È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!

 
 
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Stampa | Notifica email    
Autore

Quattro giovin/astri

Ultimo Aggiornamento: 27/01/2011 19:18
OFFLINE
Email Scheda Utente
Post: 1.652
05/01/2011 10:07
 
Quota

Vorrei avere il piacere di presentarvi una bella Antologia di poesia edita Kolibris 2010: "Quattro giovin/astri", primo libro di una interessante collana che pubblicherà di volta in volta giovani autori.
Il libro è a cura di Chiara De Luca, con la prefazione di Umberto Fornasari, i testi presenti al suo interno appartengono a: Francesco Iannone, Anna Ruotolo, Vittorio Tovoli e Federica Volpe.





“Ogni poesia, ogni verso, ogni parola, ogni ex-pressione invoca un interlocutore, l’altro che mette se stesso nel gioco del dialogo. C’è un’esposizione nella creazione letteraria e la stessa vocazione costituisce l’atto del leggere, che è sempre un ascolto dell’alterità, anche dell’altro io che presta voce a quella parola che proviene da fuori di noi, ma che prende forma dentro, rintoccando il suono nella camera acustica della nostra coscienza, del nostro corpo. Scrive Ezio Raimondi: “la lettura non è mai monologo, ma l’incontro con un altro uomo, che nel libro ci rivela qualcosa della sua storia più profonda e al quale ci rivolgiamo in uno slancio intimo della coscienza affettiva, che può valere anche un atto d’amore. La solitudine diventa paradossalmente socievolezza, entro un rapporto certo fragile come sono fragili tutti i rapporti intensi e non convenzionali (…) tra il lettore e lo scrittore si producono lo sguardo, la coscienza, il faccia faccia di una vera e propria relazione etica.” Al termine del viaggio in questo giovane arcipelago, attraverso i mondi interiori e i paesaggi esistenziali di quattro poeti, che fissano il loro presente nel decennio che va dai venti ai trent’anni, possiamo chiederci quale ascolto e attenzione convocheranno queste poesie presso il naturale interlocutore di chi è giovane: l’adulto. Adolescente e adulto sono vocaboli della stessa progenie; il latino adolesco diventa “mi nutro” e se nella prima parola la radice segnala il nutrirsi in atto per la necessità del crescere, nella seconda dà invece forma all’avvenuta nutrizione e alla tentazione, sempre presente, di non crescere più. E se è vero, come scrive Winnicot, che adulto è colui che trova il proprio posto, ancor più vera è l’ammonizione di Rilke che ci ricorda che fiori e frutti sono maturi quando cadono. Qui forse sta la malattia e la tentazione della nostra società. Potrà trovare questo arcipelago poetico, che nell’essere giovane incarna la possibilità del diventare e in essa ogni prospettiva reale e simbolica di cambiamento, l’accoglienza dovuta nella comunità adulta, tentata invece dalla pura persistenza e oggi, autovincolata dal farsi di una vita rapida, senza più tempo, convenzionata da strozzanti regole di quel mercato che tutto scambia e traduce in moneta? Quale ascolto potrà venire da una comunità che nulla sa più promettere a chi s’affaccia alla vita se non un’incertezza castrante la passione, che pare dimenticarsi d’accompagnare i giovani a diventare adulti, rinunciando nel contempo a ipotizzare, per mezzo di tale iniziazione, il rinnovamento del suo stesso essere e chiamando tutto ciò, per giustificazione, modernità?”

dalla prefazione di Umberto Fornasari







[Modificato da Maredinotte 11/01/2011 09:36]


"i ritorni hanno rugiada sulla bocca e sorrisi fra mani confuse"
www.francescacoppola.wordpress.com
OFFLINE
Email Scheda Utente
Post: 1.652
07/01/2011 17:13
 
Quota

Il progetto ideato da Chiara De Luca che trova nella nascita della collana dei Giovin/astri la sua realizzazione, è assai ambizioso: riunire in varie antologie la voce dei poeti (max trentenni) più promettenti, in base ad un processo di selezione alquanto duro, tenendo conto fra l’altro dell’età e dello stadio momentaneo d’arrivo. Non si tratta della poesia in senso oggettivo, che come sappiamo non può esistere, in quanto i gusti, la cultura, l’esperienza fondano basi diverse dalle quali ognuno di noi parte per formulare un’opinione/giudizio. Si parla però di una raccolta di voci sicuramente interessanti, che vale davvero la pena di leggere.

