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Pier Vittorio Tondelli: l'Assoluto e l'abbandono

Ultimo Aggiornamento: 11/05/2010 10:29
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08/05/2010 14:59
 
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Volevo discutere con voi alcune riflessioni che mi ha suggerito la lettura di Tondelli, in particolare il romanzo "Rimini", in cui la ricerca dell'Assoluto e l'abbandono che esso comporta è il tema forte del romanzo. Per Tondelli l'Assoluto è un'epifania improvvisa, imprevedibile, sconvolgente, che costringe l'individuo ad uscire dal flusso della sua esistenza ordinaria per rimettersi in questione, decidere se morire o rinascere, questa epifania si presenta nei momenti in cui l'io razionale si ritira, poco importa se a causa dell'ebrezza per alcool o droghe, nel sesso (etero o omosex poco importa), o per un dolore così grande e improvviso che non può essere razionalizzato.

"Verso mattino Alberto raggiunse la pensione. I suoi passi erano faticosi. Impiegò molti minuti per salire le rampe di scale. Quando fu sul pianerottolo, gettò lo sguardo sulla verso la porta da cui tante volte era provenuta quella luce calda e femminile. Quella mattina, per la prima volta era spenta. La porta chiusa. Milvia era partita il giorno prima con i suoi figli. Era arrivato il marito e se li era portati via con sé. Fu la prima volta che sentì una profonda, dolorosa nostalgia per quella luce che non c'era più. Barcollò fino alle tende, in fondo al corridoio che trattenevano la luce del giorno. Si aggrappò e tirò con tutta la sua forza. Il chiarore entrò nel corridoio come un lampo. Strinse gli occhi. Pensò che annegare forse doveva essere la stessa cosa: dissolversi rabbiosamente nella luce troppo forte di un nuovo mattino."

Rimini, pag 683 (Opere complete, ed Bompiani)

Ad un primo sguardo sembra una banale descrizione di una relazione finita fra un uomo e la sua amante reclamata dal legittimo consorte, ma ad un'analisi più attenta è facile capire come l'abbandono di cui si parla ha tratti "mistici", l'insistenza sulla luce, la salite delle scale, la porta ("La porta stretta" del Vangelo di Luca), l'annegamento immaginato nel finale.

"Si baciarono ancora a lungo finché Aelred non disse: "Voglio che sia ora". Bruno lo accarezzò nella fessura fra le cosce, gli andò dietro e lo percorse con la lingua salendo fino alla schiena e scendedo fino alla punta del cazzo che stringeva ripiegato sotto. Aelred cominciò a muoversi e Bruno sentì che era giunto il momento. Lo bagno. Poi risalì, lo abbraccò e cominciò a spingere.
Avvinghiati l'uno alle spalle dell'altro, le nuche sovrapposte, il respiro veloce, i gemiti, gli ansimi, le grida soffocate, le parole che Bruno sussurrò all'orecchio infuocato di Aelred, i sospiri, i singhiozzi, tutto si fuse come una corda che vibra e il cui suono si riverbera nella cassa armonica del mondo. Il loro movimento divenne il gesto dei loro nervi, i loro sospiri il canto dell'universo. Quando Bruno finalmente entrò nel corpo di Aelred, qualcosa tra loro esplose e li scagliò insieme in un'avventura solamente loro, in quel momento e in quell'ora, potevano vivere in nome dell'umanità. I loro gesti si fecero più rapidi, la mano di Bruno si sovrappose a quella di Aelred stretta attorno alla colonna del proprio sesso. Erano in orbita. Tutto scomparve. Restò un solo brusio, continuo e monodico, come emesso da una cassa di amplificazione accesa, un brusio che fece tremare le loro orecchie ed era la voce del loro viaggio. Il brusio divenne più forte fino a scoprire, oltre a quella vibrazione, un accordo nuovo, unitario e totale che viaggiò in completa sintonia con il loro silenzio interiore. [...] Aelred scoppiò per primo, gridando. Bruno sentì la propria mano inondata da quel succo caldo, aprì gli occhi e vide un secondo schizzo lanciato in alto che si apriva come un fiore. [...] Bruno si abbandonò sul letto e ringraziò Dio per avergli fatto conoscere, attraverso il corpo di Aelred, la preghiera nascosta e universale delle sue creature"

Rimini, pag 621


Qui abbiamo una scena erotica fra due uomini in cui si innesta una riflessione mistica, riconoscibile per il simbolismo del fiore (l'amore passionale per Dio), il suono monocorde e persistente che guida lo svolgersi del rapporto fra i due (simile a quelllo creato dalla giaculatorie o dalla ripetizione ad libitum di singole sillabe come nelle preghiere indù e buddhiste), e nel finale l'abbandono di ogni tensione e la sospensione in un tempo che non è più umano, ma quello eterno e senza scosse di Dio.


