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La spiritualità dei gatti

Ultimo Aggiornamento: 20/10/2011 23:38
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Post: 1.652
27/09/2010 14:10
 
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Vorrei introdurvi un argomento, che mi sembra interessante: la spiritualità dei gatti; dopo essermi impegnata in ricerche ho trovato degli spunti di riflessione, che possano contribuire a dare risposte a domande tipo:

•il gatto possiede davvero una spiritualità?
•Se sì, quali sono le differenze rispetto ad un altro animale?


Ma prima, brevemente, vi fornisco delle nozioni base e delle curiosità in merito. Mi auguro che suscitino il vostro interesse, in modo da arricchire questo articolo, con impressioni e conoscenze proprie.

In giro per il web si possono leggere tante cose affascinanti su questa creatura a dir poco mitica. I gatti sono animali speciali. Alcune leggende conferiscono loro addirittura poteri magici. A partire dagli egizi. Per l’antico popolo nordafricano i gatti non erano semplici animali da compagnia, ma i rappresentanti sulla terra della dea gatta Bastet, divinità protettrice della maternità e delle gioie terrene e dea della salute. Una vera e propria venerazione quella che gli egizi avevano per la dea Bastet raffigurata con le sembianze di una gatta: i sacerdoti tenevano sempre qualche micio nei loro templi e in ogni casa vi era un gatto, trattato con le cure che spettano alle divinità.
Ogni anno milioni di persone affollavano il tempio di Bastet nella città di Bubasti, ma è notizia di qualche giorno fa la scoperta di un nuovo tempio dedicato alla dea, situato nei pressi di Alessandria d’Egitto. A scoprirlo è stata una squadra di archeologi egiziani guidata dal responsabile per le antichità nel nord del Paese Mohammed Abdel Maqsoud. (Il tempio era della regina Berenice, sposa del re Tolomeo III che ha governato l’Egitto dal 246 al 222 a.C. Le rovine scoperte dalla missione occupano una superficie di 60 metri per 15. Il tempio è stato soggetto nelle epoche successive a varie distruzioni e, come ha precisato in un comunicato il responsabile per le antichità in Egitto Zahi Hawas, è stato addirittura trasformato in una cava per il recupero di materiali, con la scomparsa di molti blocchi di pietra. Per fortuna comunque nel sito di Kom Al Dikka sono state salvate circa seicento statue di epoca tolemaica, molte delle quali raffiguranti Bastet).
Si tratta del primo tempio dedicato a questa dea scoperto ad Alessandria, e questo dimostra – ha osservato Abdel Maqsoud, che “il culto di questa divinità è proseguito in Egitto anche dopo l’epoca egiziana antica”. D’altronde questa sorta di venerazione ha causato la morte di migliaia di gatti, mummificati per venderli ai pellegrini, venivano presentati alla dea come un'offerta. I corpi dei gatti venivano disidratati usando il Natron, questo processo era simile a quello usato per la mummificazione umana. Venivano poi avvolti in una bendatura, con le zampe parallele al corpo. L'esempio mostrato qui è preso dalla raccolta del Museo britannico. Ed illustra bene lo standard molto elaborato per la preparazione usata su queste offerte sacre.Enormi cimiteri sono stati scoperti contenenti migliaia di queste sepolture gli animali. Il centro principale per il culto di Bast era la città di Tell Basta.
La scoperta dei gatti mummificati di Flinders Petrie nel 1952, nel Museo di Storia Naturale di Londra, ( 192 gatti mummificati risalenti dal IV al II secolo a.C., sette manguste, tre cani ed una volpe) purtroppo non erano accompagnate da nessuna informazione circa la provenienza esatta. Questa scoperta fece luce sul ruolo e sull’ascendenza che il gatto aveva nella società egizia
Nella seconda metà del XIX secolo, le catacombe di Bubasti restituirono centinaia di migliaia di gatti mummificati. Ricerche zoologiche rivelarono che delle 192 mummie, tre erano più grandi delle altre; erano i resti di gatti nella giungla (Felis chans), le altre 189 erano simili al comune gatto selvatico africano o gatto egiziano delle sabbie (Felis libica). Una via di mezzo tra il gatto selvatico africano e l’attuale gatto domestico. Lo studio delle mummie, ha inoltre cambiato un certo numero di credenze sul ruolo del gatto nella società egizia.
Nell’antico Egitto il gatto era così importante che in caso di morte naturale di un gatto, gli abitanti della casa si radevano le sopracciglia in segno di lutto e per lui era organizzato un elaborato rituale funebre. Il suo corpo veniva avvolto in bende di lino e portato ai sacerdoti che controllavano attentamente che la sua morte fosse stata per cause naturali. Infatti chiunque fosse stato causa di morte di un gatto, anche accidentale, poteva essere condannato a morte.
Successivamente i corpi dei gatti morti venivano imbalsamati. E' stato stimato che, in Egitto, sono state ritrovate più mummie di gatto che di uomini. Sulle bende erano disegnati il muso, con gli occhi, il naso e i baffi. Dalle mummie e dai dipinti si può rilevare che a quei tempi esistevano due tipi morfologici di gatto: uno con il muso allungato e le orecchie lunghe ed un altro con muso corto e orecchie piccole. Il pelo non presentava differenze, era corto, pezzato o tigrato rosso e nero.
I gatti sacri, che vivevano nei templi, e quelli delle classi elevate, dopo essere stati imbalsamati venivano deposti in sarcofaghi con ricchi ornamenti e con un topolino affinché li accompagnasse sino nell'aldilà.
I miti che si crearono intorno al gatto in questi anni fecero si che esso godesse di grandi favori.
Erodoto scrive che in caso d'incendio la prima preoccupazione degli egiziani era per i gatti, venivano salvati per primi, se poi c'era ancora tempo si pensava alla gente. Si narra che nel 500 a.c. un re persiano, Cambise, in guerra contro gli egizi, utilizzò un bizzarro espediente: sfruttando il culto di questo popolo per i gatti fece precedere le proprie truppe da una moltitudine di felini che impedirono agli egizi di combattere per paura di ferirli riportando così la più pacifica delle vittorie. Inoltre nel 50 a.c. un cittadino romano fu lapidato in Egitto dalla folla impaurita perché aveva, involontariamente, ucciso un gatto per strada.
La fama dell'abilità dei gatti nella caccia ai topi si era sparsa ovunque nel mondo conosciuto e, nonostante le pene di morte previste per chi tentava di trafugare un gatto dall'Egitto, si creò un vero e proprio traffico clandestino ad opera di mercanti con pochi scrupoli, molto probabilmente fenici, che riuscirono a portare gatti in ogni parte del mondo.
Dalle regioni africane sicuramente a bordo di navi infestate di topi il gatto raggiunse tutta l’Europa e parte dell’Asia. Altre vie di commercio furono le carovane che attraversavano il deserto tra l’Egitto dal Medio Oriente per arrivare nel Sud-Est Asiatico (Birmania e Siam).


"i ritorni hanno rugiada sulla bocca e sorrisi fra mani confuse"
www.francescacoppola.wordpress.com
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