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Irene Ester Leo

Ultimo Aggiornamento: 07/07/2010 12:17
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04/07/2010 18:32
 
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Ho deciso di portare alla vostra attenzione una giovane autrice che a mio parere merita moltissimo. Irene Leo è salentina, classe 1980. La sua opera prima, di recente uscita, si chiama “Io innalzo fiammiferi” che a mio parere è già poesia. Una poesia che dice molto. Ma è anche presente in diverse antologie e ha accumulato diverse esperienze e riconoscimenti letterari sui quali non sto a dilungarmi. Ho scoperto le sue poesie girovagando per il web, ma soprattutto mi ha colpito il suo modo di leggerle. Ascoltarle dalla sua voce è quasi una rivelazione.
Dalle poesie d'amore, a quelle introspettive, ai temi del sociale, le poesie di questa autrice sono viscerali, così sentite e profonde che riescono ad entrare dentro.

Credo non ci sia nulla di meglio, per presentarla, che postare una sua piccola dichiarazione poetica:

“La mia scrittura è una morte sottile, poi rinascita, sotto la sostanza di nuova pelle. E’ violento l’input che la genera e si sbiadisce tra le parole mediate dalla luce. Nasce dall’ombra è tutta fatta di veli e punte, e di assenze. Di innumerevoli assenze senza tempo e luogo. La mancanza pregevole ed assettata che spinge il viandante di Nietzsche per vie mai nate prima del passo che avanza. Lo stesso dettato da una conoscenza che ambisce ad un cielo più chiaro, e di contraltare ad una notte più nera. Nessuna reazione consona al viver quotidiano, ma la consapevolezza del viaggio in quanto unica salvezza possibile. E’ un incastro, è una feritoia questa volontà che alla scrittura anela, e di poesia canta. Sgraziato, sempre, umano, terreno che si sporca e si riempie il grembo di terrena compassione: certezza che per giungere alla sapienza sospesa nelle altezze degli occhi, strisciare nei reconditi anelli della materia, è necessario.
Non cerca di piacere, né di catturare. Rimane sul margine del lettore, si mostra nudo questo movimento, pieno di coraggio, vuoto di armature. E si lascia spettinare le vesti dal vento. Restando sempre in eterna oscillazione, sempre ciclico, evolutivo. Mai fermo, sempre un po’ oltre. Poi tace.”




Ecco alcune sue poesie:


Ogni giorno

Ogni giorno appuntiamo un sogno al vento,
nell’attesa che l’ombra cali
e si alzi una farfalla,
una mosca, oltre l’orizzonte e le grate.
Ogni giorno il sogno si fa di carbone
ma spentosi col fuoco
rimane come sterile,
fiacco tentativo alla vita.
Ogni giorno guardo gli occhi
dei miei fratelli e delle mie sorelle,
e mi appaiono scodelle vuote,
appena unte di latte, mai bianco,
mai caldo e mai sazio
è lo stomaco, nè il cuore
che si spezza, si sbriciola
sotto il peso della morte.


E ci sarà un giorno in cui
tutto prenderà un altro colore,
mi dico, d’autunno, marrone e giallo,
ed il cielo sarà macchiato dai fumi del focolare,
e si sazieranno i miei fratelli al banchetto
della sera, intingendo le dita
senza pensare, nel sole già basso.
Ogni giorno appuntiamo un sogno al vento,
nell’attesa che l’ombra cali.



Congetture all’italiana

Il filo tira una carrucola di triangoli di stoffa,
le nostre bandiere tutte di farina,
si nascondono dietro i palmi dei giornali
nel frusciante sillabare della miccia.
Piantano castelli nel palato
spingendoci nel tremolìo di sabbia,
o lasciano dondolare le aperture sulla testa,
dove fiorisce una mela gialla fuori stagione.
(Una Eva al giorno….di notte, canta).
Ma ho qui un fuso inserito nella fronte,
mi serve a ricucire insieme, stretta, legata
immobile la virtù che ne rimane.
Qualche mano saluta ignara,
prima di affondare nel metraggio della gente,
non lo sa,
non lo immagina,
non lo immagina
il manifesto da morto del giorno dopo,
il cruciverba dei dinosauri alla Giordana,
l’odore secco della formalina.
La meglio gioventù,
non è ancora nata.