Per me camminare significa
tenersi sempre
nel corso d’acqua
ricavato nella terra
da secoli di pioggia



così esordisce Francesco Iannone, classe ’85, giovane poeta di Salerno. Una breve, quanto intensa proposta; caratteristiche di tutta la produzione presente nel libro, che insieme alla passione e alla scorrevolezza filano un ricamo emozionante.

Una raccolta intitolata “Poesie della fame e della sete”, fame e sete di cosa?
Potremmo dire fame d’amore, di meraviglia, di bellezza; sete di certezze, di semplicità, di protezione. E la sensazione è quella di un percorso lento e incisivo, attento e indagatore; niente appare messo a caso, tutto è pennellato senza eccessi. Francesco apre il suo mondo, fatto di piccole/grandi cose e lo fa con una naturalezza invidiabile, con eleganza e originalità.


Qui riporto i testi che mi hanno colpita maggiormente (anche se tutta la raccolta merita attenzione), estrapolati con una certa difficoltà, cosa che mi accade di rado in tutta onestà.


*
Salerno lungomare ore otto
ali tese
di gabbiano sullo scoglio
per me io voglio
l’andatura strana del suo volo
il lungo raggio della sua virata
quel planare petto rasoterra
grumi e grumi di sabbia fra le piume
poi sentirla tutta intera
la felicità di ritornare
all’asciutto del suo covo
ai becchi
battenti dei piccolini per la fame.

Per tutta la vita si rimane
come ai bordi della lingua l’acquolina
e la mamma che già viene
ci sfama e rassicura.



*
Hai intrecciato tre panieri da regalarmi
da portare stretti
quando manchi e non riempi
la venatura che m’allarga crepa sul soffitto.

Sto col dito, guarda, premuto al pavimento
tiro i fianchi, strattono ad arrivarti
volevo dirti che ieri, poi, del resto,
siamo stati bene veramente
ho visto piano sparirti alla finestra
dicevo grazie
con la calma del bimbo sotto le coperte.

*

Un convoglio
interminabile di mani
sfregate sui jeans
vuoti ovunque a riempire
gambe diroccate come case
braccia atterrite e stese.
Il fiume di te
smargina e travasa
sempre in altro
in altro ancora.




La "sete" di Francesco permea gran parte della raccolta, rappresentando un'interessante costante che offre abbondanti spunti di riflessione, sin dal primo testo:


/nel corso d'acqua/


per poi ritrovarla in altri componimenti, anche mediante allusioni:

/mi fa piovere dentro//come ai bordi della lingua l'acquolina//come l'acqua si ritira dalle rive//il fiume di te smargina e travasa// che nitore di brina sui vetri/.

L'acqua come componente purificatrice o ingrediente di sofferenza, argomento di salvezza o frammento passionale. Essa riesce a penetrare, ora con grazia, ora con furore, tutte le cose che ci circondano, donando linfa vitale o affogando in esse.
Il richiamo all'elemento liquido per eccellenza può essere visto anche come volontà di far scorrere le cose, il tempo, la vita. E andare oltre.




[Modificato da Francesca Coppola 10/01/2011 23:01]


"i ritorni hanno rugiada sulla bocca e sorrisi fra mani confuse"
www.francescacoppola.wordpress.com
OFFLINE
Email Scheda Utente
Post: 1.681
08/01/2011 10:51
 
Quota

Le poesie di Francesco qui riproposte ci danno un'idea del suo modo di intraprendere percorsi su carta. Francesco si guarda intorno, osserva quello che succede con lo sguardo attento di un bambino per cui è sempre tutto nuovo, racconta di giorni sul lungomare, o semplicemente per strada e lo personalizza. Tutto diventa evento unico e fonte di riflessione che non si fa mai pesante ma che pur passando alla leggera, permea come l'acqua in una spugna e resta dentro.

"Per tutta la vita si rimane / come ai bordi della lingua l’acquolina / e la mamma che già viene / ci sfama e rassicura." come non sposare questa riflessione che ci vede perennemente insoddisfatti, desiderori di qualcosa che ci appare irraggiungibile, prima che arrivi una mamma, forse la stessa Vita, a farcene dono...

e ancora, come poi non ringraziare dei doni che ci giungono quasi inaspettati balbettando frasi come "volevo dirti che ieri, poi, del resto,/ siamo stati bene veramente" e, nella dissoluzione di ciò che abbiamo avuto e poi svanisce come un sogno, "ho visto piano sparirti alla finestra/ dicevo grazie /con la calma del bimbo sotto le coperte."

