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La spiritualità dei gatti

Ultimo Aggiornamento: 20/10/2011 23:38
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27/09/2010 14:10
 
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Vorrei introdurvi un argomento, che mi sembra interessante: la spiritualità dei gatti; dopo essermi impegnata in ricerche ho trovato degli spunti di riflessione, che possano contribuire a dare risposte a domande tipo:

•il gatto possiede davvero una spiritualità?
•Se sì, quali sono le differenze rispetto ad un altro animale?


Ma prima, brevemente, vi fornisco delle nozioni base e delle curiosità in merito. Mi auguro che suscitino il vostro interesse, in modo da arricchire questo articolo, con impressioni e conoscenze proprie.

In giro per il web si possono leggere tante cose affascinanti su questa creatura a dir poco mitica. I gatti sono animali speciali. Alcune leggende conferiscono loro addirittura poteri magici. A partire dagli egizi. Per l’antico popolo nordafricano i gatti non erano semplici animali da compagnia, ma i rappresentanti sulla terra della dea gatta Bastet, divinità protettrice della maternità e delle gioie terrene e dea della salute. Una vera e propria venerazione quella che gli egizi avevano per la dea Bastet raffigurata con le sembianze di una gatta: i sacerdoti tenevano sempre qualche micio nei loro templi e in ogni casa vi era un gatto, trattato con le cure che spettano alle divinità.
Ogni anno milioni di persone affollavano il tempio di Bastet nella città di Bubasti, ma è notizia di qualche giorno fa la scoperta di un nuovo tempio dedicato alla dea, situato nei pressi di Alessandria d’Egitto. A scoprirlo è stata una squadra di archeologi egiziani guidata dal responsabile per le antichità nel nord del Paese Mohammed Abdel Maqsoud. (Il tempio era della regina Berenice, sposa del re Tolomeo III che ha governato l’Egitto dal 246 al 222 a.C. Le rovine scoperte dalla missione occupano una superficie di 60 metri per 15. Il tempio è stato soggetto nelle epoche successive a varie distruzioni e, come ha precisato in un comunicato il responsabile per le antichità in Egitto Zahi Hawas, è stato addirittura trasformato in una cava per il recupero di materiali, con la scomparsa di molti blocchi di pietra. Per fortuna comunque nel sito di Kom Al Dikka sono state salvate circa seicento statue di epoca tolemaica, molte delle quali raffiguranti Bastet).
Si tratta del primo tempio dedicato a questa dea scoperto ad Alessandria, e questo dimostra – ha osservato Abdel Maqsoud, che “il culto di questa divinità è proseguito in Egitto anche dopo l’epoca egiziana antica”. D’altronde questa sorta di venerazione ha causato la morte di migliaia di gatti, mummificati per venderli ai pellegrini, venivano presentati alla dea come un'offerta. I corpi dei gatti venivano disidratati usando il Natron, questo processo era simile a quello usato per la mummificazione umana. Venivano poi avvolti in una bendatura, con le zampe parallele al corpo. L'esempio mostrato qui è preso dalla raccolta del Museo britannico. Ed illustra bene lo standard molto elaborato per la preparazione usata su queste offerte sacre.Enormi cimiteri sono stati scoperti contenenti migliaia di queste sepolture gli animali. Il centro principale per il culto di Bast era la città di Tell Basta.
La scoperta dei gatti mummificati di Flinders Petrie nel 1952, nel Museo di Storia Naturale di Londra, ( 192 gatti mummificati risalenti dal IV al II secolo a.C., sette manguste, tre cani ed una volpe) purtroppo non erano accompagnate da nessuna informazione circa la provenienza esatta. Questa scoperta fece luce sul ruolo e sull’ascendenza che il gatto aveva nella società egizia
Nella seconda metà del XIX secolo, le catacombe di Bubasti restituirono centinaia di migliaia di gatti mummificati. Ricerche zoologiche rivelarono che delle 192 mummie, tre erano più grandi delle altre; erano i resti di gatti nella giungla (Felis chans), le altre 189 erano simili al comune gatto selvatico africano o gatto egiziano delle sabbie (Felis libica). Una via di mezzo tra il gatto selvatico africano e l’attuale gatto domestico. Lo studio delle mummie, ha inoltre cambiato un certo numero di credenze sul ruolo del gatto nella società egizia.
Nell’antico Egitto il gatto era così importante che in caso di morte naturale di un gatto, gli abitanti della casa si radevano le sopracciglia in segno di lutto e per lui era organizzato un elaborato rituale funebre. Il suo corpo veniva avvolto in bende di lino e portato ai sacerdoti che controllavano attentamente che la sua morte fosse stata per cause naturali. Infatti chiunque fosse stato causa di morte di un gatto, anche accidentale, poteva essere condannato a morte.
Successivamente i corpi dei gatti morti venivano imbalsamati. E' stato stimato che, in Egitto, sono state ritrovate più mummie di gatto che di uomini. Sulle bende erano disegnati il muso, con gli occhi, il naso e i baffi. Dalle mummie e dai dipinti si può rilevare che a quei tempi esistevano due tipi morfologici di gatto: uno con il muso allungato e le orecchie lunghe ed un altro con muso corto e orecchie piccole. Il pelo non presentava differenze, era corto, pezzato o tigrato rosso e nero.
I gatti sacri, che vivevano nei templi, e quelli delle classi elevate, dopo essere stati imbalsamati venivano deposti in sarcofaghi con ricchi ornamenti e con un topolino affinché li accompagnasse sino nell'aldilà.
I miti che si crearono intorno al gatto in questi anni fecero si che esso godesse di grandi favori.
Erodoto scrive che in caso d'incendio la prima preoccupazione degli egiziani era per i gatti, venivano salvati per primi, se poi c'era ancora tempo si pensava alla gente. Si narra che nel 500 a.c. un re persiano, Cambise, in guerra contro gli egizi, utilizzò un bizzarro espediente: sfruttando il culto di questo popolo per i gatti fece precedere le proprie truppe da una moltitudine di felini che impedirono agli egizi di combattere per paura di ferirli riportando così la più pacifica delle vittorie. Inoltre nel 50 a.c. un cittadino romano fu lapidato in Egitto dalla folla impaurita perché aveva, involontariamente, ucciso un gatto per strada.
La fama dell'abilità dei gatti nella caccia ai topi si era sparsa ovunque nel mondo conosciuto e, nonostante le pene di morte previste per chi tentava di trafugare un gatto dall'Egitto, si creò un vero e proprio traffico clandestino ad opera di mercanti con pochi scrupoli, molto probabilmente fenici, che riuscirono a portare gatti in ogni parte del mondo.
Dalle regioni africane sicuramente a bordo di navi infestate di topi il gatto raggiunse tutta l’Europa e parte dell’Asia. Altre vie di commercio furono le carovane che attraversavano il deserto tra l’Egitto dal Medio Oriente per arrivare nel Sud-Est Asiatico (Birmania e Siam).


