenti afferrati per le mani
la luce di questa mattina
gestisce tutte le mie decisioni
come un volto sotteso
che mi somiglia più di quanto non mi somigli io
elementi
la carne, l’aria
il tempo in me riciclato in altre vite.
L’incertezza che allarga la mia casa
fuori da qualunque porta
è un talento fino al buio noto del mondo
come un’infanzia stesa al cielo
lungo tutto il quartiere degli ebrei
mentre parlo di merende e morte
soltanto per dire ai miei figli
che non è ancora ora di ricordarsi di me
che anche oggi pomeriggio
saremo una farfalla di natura ignota
che verso sera nel cielo siderurgico
avremo ringraziamenti alimentari
un vino trapassato in acqua
e la notte governerà il nostro sistema ereditario.
E’ la luce nelle foglie
questo verde, null’altro
lo stato effettivo delle mie conoscenze
a onor del vero, su noi.

***

Togliere dalla tavola il cibo
il gesto remoto di tenere conto delle briciole
e dell’operazione della poca luce
risistemare comprensibilmente una violenza
come a riordinare insieme un nome comune
un popolo di posizioni intermedie

è tenere conto di tutto

la pratica esigua di un titolo di studio elementare
fare i conti a memoria con una matematica di mani
cosi come la sperimentiamo.
Passata questa tosse, s. ambrogio
le tacche imprecise dell’antibiotico
i miei figli avranno una buona educazione
una delle prime lezioni verterà
sullo statuto dell’attenzione al cibo
e al fatto che invecchierò
- ma non del tutto -
se tutto quello che posso dare da mangiare è una maiuscola
vuol dire soltanto che ho finalmente perso
che la seconda lezione sarà
la morte reversibile di Dio.
Gli uccelli della pioggia compongono
schiere di grafie enormi da decifrare col silenzio
che lascia l’acqua su questo terrazzo rialzato
la grande lettera ossidata dal bisogno di vedere
una falange che si leva e copre, si distanzia
e non distingue i gradi della mia miopia.
Facciamo sulla tovaglia i compiti.
La penna inciampa precisa sugli avanzi. Correggiamo.

La terza lezione ci istruirà sulla direzione del ritorno.




"La più alta forma di intelligenza umana è la capacità di osservare senza giudicare." (Jiddu Krishnamurti)
robertadaquino.wordpress.com



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Post: 1.652
12/04/2010 14:31
 
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mi piace. Me la studio un po' e poi aggiungo qualcosa.
Grazie per averla portata alla nostra attenzione.

[SM=g9550]



"i ritorni hanno rugiada sulla bocca e sorrisi fra mani confuse"
www.francescacoppola.wordpress.com
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Post: 1.652
21/04/2010 13:13
 
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Ritorno, perchè l'autrice merita davvero un riscontro, un andare oltre le parole citate e le presentazioni a tono.

Il modo di scrivere è davvero accattivante, apparentemente scorrevole data la fluidità della forma, cela ad una lettura superficiale, la ricerca della "luce", parola che viene cita più volte.
Luce come sinonimo di speranza? non è dato sapere, quello che si percepisce è l'ombra presente all'interno, sia come dubbio sia come incomprensione dei significati, delle volontà, dei rapporti interpersonali unita alla ricerca di chiarezza volta a sbrogliare contorni un po' troppo sfumati.
Sembra descrivere con precisione eventi e cose ma in realtà accenna gesti, a volte anche abitudinari, e descrizioni apparentemente esterne. lasciando da parte le motivazioni.
Ciò che porta a visualizzare l'esterno, talvolta con occhio perfino critico, deriva dalla deformazione dello stato interno, tutto ne è influenzato consapevolmente o non; che se ci poniamo delle domande, naturalmente il mondo presenterà punti interrogativi ad ogni angolo, che se siamo apprensivi, allora si apriranno mille strade tutte così diffidenti...

A livello complessivo questo mi sento di dire al momento.
Ritornerò con l'analisi di uno dei testi postati da Robby.





"i ritorni hanno rugiada sulla bocca e sorrisi fra mani confuse"
www.francescacoppola.wordpress.com
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