rimaneggiamenti provvisori

1.

C'è un incavo, un cerchio scuro
un'acqua
raccolta nella pozza della stanza
fra oggetti insonnoliti e
impronte d'aria.
Dentro, una radice spezzata e intorno
i resti
come pesci rossi negli stagni dei parchi.
Sono le parole
galleggianti sulla schiena
scivolate dalla mente
non nutrite
le parole dell'amore assente.

2.

Avrei da chiedere qualcosa al tempo
e non perché la pelle si corruga, niente
di così banale.
Vorrei conoscere da cosa viene
quel movimento d'onda sul mio lago
a ore esatte e intermittenti
il desiderio di tuffarsi ancora, con queste braccia
stanche dell'aurora.

3.

Qui, con i miei quattro libri
e nessun gatto da lisciargli il pelo
vivo di viaggi virtuali, rapidi
per le dimenticanze.
Un po' di sangue tiepido
dai cavi sotterranei, in diretta
sullo schermo piccolo
me lo bevo tutto
e parto, ritorno.

4.

Le onde magnetiche, i cavi
sono entità discutibili
non li vedi, quindi dubiti.
Su di essi serpentinano
i fiati
come un gioco di prestigiatore
appaiono figure immaginate.
Ci parli.
E' qualcosa, comunque
assomiglia a una vita.

5.

Non c'è uno spazio proprio
si resiste.
Nell'imbuto dei vivi
dal momento del distacco verticale
l'addossarsi dei corpi
a respirare, a rubarsi
lo avverti.
Attenti a non cadere ai bordi, così
centimetrando i giorni e
una tantum sul ciglio dei selciati il gioiello
del vuoto ritagliato a misura, solo
per riprendere fiato, allacciarsi le scarpe
bere mangiare calcolare quanto manca
al personale quadrato di buio.

6.

Ben avvolti nella plastica
come cibi di conserva
attutire gli sbalzi e tuttavia sensibili
alla voracità.
Intrecci sognati
appassionati déja- vu, semafori
intimità
dei nidi - abitacoli.
Labbra pure, le tue
attraverso i vetri
e le mani
vorrei sfiorarle, sfiorarmi.

7.

Ho mangiato la carne del pensiero
che ha il suo sapore amaro e dolce
ho mangiato di te
stasera.



(licenza CC)