"i ritorni hanno rugiada sulla bocca e sorrisi fra mani confuse"
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28/09/2010 09:37
 
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Vi mostro qualche immagine sacra della Dea bastet:












[Modificato da Maredinotte 28/09/2010 09:57]


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28/09/2010 09:53
 
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Il gatto in Grecia

I Macedoni, bellicosi e pragmatici e con loro i Fenici dallo spiccato senso mercantile, erano usi esportare dall'Egitto ogni specie di animali quali il cane, i leoni, i volatili e ovviamente anche il gatto, quest'ultimo come curiosita' fra le tante.

Tra i primi acquirenti ci furono i Greci che non lo considerarono subito animale da utilita' poiche' per la caccia ai topi, soprattutto nelle navi da trasporto delle derrate alimentari, usavano le piccole e fameliche donnole.
Ben presto capirono che il gatto, in questo utilizzo, poteva essere piu' adatto visto che le donnole oltre ai topi cacciavano anche gli animali da cortile mentre il gatto li rispettava.
Da questo momento in poi e' giusto osservare che, mentre nei reperti archeologici sia in pietra che in bronzo, sono raffigurati numerosi tipi di animali, dai leoni ai bovini, dai cavalli ai volatili e ai cani, con abbondanza di particolari, il gatto compare rarissime volte.
Perche'? Una ragione, la piu' attendibile, che era un animale nuovo e non abbondante.
I greci erano usi rappresentare nel marmo gli dei, se' stessi e tutti gli animali che per loro avevano un significato; il gatto non è mai stato preso in considerazione ad eccezione di un bassorilievo della battaglia di Maratona del V secolo aC. dove lo vediamo nell'atto di affrontare un cane.
Dobbiamo prendere atto che l'amore per il gatto nell'antica Grecia era solo favolistico ed estetico, letterario ed inoltre a quel tempo, diversamente che in Egitto, in Grecia e nei paesi mediterranei non esistevano problemi di topi visto che le zone d'agricoltura cereagricole dove esso prolifica, erano quasi assenti per cui il greco non si interessa piu' di quel tanto poiche' non esisteva la necessita' per farlo.
L'economia greca era di tipo pastorale percio' dei gatti se ne poteva fare benissimo a meno. Viene comunque citato negli scritti di Erodoto, Aristofane e di Callimaco.