Che ne pensate? avete mai vissuto momenti simili? Credete nelle epifanie (divine, ma anche più genericamente in momenti cruciali in cui l'esistenza rivela qualcosa che va oltre, e non sapete spiegare)?


a voi



"Il poeta è puro acciaio, duro come una selce" Novalis

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Post: 1.681
09/05/2010 21:14
 
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sai Leo, non ho letto il libro, ma mi è venuta una gran voglia di farlo, per curiosità, ma anche perchè, nei brani da te riportati, si tocca il vertice della spiritualità, un contatto con l'assoluto che è, proprio come tu dici, repentino ed inaspettato. si manifesta improvviso mentre stai facendo tutt'altro e forse è per questo che si sente come una scossa che ti attraversa il corpo e l'anima.

sì, io ci credo molto nelle epifanie, anche nella mia intervista dicevo, rispondendo alla domanda sul mio sogno, che succederà qualcosa, mi passerà accanto qualcosa che riuscirò a riconoscere come quello che è mio. sarà come un risveglio dal nulla e cambierò la mia vita. il bello è che la "cosa" secondo me è solo un pretesto. è che in quel momento una parte di te si ridesta da una situazione di sonno, di chiusura, e coglie al volo qualunque cosa, rendendola magica.
alcuni di questi momenti li ho già avuti. momenti in cui mi sono trovata a contatto con l'assoluto ed è stata una sensazione stupenda... posso raccontare di qualche anno fa, quando a fine maggio feci il mio primo bagno in mare della stagione. ero in calabria, nel mio solito posto di vacanza, l'unico pezzo di mare che io consideri veramente mare, il MIO mare. mi immersi, prendendo confidenza con l'acqua ancora parecchio fredda, poi feci una lunga nuotata. andai avanti a bracciate fino a che non mi sentii sfinita. quando mi fermai, stendendomi a pelo d'acqua, intorno a me, sotto e sopra di me non c'era altro che quiete e blu. il cuore che batteva forte, il sangue che circolava veloce, la pelle che mi pizzicava, mi girai intorno investita come da una luce e cominciai a piangere. da dentro di me la mia voce si affacciava alla gola, affiorava sulle labbra come l'acqua salata che avevo addosso, e ringraziava.... grazie, grazia grazie, grazie grazie grazie, grazie grazie grazie GRAZIE!
ringraziavo quel posto di esistere, ringraziavo per la sua grandezza, ringraziavo di essere lì e, strano per me, ringraziavo Dio. è stato uno dei momenti della mia vita in cui mi sono sentita più piena e più felice di sempre e, paradossalmente, in cui mi svuotai maggiormente.

ci sono cose che ci cambiano la vita, che ci portano alla svolta, o forse, come cercavo di spiegare prima, ci sono momenti che arrivano dentro di noi e che ci fanno vedere le cose da un altro punto di vista. quando scatta una molla, è sempre il nostro congegno che provoca il click. quando avviene, non si può far altro che abbandonarsi ad esso e lasciarsi trasportare in una dimensione assoluta e fino a quel momento sconosciuta. non è detto che provochino dei cambiamenti radicali nelle azioni della vita concreta, ma di certo ci aprono gli occhi ad altri punti di vista e ci cambiano dentro.
[Modificato da Maredinotte 09/05/2010 22:13]

"La più alta forma di intelligenza umana è la capacità di osservare senza giudicare." (Jiddu Krishnamurti)
robertadaquino.wordpress.com



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Post: 711
10/05/2010 20:19
 
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Grazie della risposta Robby. Credo ognuno di noi abbia provato le sue epifanie, magari non riconoscendole, magari confondendole con un generico senso di gioia o felicità (tanto poco siamo ormai abituati a sviscerare ciò che ci accade dentro). In fondo non serve nemmeno credere in Dio, l'Oltre si manifesta come un dono, senza chiedere nulla in cambio, nemmeno di essere riconosciuto per ciò che è. [SM=g11405]


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Post: 1.681
11/05/2010 09:49
 
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infatti non serve, mio caro Leo, l'Oltre è già una condizione nascosta dentro di noi, ce lo portiamo sempre appresso ma non ce ne accorgiamo. [SM=g8068] il vero dono è la scoperta, quell'istante di felicità che brucia repentino e di cui, però, porteremo il ricordo.
(maròòòò, ma come so filosofa!! [SM=g8229] )

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Post: 1.652
11/05/2010 10:29
 
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beh tu che chiedi Leo, prova a dirci se sei venuto a contattto con l'Assoluto o quello che ritenevi tale! [SM=g8166]



Robs! [SM=g9550] [SM=g11405] [SM=g8362]




"i ritorni hanno rugiada sulla bocca e sorrisi fra mani confuse"
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