Nigredo#1



Ho la pelle piena di eclissi e sugli occhi la Luna si sparge senza fiato...
Piano piano si allarga il varco della bocca, trascende sulla lingua
l'effluvio nero di ortiche sincere.
Si addolorano le dita, vedove di promesse e cortesie.
Si annida saltellante l'onice sferico,
sulla curva blanda della prospettiva dei piedi.
Mi suggerisce il grillo sparlante di un neon,
un fendente da macchiare,
una ciglia di potassio sulla guancia,
la mononucleosi della notte,
contagiosa allure senza preavviso.
Urlami, urlami e bruciami
(mi canta all'orecchio la punta marrone di una formica)
e sale lenta sulla sabbia di un temporale...
Si apre dietro le spalle la porta del solstizio,
un gradino di piume di corvi che arridono l'omega,
tutta l'aria.
Si scioglie la fiamma delle narici,
mi parla alla pelle
la mano, le mani, le dita,
il respiro,
l'amplesso corrotto del gelo.
Corro, corro, correndo mi innalzo
le gengive alla resa,
mi si allenta il tam tam del petto,
si annega, mi annego, annegami
tu, albedo di future lacerazioni,
cenere che raggranella la farina
di un desiderio.
Alimenta oltre la fame la fine,
sia,
questa pietra dura che
sfavilla del suo niente,
ed ancheggia tra le pieghe
del cammino una viola,
uccisa dalla misericordia
della vita.



Da “Io innalzo fiammiferi” Ed. Lietocolle:


Presagio

La polvere è l'ansia della spina
che cade piano dentro le cose morte,
prima dell'affondamento nella voce.
Ho ingoiato tutta la tua polvere
lungo il passo incerto spogliato,
ma negli occhi solo ora nacquero
appena tu le scartasti con parole a punta,
rose dal bouquet lungo, omologate ai sensi altrui.



Assenzio

Se l'acqua lava ciò che penso,
forse un iris nasce tra quel fango, dopo.
Chiara la notte senza sangue e corpo, a volte
è la mia mano,
pesante lama che ti offende mio amato sempre.
Ma non c'è occhio cieco tra le ciglia del grano morto,
l'onda ferrosa della vita attanaglia la lingua
ed io lo so che tutto è.
Da quassù le orme dell'invisibile
sono mie.
Stelle laconiche di tempo
abbottonate tutte sulle maniche.
Spilli che reggono il gioco della prossima estate.












[Modificato da Maredinotte 04/07/2010 18:39]

"La più alta forma di intelligenza umana è la capacità di osservare senza giudicare." (Jiddu Krishnamurti)
robertadaquino.wordpress.com



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Post: 3
04/07/2010 22:58
 
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:)
Grazie mia cara di cuore...per l'attenzione nei miei riguardi e verso questa mia maledizione dolceamara...la poesia.
Sarò felice di raccogliere commenti idee pensieri in merito...amo il confronto, non chiedo di meglio!

www.lietocolle.info/catalog/product_info.php/products_id/759

mi permetto di lasciare qui questo link per chi volesse saperne di più

Un saluto a tutti voi! [SM=g8119]

Irene E. Leo
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Post: 1.681
05/07/2010 00:36
 
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Irene, che bello averti qui! [SM=g8119] mi sa che sei la prima ad interagire con noi, e spero che si potrà creare una discussione interessante. interagire con l'autore è sempre qualcosa di bello.

qui la poesia è una malattia comune a tutti, certo, ognuno a modo suo... c'è chi è più grave di altri. [SM=g8228]

ritornerò sui tuoi testi, ma nel frattempo, visto che ci sei, ne approfitto per farti i complimenti LIVE e per augurarti un grosso inboccaallupo per il tuo libro.
e poi, sentiti libera di girare per il forum e di partecipare, dove e come vuoi. sei la benvenuta! [SM=g11405]

"La più alta forma di intelligenza umana è la capacità di osservare senza giudicare." (Jiddu Krishnamurti)
robertadaquino.wordpress.com



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Post: 1.652
05/07/2010 11:40
 
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intanto ti do il mio più caloroso Benvenuto, con la promessa di fornirti al più presto possibile di qualche parere più approfondito.

Un caro saluto,
Francesca [SM=g8362]




"i ritorni hanno rugiada sulla bocca e sorrisi fra mani confuse"
www.francescacoppola.wordpress.com
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Post: 1.681
07/07/2010 12:16
 
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quando ho letto "Ogni giorno", che -ho dimenticato di scriverlo- è stata composta per il giorno della memoria della Shoa, mi è tornato in mente un mio testo, scritto nella stessa occasione. è forse per questo che mi ha colpito, per il parallelo che si è creato.
Anche Irene ha posto l'accento sull'umanità repressa ma che ancora si cercava e sopravviveva tra tutti gli uomini e le donne nei campi. i sogni di libertà che ogni notte e ad ogni alba venivano esalati verso il cielo, nella speranza di un domani diverso. in questo resisteva la dignità, nonostante la fame, le scodelle vuote, l'inumanità della circostanza.
ecco, questa poesia non fa retorica, non è tanto di denuncia palese nei confronti dell'abominio commesso, quanto di immedesimazione nell'altro. la resistenza della speranza, non per se stessi, ma per un futuro nuovo.

così legata al mio stesso sentire che non ho potuto non inserirla in questa breve silloge di presentazione.
[Modificato da Maredinotte 07/07/2010 12:17]

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