Guardate questa scultura cretese:



[Modificato da Maredinotte 28/09/2010 10:05]


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28/09/2010 09:58
 
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Il gatto per i Romani



Negli scavi di Ercolano e Pompei si sono trovati resti di ogni genere di animale ma non del gatto e si' che Pompei era una grande citta' in epoca romana, visitata sia da greci da egizie da ebrei.
L'ipotesi piu' attendibile è che i gatti fuggirono alle prime avvisaglie del terremoto, mettendosi in salvo. Di certo esistevano, lo testimonia il mosaico ritrovato dove viene raffigurato un gatto mentre afferra un volatile. Anche in questo periodo quindi il gatto e' poco interessante per l'uomo che lo conosce ben poco.

I Romani in un animale ammiravano l'aggressivita' e la grossa mole, simboli di potenza e a tale proposito per i ludi Circensis importavano dall'Africa solo fiere di grossa taglia; il gatto era si' un felino, vincitore sui topi e su altri piccoli animali ma aveva anche un carattere troppo indipendente e per loro era difficile accostarvisi con amore.
Nelle loro conquiste pero' li portavano con se' e cio' ha contribuito moltissimo alla sua diffusione in tutta l'Europa che tra l'altro incominciava ad apprezzarlo per la sua utilita' visto che l'agricoltura prendeva sempre piu' piede.

Per i Romani era simbolo di libertà, tant'è vero che la dea Libertas veniva spesso rappresentata in compagnia di un gatto.


Di seguito riporto una rarissima testimonianza di benevolenza nei confronti del gatto:

Nel 10 avanti Cristo l'imperatore romano Ottaviano Augusto mentre detta ai suoi liberti le sue memorie parla della sua gatta e dice:
"La mia gatta dal pelo lungo e dagli occhi gialli, la piu' intima amica della mia vecchiaia, il cui amore per me sgombro da pensieri possessivi, che non accetta obblighi piu' del dovuto............ mia pari cosi' come pari agli dei, non mi teme e non se la prende con me, non mi chiede piu' di quello che sono felice di dare........Com'e' delicata e raffinata la sua bellezza, com'e' nobile e indipendente il suo spirito; come straordinaria la sua abilita' di combinare la liberta' con una dipendenza restrittiva".







[Modificato da Francesca Coppola 28/09/2010 10:02]


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28/09/2010 10:04
 
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Per il resto, dal primo secolo d.C. in avanti si assiste ad una graduale ma lentissima espansione in tutta Europa di questo animale soprattutto per la sua utilita'.

Con l'evento del primo cristianesimo sino all'VIII secolo nasce una mania di ordine specialmente religiosa che divide gli animali in benefici e malefici; un nuovo tipo di spiritualita' che tende a separare categoricamente il mondo animale in buono o cattivo: buoni sono la colomba, il cavallo, il cane, l'asino; il loro contrario, simbolo del male, sono il serpente, il topo, il gatto.
Nelle prime chiese romaniche e poi in quelle gotiche vengono rappresentati gli animali celesti e tra questi non vi e' il gatto poiche' ha un comportamento cosi' poco comunicativo e tanto indipendente, nel buio della notte i suoi occhi divengono due faville uscite dalle fiamme dell'inferno, e quel suo apparire e scomparire avvolto nel mistero silenziosamente lo avevano relegato al rango di una manifestazione del maligno se non la sua stessa incarnazione.
Dall'VIII secolo sino al 1300 e' stato l'animale piu' chiacchierato e perseguitato; veniva annegato, bruciato, inchiodato vivo sui portali dei castelli e delle case, la sua utilita' messa in discussione e negata perche' rappresentava il demonio.

La notte di San Giovanni venivano arsi vivi nelle pubbliche piazze di ogni citta', centinaia di gatti chiusi in ceste di paglia. Tutto cio' accadeva in tutta l'Europa che si riconosceva nel cristianesimo. La chiesa a quei tempi, in assenza di veri messaggi religiosi ripiegava su simboli dogmatici, per dare delle risposte.
San Francesco, uno dei piu' grandi Santi che annovera la chiesa, agi' in contrapposizione rivalutando il creato e gli animali viventi senza distinzione, ma rimase un caso isolato.

L'accanimento religioso per ogni forma di trasgressione su simboli gia' codificati inaspri' ancor piu' la persecuzione sui gatti e su coloro che li avvicinavano; chi pago' a caro prezzo fu la donna che per la sua sensibilita' femminile era la piu' ben disposta verso questo piccolo felino che le faceva compagnia davanti al focolare domestico.
Era facilissimo essere bollate come streghe e come tali prima torturate, poi bruciate vive ed una vera strega era soprattutto sempre associata ad un gatto dal mantello nero.
La persecuzione dei due si protrae per secoli e qui inutile ricercare nelle pietre o negli affreschi murali l'immagine del gatto ad eccezione di disegni di cronaca raffiguranti donna e gatto sotto tortura o al rogo.
Assommare tutte le esecuzioni di streghe e gatti in Europa e' davvero impressionante, una vera strage.
Ma la quasi completa scomparsa dal territorio del gatto causo' una incredibile proliferazione di ratti, soprattutto nelle grandi citta', snaturando un equilibrio ecologico e causando epidemie di peste con le loro pulci di cui i ratti erano portatori, favorite anche dalle scarse regole igieniche di quei tempi.
La peste era il castigo divino che l'uomo si meritava per il suo cattivo comportamento; tutte giustificazioni addotte da menti fragili ed irrazionali, tipico dei periodi storici in cui l'uomo raggiunge il fanatismo religioso associato all'ignoranza e all'intransigenza, senza piu' freno.
Nelle cattedrali gotiche, in contrapposizione alle raffigurazioni di animali in pietra che hanno un che di barbaro per la nostra sensibilita', emergono le alte guglie che ci suggeriscono per fortuna l'avvicinarsi e il prorompere di una vera e nuova spiritualita'.