Francesco fa della pacatezza e della semplicità il fulcro della sua poesia, sempre e comunque originale, riflessiva, attenta.

[Modificato da Maredinotte 11/01/2011 09:37]

"La più alta forma di intelligenza umana è la capacità di osservare senza giudicare." (Jiddu Krishnamurti)
robertadaquino.wordpress.com



OFFLINE
Email Scheda Utente
Post: 1.681
10/01/2011 18:43
 
Quota

la seconda giovin/astra


Non si decide quando si può piangere, a volte non si può nemmeno decifrarne il motivo, fatto sta che accade e non sempre è una tristezza quella che ci appanna gli occhi, ma un delta che c'apre a calori che non conoscevamo o che avevamo dimenticato. E’ una condensa, una patina che ci riscalda troppo in fretta.
Così si piange e poi… si dice grazie.


Questo è quello che mi è successo leggendo le poesie della seconda giovin/astra in ordine di apparizione, Anna Ruotolo che, nell’antologia, si presenta con due raccolte: Dialoghi da Moleskine e “a” come avvicino che, proprio come dichiarano nel titolo, si avvicinano a chi le legge in maniera tattile: guancia a guancia, naso a naso, palmo a palmo... ed instaurano un contatto che non resta fine a se stesso, uno sfiorarsi di vite e di vissuti che poi si lasciano, ma si trasforma in attraversamento e diffusione di energia e di infinite emozioni, così che quando sparirà leggero ed inviolato il contatto, qualcosa si sarà insediato dentro, per rimanerci in eterno.

L’esercizio di avvicinamento si apre nella maniera più usuale, con un passo ancora pieno di timori, di imbarazzi, di paure per poi affiancarsi al corpo dell'altro sulle scale e a fare dell’universale il particolare:



fianco a fianco
siederemo quelle scale
ascolta – dico- la rondine
lei il letargo non lo sa
non lo intende.

Parlando così va via qualcuno
qualcuno ci sfugge dentro
e bisognerebbe essere come
___________le cose
che sanno mantenere il tempo,
dedicare il ricordo.

sento che si avvicinano
le foglie d’acqua
alle caviglie pelose e sottili
-e tue- poggiate alla cura
delle mie scale,
iniettate nella terra azzurra
(radiche nodose
quando avrai passato il tempo
a dirgli di non passare,
di non sfiorirmi addosso).




C'è tutta una naturalezza in questi versi, in cui le scale potrebbero essere quelle fuori casa o quelle di scuola o anche larghe scalinate ai bordi di una piazza, ma pure il segno di un viaggio da percorrere, al centro del quale ci siamo fermati un attimo ad osservare il cielo e tutto il resto intorno.

il percorso di avvicinamento si snoda poi attraverso il contatto di occhi, bocche, nasi, fino a giungere alla fronte (VI movimento) in cui l’avvicinamento è già diventato compenetrazione e infine unione:



fronte a fronte
si toccano i pensieri,
non sono più sola nella mia parola.
Abbiamo sbagliato a disperare, vedi
tu parli persino la lingua del mondo,
mi consola la polvere di crolli
dalle mie tempie. E tutto ti è chiaro
tutto raccogli sulle tue spalle.

la tua fronte cresce dai capelli
la tua fronte tenta l’albugine di uccelli
per come riposa sotto il palmo
poi a volte raggia
dal finale delle dita.
Le volte che cammini
come parli, come ridi
dentro il sonno.




La stessa autrice ci dichiara come sia importante che questo passaggio non vada perso e lo sottolinea numerose volte anche nei dialoghi, un botta e risposta spontaneo, naturale, che attraverso squarci di vita e di morte, pezzi di cronaca, accadimenti quotidiani, ci mette davanti a domande esistenziali profonde, ci invita a riflettere alla maniera di Socrate, secondo un procedimento maieutico che risveglia in noi una verità non imposta o dichiarata, ma da ricercare in un percorso comune che approda a risposte da pescare all'interno di noi stessi.

Le mie preferite, tra i dialoghi, non hanno bisogno di un ulteriore commento. Sta a voi, se vorrete, raccontare quali corde le parole di Anna hanno toccato.



