Delirio Antico

Certi pensieri sono cerchi sui quali cammino.
Vedo punti nell'aria che si colorano al seguire dei passi,
tra le note di una mazurKa,
forse un'orchestra clonata e avvinazzata,
e in tralice le luci richiamano al vecchio:
vecchio di antico, del sempre stato e mai andato o finito;
un senso di incompiuto.

Cavallini che girano in cerchio: è la giostra del mio triste.

Gira in tondo, sempre, ugualmente gira come un sogno alato,
legato per le zampe ad un filo
col centro ed il perno al senso che mai ho voluto.
Il sogno è sapere della morte, del niente, l'assurdo nel sempre:
monotono, ferreo, stabile e spento, oppure è sapore del vivere vita mai avuta ed ecco che vedo

e che vado

''In cascate,
di arcobaleni e sabbia nera,
scivolo,
nelle lunghe discese e salite d'erba come d'olio,
viaggio
per finire in campi prolungati di fiori sospesi nel verde,
nei loro colori m'immergo infinito;
e ancora,
fontane in cristalli
da sciogliere, freschi
a dissetarmi di corse sudate.

Lungo il lago mi piego per sfiorare l'acqua
che è solo stagno e regno di rane e girini
e di piante mimate.
Giungo alla foresta, soffusamente illuminata e
qualcosa di familiare mi dà brividi alla nuca

Tremo d'umido

Seguo il viottolo mirtillo e qui trovo una candela,
un corvo vola via e sul tavolo la sua penna e dell'inchiostro,
forse porpora.

Segno segni mai veduti e poi scappo
nell'estasi tra ciclamini e miele.

Ora l'aria si fa nera
sento di essere a quel perno,
legatura d'ali ai sogni
sento il male ed il peso nel dire ciò che vidi
dopo il bosco ed ogni viaggio.

Uno spettro, diavolo!, una tarantola nel ventre
una follia da sempre attende e in fine assale;
nervi paralizzati e allucinato rantolo della visione:
ancora i cavallini, tristi e in sella uomini
nudi del loro ridere
nel niente.''