Che destino quello del gatto, che fra tutti gli animali domestici piu' ha subito alterne vicende nel corso della sua esistenza!

Adorato nell'Antico Egitto, quasi ignorato nel periodo greco e romano, riprende ancora il ruolo di divinita', questa volta malefica e negativa, nel medioevo; associato nella quotidiana esistenza con l'uomo, influi' non poco, come artefice inconsapevole, nella realta' religiosa e culturale dell'uomo.
Resta comunque il fatto che l'uomo, nel tempo, gli ha sempre riservato o attribuito qualita', meriti o demeriti che vanno al di la' di un normale animale domestico, forse proprio per quella indecifrabilita' insita nel suo essere e nella sua personalita'.




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28/09/2010 10:18
 
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Prima di parlarvi delle altre civiltà vorrei farvi vedere delle foto che ho scattato nel giardino affianco al mio, dove esiste un pozzo con l'immagine della Madonna. E' un luogo molto amato dai gatti, visto che lì stazionano per delle ore.
Ma ciò che ha destato in me particolare curiosità lo capirete solo guardando le foto e forse riuscirete a comprendere i motivi che mi spingono a parlarne:








[Modificato da Francesca Coppola 29/09/2010 10:36]


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Post: 547
28/09/2010 10:43
 
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un piccolo contributo alla ricerca

Sebbene vilipeso dal clero, ha ispirato l'architettura religiosa.


Verso l'anno 700, in Irlanda, il gatto compariva sulle miniature dei Lindisfarne Gospels. Il Book of Kells, raccolta di opere artistiche eseguite in un monastero verso l'anno 800, conteneva numerose illustrazioni di gatti. Un poema irlandese scritto da un monaco alla fine dell'VIII secolo o all'inizio del IX secolo, musicato nel 1953 da Samuel Barber, descrisse il fascino del chiostro e la presenza allietante del gatto lungo i sentieri percorsi dai monaci.


Due secoli più tardi, alla base della croce celtica di Muireadach (Monasterboice) risalente al X secolo, furono raffigurati due gatti accovacciati che abbracciano un uccellino e un gattino.


In un bestiario inglese del XII secolo, che raffigura il Cristo nell'atto di benedire il Creato, il gatto veniva collocato fra il coniglio e lo scoiattolo in un atteggiamento di curiosità verso l'ambiente circostante. Ignorato dai testi biblici, il felino fu oggetto di una nuova rappresentazione.


Nel salterio di Jean Pucelle (Francia, XII-XIII secolo) un'illustrazione raffigura un grosso gatto e un vecchio che si riscaldano vicino al caminetto (Livre de prières de Bonne de Luxembourg, 1345 circa). Nel Livre d'heures di Jeanne d'Evreux, del 1325, viene raffigurato un gatto mentre gioca con un gomitolo accanto ad una donna intenta a filare. Heures à l'usage de Paris, opera completata nel XVI secolo, era un libro di preghiere che dovevano essere recitate durante la giornata: fra gli altri animali, il gatto era rappresentato con le zampe legate e prigioniero di due topi che lo portavano in barca. Un disegno contenuto nel libro rappresentava un enorme tritone in atto di afferrare il gatto per il collo e minacciarlo con la frusta.



Stregone o mago che sia, i suoi messaggi gestuali vengono ascoltati.



Secondo la postura assunta, il gatto rivela il futuro, annuncia visite gradevoli o importune. La zampa tesa del gatto mentre si sta "facendo le pulizie" mostra la direzione dalla quale verrà il visitatore. La parte del corpo che si sta leccando indica se si tratta di un uomo o di una donna. Il gatto è anche in grado di presagire una lunga malattia. Quando lascia la casa del malato o abbandona il letto del suo protetto, ne presagisce la morte. Infine è un vero e proprio barometro: se si lecca una zampa e la passa dietro le orecchie, è segno che è in arrivo la pioggia.