- E si fa sottile il suo corpo
la riviera ci sembra attraverso
non mangia ormai che pane
e origano,
dobbiamo partire
per le stanze bianche
e i corridoi verdacciaio delle sale
per provare a ricongiungerci
nel sangue.
- Cosa le dici? Dobbiamo partire?
- Ogni tanto succede. O, ogni tanto,
che anche a me fa male qualcosa
cosicchè dopo a lei non dice niente di brutto,
tutto ciò, niente di terribile.
È la riprova che il corpo è nostro
e se siamo in due si passa meglio
dal sogno all’esistenza, dall’esistenza
al sogno, nella notte.


*


- Le cose che non ci sono vanno pensate
- Va pensata la vita e la scrittura!
- Allora, non ci sono?
- Ci sono quando la mano comincia
a finire. E' tutto un salire per gradi.
- Per esempio?
- Finalmente anche la direzione
del sole, alla mattina, si ferma
ben bene sulla tua guancia
- Qual è il significato?
- Che il sole smette di far luce
non c'è, va pensato come
il grano che ti preme in bocca,
che ci fa mangiare.


[Modificato da Maredinotte 11/01/2011 09:22]

"La più alta forma di intelligenza umana è la capacità di osservare senza giudicare." (Jiddu Krishnamurti)
robertadaquino.wordpress.com



OFFLINE
Email Scheda Utente
Post: 1.652
18/01/2011 16:31
 
Quota

È la volta di Vittorio Tovoli, bolognese classe ’85, la cui raccolta prende il nome, direi illuminante, di City Mèlange. Illuminante perché? Perché se la mia interpretazione è quella giusta, ci troviamo dinnanzi alla droga immaginaria (mèlange), creata dallo scrittore Frank Herbert, nell’opera “Ciclo di Dune” e che qui si presenta come paesaggio/città/l’intorno visto sotto il suo effetto.
Sembra evidente la ricerca di titoli eclatanti, quelli che riassumono in chiave ironica/comica/sarcastica il testo alfine di incuriosire/stupire il lettore. Singolarità e sagacia si fondono per dar vita ad una scrittura interessante, dallo stile personalissimo.
L'autore si sbizzarrisce nei continui cambi di maschera ed in questo senso non può essere trascurata la sua passione per il teatro, in quanto crea un connubio di arti sceniche/poetiche di tutto rispetto.
Anche se è possibile indovinare diversi volti a caldeggiare i versi, preferisco concentrarmi su quello meno appariscente e che talvolta, sembra celarsi appositamente tra giochi di parole, volti a rimarcare il suono.

Vittorio Tovoli si presenta così:

Vino da tavola


Sono un vino da poco,
quasi un aceto,
ho invidia dei doc.
non so centellinarmi,
lo so.

L’inadeguatezza è il biglietto d’entrata, l’anima generosa-altruista che non riesce a tirarsi indietro, anche quando le porte sono vistosamente chiuse e non c’è speranza al sentimento che diventa a senso unico. Il “vendersi caro” è quanto spesso, per amor proprio, ci richiediamo. Ma l’amor proprio cede dinnanzi all’amore verso l’altro.

Soluzione cardioplegica

Ho imparato a passare sui cadaveri
ma non sulle tue scelte,
che lasciano macerie di discorsi
e stomaci sventrati.
È una vetrofania sgrammaticata
l’insieme delle mie dichiarazioni:
iniettare un lembo
di cuore infetto
l’idea che niente valga
e poi attendere l’osmosi elettrica
tra l’aria della sera e il tuo profumo,
che è come si difende la natura
da un’eventuale esplosione microbica
di giovani speranze.



Secretum

La voce ha piedi nudi
e vetri infranti da passare
per sostenere il cuore.
Io faccio ventriloquio
e ho maschere per ogni volto,
per ogni nostro incontro.
Sapere l’ora del decesso
non ricomporrà il tuo sguardo:
cubi di Rubik gli occhi tuoi
in cui alga, spiaggio.



Allora sei figa

Vittoria tua, probabilmente
ma è come aprire porte aperte
o fare luce al sole.
Forse non sai che sono fatto in pelle,
che prenderò la polvere dei giorni
granello su granello e nei lamenti
sì, ma di un ostaggio imbavagliato
e ignori i miei ritorni a casa
con tutti i nomi che si danno ai maschi
zoppicando a sinistra come i diavoli ubriachi.
Tu lasci vuota una stanza spoglia
eppure hai ceste di fiori bellissimi
che fai morire apposta.