(non appena avrò il tempo, farò anche una ricerca di immagini)


Leda






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Post: 1.681
28/09/2010 23:53
 
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L’antico folklore ebraico racconta la creazione di questa razza collegandola ad un fatto capitato sull’arca di Noè (a quanto pare prima del diluvio non esistevano gatti). Durante il diluvio l’arca venne invasa dai topi e Noè pregò Dio per una soluzione. Dio gli rispose dicendogli di rivolgere la sua attenzione ai leoni che erano sull’arca, battendo sul loro naso. Noè lo fece e dai loro starnuti uscì la prima coppia di gatti.

Un’altra versione della creazione dei gatti viene dalla tradizione cristiana, all'interno della quale il gatto è già considerato un essere legato a Satana. A quanto pare il diavolo, in un suo tentativo di creazione, provò a fare un uomo. Fallì e dai suoi fallimenti ne uscì il gatto: lo fece senza peli e il “poverino” dovette aspettare l’incontro con San Pietro, il quale vedendolo tremante per il freddo, ne ebbe pietà e gli donò una pelliccia.


Ma il gatto ha visto anche periodi bui, nella sua lunga esistenza. Nell'alto medioevo la chiesa cattolica del nord si difendeva dalle apparizioni della dea Freia che su una carrozza tirata da venti gatti infestava le notti e la dea Holda che cavalcava un gatto nero seguita da un corteo di vergini a cavallo di gatti maschi o travestite con le loro spoglie.
Fin dal primo Sabbah di cui si ha notizia del 1090 invece il gatto fa la sua comparsa da protagonista la strega officiante infatti era travestita da gatto nero e le donne che partecipavano al festino danzavano attorno a Satana con pelli di gatto o gatti appesi al corpo.
In uno scritto del 1180 si descrive l'attesa per la discesa di un mostruoso gatto nero personificazione del demonio da parte degli eretici.

Guillaume d'Auvergne, vescovo di Parigi nel 1231-1236 afferma senza ombra di dubbio che Satana si mostra ai suoi fedeli per l'adorazione sotto forma di gatto.
Il papa Gregorio IX nella bolla Vox in Roma del 13 giugno 1233 fa menzione al gatto nero che cadde dal cielo, indicando in questa visione Lucifero inoltre era risaputo che il giorno del giudizio si sarebbero visti i gatti arrampicarsi sui muri dell'inferno.
Nel 1388, un eretico piemontese fu arso vivo perché vide un gatto nero, ovvia personificazione satanica.
San Bernardino da Siena nel 1427 scrive che le streghe affermano di potersi trasformare in gatte tramite uno speciale unguento preparato la notte di S. Giovanni o la notte dell'Ascensione a base di erbe cotte segrete.
Nel 1579 viene bruciata la strega "Dewell di Windsor" il cui gatto Gille è stato testimone dei suoi patti col diavolo.
Nel 1586 anche la strega Anna Winzelkipfel, viene bruciata viva a Bergheim era colpevole di essersi introdotta, indossando pelli di gatto nero, nella camera di tale Jacques Potter per lanciargli il malocchio.
A Vesoul, nel 1620, la strega Jeanne Boille confessò di essere in contatto con un potente demone che le appariva sotto le spoglie di un mostruoso gatto nero; colpevole del medesimo crimine nel 1662 Isabel Gowdie, ad Auldearn, nella contea di Nairn, seguirà la medesima sorte di Jeanne sul rogo.
Il drammaturgo Regnard, a seguito di un viaggio nelle terre lapponi nel 1681, raccontò che in quella terra gli stregoni vantavano di poter operare sulle persone malvagie una trasformazione: quella in gatti neri, perchè tali animali erano affini al demonio.
Qualcosa di diabolico in questo felino era trovato anche dall'illuminista François Marie Arouet, (Voltaire) che nel suo dizionario filosofico (1764) trattando delle costellazioni celesti fa notare che non vi si vede mai la costellazione di un gatto ma sempre di altri animali, quasi i primi fossero perfino banditi dalla volta celeste.

Nel periodo buio dell'Inquisizione, dal 1200 al 1600, il gatto fu considerato l'incarnazione del demonio a causa della sua indole fuggevole e misteriosa e perseguitato insieme alle donne che venivano considerate streghe anche solo per praticare l'arte della medicina e dello studio.
Chi si accompagnava ad un gatto veniva bollato come portatore di maleficio e nella notte di San Giovanni nelle piazze venivano bruciati vivi centinaia di gatti rinchiusi in ceste insieme alle donne accusate di stregoneria.
Favoriti dalla quasi totale scomparsa dei gatti i topi presero a proliferare e ben presto, grazie anche alle condizioni igieniche precarie e alle pulci che si accompagnavano ai ratti, scoppiarono tremende epidemie. e io dico "megli'è!!" [SM=g8166]

ancora oggi i superstiziosi bollano i gatti neri come portatori di sventura. anche questo deriverebbe dal fatto che, attraversando la strada nel buio, i loro occhi splendenti fossero l'unica parte visibile ai cavalli che, impauriti, si imbizzarrivano facendo rigirare le carrozze.




[Modificato da Maredinotte 29/09/2010 00:05]

"La più alta forma di intelligenza umana è la capacità di osservare senza giudicare." (Jiddu Krishnamurti)
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Post: 1.652
29/09/2010 10:27
 
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Qualsiasi sia l'epoca che hanno vissuto, il gatto è sempre stato il simbolo di qualcosa. Perchè?

ritengo in prima persona che il gatto sia riflessivo e attento osservatore. Penso si possa affermare in tutta tranquillità che esso non dimentica. E come i saggi Egizi ci insegnano, è compagno/testimone della morte. Il rispetto è ciò che ne consegue, quella sorte di riverenza per qualcosa che non ci è pienamente chiara.

Vi siete mai chiesti il motivo per il quale i gatti affollano i cimiteri? talvolta scelgono anche delle tombe ove rannicchiarsi.
Nel cimitero della mia città se ne trovano a bizzeffe e vi racconto anche un annedoto di non molto tempo fa. Due genitori anziani si recavano quotidianamente al cimitero presso la tomba del proprio figlio e puntualmnente vi trovavano un gatto, sempre lo stesso. Probabilmente, qualche genitore preso dal proprio dolore avrebbe scacciato l'animale senza starci su a pensare e invece loro che fanno?
gli portano da mangiare. E perchè? perchè affermano che questo gatto faccia compagnia al figlio. Vi debbo dire che l'animale si è fatto subito accarezzare (cosa non frequente per via della riservatezza risaputa) e i genitori "per ringraziare" l'insolita compagnia portavano del cibo a un po' tutti i gatti del cimitero.














* personale contributo.






[Modificato da Francesca Coppola 29/09/2010 10:35]


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Post: 1.681
29/09/2010 17:13
 
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che il gatto non dimentichi è sicuro. è scientificamente dimostrato che un gatto che abbia visto una qualunque persona, anche una sola volta, sia capace di riconoscerla ancora anche a distanza di molto tempo.

il gatto è un animale riservato, per natura sinuoso ed elegante, capace di rimanere in equilibrio su pochi centimetri di spazio anche ad altezze vertiginose e, semmai dovesse cadere da una discreta altezza, non riporterebbe più che qualche frattura. difatti, anche questo è dimostrato dagli studiosi, durante una caduta il gatto andrebbe in una sorta di shock transitorio che gli toglie qualunque rigidità articolare e distende tutte e quattro le zampe distribuendo così la caduta su tutto il corpo. già solo questa capacità del gatto basta a farci credere che esso si muova lungo un filo sottilissimo tra la vita reale ed un "universo parallelo" se così lo vogliamo chiamare.

il fatto è che qui entriamo nel campo delle scienze esoteriche all'interno delle quali io non potrei e non saprei addentrarmi.

fatto sta che adoro questi piccoli felini e ne ho la casa piena! [SM=g8362]
[Modificato da Maredinotte 29/09/2010 17:16]

"La più alta forma di intelligenza umana è la capacità di osservare senza giudicare." (Jiddu Krishnamurti)
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Post: 1.681
01/10/2010 19:19
 
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ah, mi ero dimenticata di dirvi che il gatto è anche un "guaritore"!!! [SM=g8149]

vi siete mai chiesti perchè i gatti fanno le fusa? ecco, non le fanno solo quando sono felici di stare accanto al proprio padrone o alla loro mamma; le fusa dei gatti sono un grande strumento di autoguarigione. infatti sono delle emissioni vibroacustiche che variano dagli 1 ai 150 Hz. in questo range, le vibrazioni emesse sono capaci di velocizzare la guarigione di fratture ossee e mantenere la massa muscolare, così come di alleviare il dolore, guarire edemi, piaghe e lesioni cutanee.

si è verificato che le fusa, inoltre, sono un efficace antidepressivo. io lo tengo al posto della borsa d'acqua calda nel letto quando dormo o sulle gambe d'inverno e funziona da diooooo!!! [SM=g8228]

dopo tutto ciò non è difficile ipotizzare che il gatto sia un animale un po' "magico" e per questo, dai tempi dei tempi, fu ritenuto un animale sacro oppure demoniaco.