Come ben sappiamo sensibilità e sofferenza percorrono spesso le stesse linee, quest’ultime baciate dall’ironia vengono edificate sull’ amarezza che talvolta come paradosso ci strappa un sorriso.
La capacità di Vittorio di parlare/scrivere senza muovere le labbra/mani, proprio come un ventriloquo, dà l'impressione che i suoni/parole provengano da lontano, ma così tanto, da credere dal profondo dell’io.
Si può decidere fra spettacoli di diverso genere e l’autore fa in modo che ve ne siano per tutti i gusti.
Io ho già scelto il mio volto preferito, quale sarà il vostro?


[Modificato da Francesca Coppola 18/01/2011 18:48]


"i ritorni hanno rugiada sulla bocca e sorrisi fra mani confuse"
www.francescacoppola.wordpress.com
OFFLINE
Email Scheda Utente
Post: 1.681
24/01/2011 09:10
 
Quota

Siamo arrivati a presentare l’ultima autrice di questa raccolta, sperando di aver fatto cosa gradita agli autori in primis e, di conseguenza, a voi tutti. Se vorrete, vi passiamo la palla, perchè possiate esprimere vostre riflessioni, giudizi, consigli.

Lei avete avuto modo di conoscerla ultimamente anche in queste pagine, attraverso i suoi versi e i suoi commenti, perciò forse avrete un po’ più chiara la visuale…

Si tratta, naturalmente, di Federica Volpe, la voce più giovane proposta nel libro. Una diciannovenne inquieta che fa della poesia il suo manifesto di vita. Si sperimenta in diversi stili di scrittura alla ricerca di quello ancora nascosto nei suoi angoli più bui, dalla metrica al verso libero, dalla poesia sociale a quella più intimistica, indagando attraverso gli squarci del mondo diversi spaccati di realtà.
Con la sua giovane età, sospesa nel girone di un inferno personale tra adolescenza ed età adulta, la sua poesia risente del dramma dell’incompiutezza e forse per questo ha bisogno di urlare, scalpita per farsi sentire e il risultato è una poesia piena di passione, profondamente viva pur parlando spesso di morte.

Per apprezzare veramente la parola di Federica è necessario leggerla a voce alta e allora l’ho fatto. È stata un’esperienza che mi ha lasciata immersa nel suo universo, nei suoi suoni dolorosi sottolineati da un continuo insistere di rime, assonanze, consonanze, similitudini sonore e accostamenti semantici particolari in un percorso di ricerca e di legami con la Poesia e con i Poeti del passato coi quali la nostra convive giorno dopo giorno, probabilmente preferendo la loro voce invisibile a quella, talvolta fastidiosa e invadente, di chi ci vive intorno.
Il topos amore-morte -eros e thanatos- è ricorrente nella sua poesia e così intenso e graffiante da lasciare sgorgare sangue dalla sua bocca. L’amore diventa odio quando il mondo risulta astruso ed incomprensibile.
La sua parola duole perché cerca e per cercare si allarga fino a strapparsi e si restringe fino a schiacciarsi, in un percorso talvolta di liberazione e talvolta di chiusura, scava e lacera strati di realtà, di pensiero e di pelle. Uno scavo che sembra partire dal profondo e mano mano risalire verso la superficie, così che il mio augurio personale per Federica è quello di bucare questo buio doloroso che sembra ingabbiarla, completando il suo processo di liberazione, per raggiungere la luce, tanto interiore quanto poetica.




Ad Alda Merini

Voce folle,
additata mentre canta e corre
nei campi gialli bagnati dal sole
che, inchiodato alla trapunta del cielo,
non dà respiro ai polmoni densi
della notte, bimba silenziosa e attenta
a copiare le materne movenze della morte.
Folle voce,
che ha per ossessione le braccia di luce
che la afferrano dolci e meschine,
di amante instancabile e violento
che dona ogni giorno fiori e peccato.
L’arte è peccato, mi hai detto un giorno
gridando nuda nei campi in cui a grappoli
l’io cresce e s’inebria estatica di sé,
come vino in uno specchio, ed io capiì.
Voce folle,
folle voce,
la tua,
la mia,
capri espiatori perfetti, pecore nere
che abbaiono e mordono, idrofobe,
che vengono sgozzate, rinchiuse
nel nero schifoso del loro sangue.
Ma mai noi folli, noi poeti,
siamo soli: siamo immersi
come in fasce nel tepore
del nostro pensiero di luce,
e cresciamo come delicati
crisantemi attendendo la croce,
il sonno eterno dello spirito insonne.