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Post: 547
08/10/2010 11:31
 
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(mi è venuta questa per un duetto in evidenza, ma la metto anche qui)




e ancora tetti, le mansarde jazz, le dita di Parigi
a carboncino, strisciano gocce sul cartone

quando di pioggia è ancora avvezzo il cielo
il gatto ha in gola semi di rosario
ed incorona fusa come melograno








[Modificato da lunasepolta 09/10/2010 13:39]

Leda






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Post: 275
30/10/2010 18:28
 
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E' un argomento interessantissimo. Io ho sempre adorato i gatti, sono cresciuta fra queste creature splendide ed è come se avessi imparato a comunicare con loro attraverso gli sguardi... Sulla spiritualità dei gatti mi sono sempre posta anch'io domande...sono una scettica, ma a volte penso che i gatti abbiano un'anima, qualcosa di squisitamente spirituale, non solo sentimenti...su quello non ho dubbi che li abbiano...soprattutto di recente mi sono confrontata con questo tema. E' venuta a mancare la mia gatta preferita, era con me da quando ero una ragazzetta, saranno più o meno otto anni...avevamo un rapporto speciale, quando qualcuno la rimproverava o cacciava fuori si rifugiava da me, è venuta da me per mostrarmi il suo cuccioletto e mi ha fatto capire soltanto con lo sguardo dove dovessi andare per vederlo...era eccezionale, e sempre lo sarà...
E mi è accaduta una cosa curiosa prima che morisse...da qualche giorno avevo un brutto presentimento, forse perchè la vedevo più stanca...il mattino stesso la guardavo e sentivo distintamente, più forte che nei giorni precedenti, che dovevo abituarmi alla sua assenza (fisica, almeno), che quella poteva essere l'ultima volta che la vedevo, e allora con il cellulare le ho fatto un video come eventuale e futuro ricordo (cosa che non faccio di solito)...però subito l'ho cancellato pensando "perchè deve essere l'ultima volta?!" come a voler scacciare quel brutto pensiero...ma poi mi sono pentita perchè poche ore dopo è morta investita. Sul momento non ho pensato a quel precedente, ci ho pensato dopo un po'. Un'altra cosa curiosa, non mi sono disperata come pensavo avrei fatto perchè sentivo distintamente che lei c'era lo stesso, che era accanto a me e ne avevo una certezza tanto salda quanto singolare. Una volta per errore avevo pianto la sua morte perchè avevano visto un gatto investito e mi avevano detto che era lei ma l'avevano scambiata per sua figlia (hanno gli stessi colori), me ne sono resa conto una volta tornata a casa. Nei giorni successivi mi è capitato di sognarla e qualche giorno fa ho sognato un gatto come lei e avevo la certezza fosse lei, però aveva i colori e gli occhi come trasparenti...
Sono sicura che i gatti possiedono un linguaggio che non è solo quello dei miagolii e delle fusa, comunicano anche in un altro modo, più sottile... Come dicevo sono un tipo scettico anche se da sempre sono affascinata da quello che possiamo definire occulto, paranormale, ma i gatti sono fra le cose che più mi fanno pensare che una dimensione diversa nel nostro mondo possa esserci...ma forse non è il caso di scomodare l'occultismo e il paranormale, magari sono cose che si spiegano più facilmente...
Questo fatto mi ha anche ispirato dei versi, li lascio qui...


E venne il giorno
che il mistero del tuo volto
divenne ombra di presagio
un filmato per racchiudere una vita
un replay per fermarla
-illudersi-
il destino aveva già deciso

e il velluto dei tuoi passi
diluito nella notte,
l'ha ritrovata.
[Modificato da Diotima... 30/10/2010 18:34]


"...la poesia è più filosofica e più elevata della storia: la poesia esprime piuttosto l'universale, la storia il particolare..." (Aristotele)
"Per fare un prato occorrono un trifoglio ed un’ ape, Un trifoglio ed un’ape E la fantasia.La fantasia da sola è sufficiente se l'ape è assente."-Emily Dickinson-
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Post: 1.681
30/10/2010 19:10
 
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il tuo racconto è molto singolare, Chiara e sono molto belli i tuoi versi.
quando morì la mia prima gattina, purtroppo, io ero in ospedale per via di un piccolo intervento. seppi che aveva avuto un incidente e purtroppo io non potei prendermi cura di lei, nè salutarla come avrei voluto. ci sono stata molto male.
per fortuna ho tanti altri pelosi che adoro e lei, anche se non c'è più, resta con me, nell'anima.

anche a me in questi giorni è successa una cosa particolare che mi convince della sensibilità dei gatti, relativamente al mondo dei morti: qualche settimana fa, per una zia molto anziana, è giunto il momento di cambiare mondo. era una vecchina piccola piccola, con dei grandi occhi azzurri e in casa aveva tre gatti.
nel momento in cui è andata via, proprio in quel momento, come se avessero potuto sentirlo, i gatti sono tutti saltati sul letto in uno stato di agitazione particolare.
poi sono rimasti nella stanza per diverso tempo, fermi.
c'è una dei tre che per giorni non ha mangiato...

mi hanno raccontato anche di altre storie simili che, per quanto inquietanti, dimostrerebbero che i gatti "sentono la morte".

"La più alta forma di intelligenza umana è la capacità di osservare senza giudicare." (Jiddu Krishnamurti)
robertadaquino.wordpress.com



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Post: 275
31/10/2010 22:52
 
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Anche ciò che racconti tu fa riflettere...
Sì, sono sicura che i gatti hanno una sensibilità particolare...
Un'altra cosa un po' curiosa che mi è successa con un'altra mia gatta, ma questa è più spiegabile...giocavamo ad una sorta di nascondino, di colpo sembrava essere sparita davvero...la cercavo per tutta la stanza, ma niente...nel mentre c'è stato un momento che il mio cane guardava un punto fisso nella stanza con aria sorpresa e rapita, ma io non vedevo niente seguendo la direzione del suo sguardo...della gatta ancora nemmeno l'ombra, tanto che sono uscita fuori in terrazza a cercarla ma niente...torno nella stanza ed era in un angolo, dove prima non c'era...(ho controllato tutto!) magari era uscita e poi subito è tornata...ma è strano, perchè l'avrei vista facilmente... [SM=g8192] da allora la considero un po' lo stregatto della banda [SM=g8228]
Poi una gatta che abbiamo avuto qualche anno fa, uno dei più importanti, mi è apparso all'improvviso fra i piedi mentre ero in strada...ed è venuta con me [SM=g8119]

Caspita, mi dispiace per quello che è successo con la tua gattina, ma è vero che lei è sempre con te...anche se certo, la mancanza si sente. Per fortuna ho anch'io altri felini:)
p.s.= grazie, mi fa piacere che i versi ti piacciano:)


"...la poesia è più filosofica e più elevata della storia: la poesia esprime piuttosto l'universale, la storia il particolare..." (Aristotele)
"Per fare un prato occorrono un trifoglio ed un’ ape, Un trifoglio ed un’ape E la fantasia.La fantasia da sola è sufficiente se l'ape è assente."-Emily Dickinson-
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Post: 798
20/10/2011 23:38
 
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Re:
Maredinotte, 01/10/2010 19.19:

ah, mi ero dimenticata di dirvi che il gatto è anche un "guaritore"!!! [SM=g8149]

vi siete mai chiesti perchè i gatti fanno le fusa? ecco, non le fanno solo quando sono felici di stare accanto al proprio padrone o alla loro mamma; le fusa dei gatti sono un grande strumento di autoguarigione. infatti sono delle emissioni vibroacustiche che variano dagli 1 ai 150 Hz. in questo range, le vibrazioni emesse sono capaci di velocizzare la guarigione di fratture ossee e mantenere la massa muscolare, così come di alleviare il dolore, guarire edemi, piaghe e lesioni cutanee.

si è verificato che le fusa, inoltre, sono un efficace antidepressivo. io lo tengo al posto della borsa d'acqua calda nel letto quando dormo o sulle gambe d'inverno e funziona da diooooo!!! [SM=g8228]

dopo tutto ciò non è difficile ipotizzare che il gatto sia un animale un po' "magico" e per questo, dai tempi dei tempi, fu ritenuto un animale sacro oppure demoniaco.




Un argomento estremamente interessante, in effetti, e ci sono tante cose che voi avete detto che hanno delle spiegazioni... intanto ho riportato quello che ha scritto roberta, perché quello che lei dice, spiegherebbe come mai Bastet, dea egizia, sia raffigurata col volto di un gatto: tra le tante caratteristiche, funzioni, Bastet è la dea della guarigione non solo fisica, anche spirituale. Nel Museo Egizio di Torino, ci sono numerose statue di questa dea, spesso assimilata a sua sorella Sekmet, dalla testa di leone, tra cui alcune piccolissime. Secondo alcuni esoteristi queste statuette venivano portate ovunque si spostasse un accampamento, anche in battaglia, perché avevano la funzione di guarire, cioè di poter emanare un certo tipo di energia che aiutava, appunto la guarigione.

Interessanti anche le osservazioni di Chiara sulla particolare sensibilità dei gatti. In effetti sono così sensibili da vedere quello che potrebbe vedere un sensitivo, cioè l'aura di una persona, cioè quel corpo sottile, energetico che riveste il nostro corpo fisico.
Questo tipo di sensibilità molto più sviluppata rispetto ad altri animali, quella ad esempio di sentire l'energia di una persona, soprattutto se è stanca, depressa, malata, così di avvertire prima la morte di qualcuno, di fissare dei punti dove apparentemente non sembra esserci nessuno, è tale che può spiegarsi il motivo per cui in alcuni popoli è stato associato ad una divinità e in altre epoche, quella cattolica medievale è stato demonizzato. In tutti e due i casi, l'operazione fatta, anche se contraria è stata quella di mettere in evidenza delle capacità assolutamente misteriose.
Il mistero più grande però si riferisce alla sua provenienza: praticamente sono oscure le sue origini, sembra come apparso improvvisamente. Come arrivato da un altro mondo, pianeta, dimensione... chissà....

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