*


Il 16 maggio alle 23

Il 16 maggio alle 23
è un moto di pancia
di cuore, di midollo
spinale; è l’eterna
firma di sangue
e d’ortica, di balsamo
e bacio che rimbalza
sul tappeto della guancia.
Non voglio null’altro
che amare il tutto,
spogliarti nel sonno
intonso della fede,
spiccarti come fiore
di giardino sorto
dalle acque d’un cimitero
Il 16 maggio alle 23


*


I poeti che rivivono
nelle vie, nei monumenti,
i poeti che ridicono
nelle bocche sporche dei convincimenti
le brillanti parole
che divengono opache, sole.
Voi, che fingete ghignando
la devozione e la lode,
voi, che usate quei nomi afferrando
il colletto di chi si piega e s’ode
sotto il peso di secoli di morte,
per seviziarli nelle loro parole contorte:
non abbiam bisogno di piazze,
scuole, statue altisonanti.
Vogliamo sol parlare, dir le pazze
cose che solo i morti affranti
posson pronunciare, a vostro insindacabile giudizio.
Noi vivi vorremmo dire, ma siam già morti nel supplizio.
Ascoltate chi è stato, ma, per pietà, con convinzione,
e ricordatevi dei vivi, così, se li uccidete, è con intenzione!


*


Le mani degli anni
mi litigano come cencio
di mercato comunale.
Chissà quali dita
vinceranno il ricamo
sfatto, quale anno m’avrà.






Li abbiamo passati in rassegna tutti e quattro, questi giovani astri, credendo che fosse importante farli conoscere anche a voi e soprattutto valorizzare un progetto che vede impegnate anche me e Francesca e che grazie a Chiara De Luca ha preso corpo e forma.

Non hanno davvero nulla da dire i giovani? Nessuno spunto, nessuna novità con cui ingravidare il mondo?

In questa antologia una piccola risposta a chi ci vuole privi di inventiva, adagiati e riposati sugli allori.


Per sapere di più sul progetto e sui ragazzi che vi partecipano, si può visitare il blog dei giovin/astri di Kolibris

"La più alta forma di intelligenza umana è la capacità di osservare senza giudicare." (Jiddu Krishnamurti)
robertadaquino.wordpress.com



OFFLINE
Email Scheda Utente
Post: 711
24/01/2011 15:14
 
Quota

Parto io, rispondendo alla domanda dell'ultimo post: da quanto ho letto, questi giovani di nuovo a livello di forma non hanno molto da dire, in alcuni casi anzi devono ancora migliorare molto. A livello di contenuti il discorso è più complesso: 4 poesie a testa sono poche per potersi esprimere, non vedo nulla di particolare nei testi qui proposti, o almeno nulla che si distanzi dai grandi 5 temi della poesia del dopoguerra (frammentazione dell'io lirico, rapporto con i defunti, marginalizzazione del ruolo del poeta, sfasatura fra parola e cosa, introspezione feroce fino all'annullamento dell'io), la mancanza di innovazione tematica è uno dei punti deboli della poesia italiana, in teoria su questo si dovrebbe lavorare, però per farlo bisognerebbe avere anche una certa dose di contenuti tratti da altre discipline umanistiche, cosa difficile da fare in Italia, visto che nella nostra tradizione letteraria abbiamo avuto pochi poeti che fossero pensatori a tutto tondo (Montale, Sereni, Zanzotto e Luzi sono i pesi massimi, ultimamente solo la Bré e la Anedda hanno aggiunto qualcosa di loro a questi maestri), al contrario ad esempio della poesia tedesca e francese dove il poeta è intellettuale a tutto tondo, e non ha problemi a misurarsi anche con il saggio filosofico, politico o estetico.
Scendendo nel particolare, dei 4 la migliore per me è la Anna Ruotolo, che ha già raggiunto una sicurezza sia formale che nei contenuti da professionista, a seguire direi Vittorio Tovoli, che ha degli spunti veramente interessanti, ma deve raffinarsi ancora a livello di forma ed essere più stringente nel contenuto, visto che semina più di quanto raccoglie (vedi "soluzione cardioplegica", con gli ultimi 2 versi nettamente al di sotto del resto del testo). Francesco Iannone non mi dice nulla di particolare, la sua è una poesia carina e pulita, ma non incide, su Federica invece non dico niente, altrimenti mi becco un morso virtuale [SM=g8119]




[Modificato da Nihil. 24/01/2011 15:30]
"Il poeta è puro acciaio, duro come una selce" Novalis

No Copyright: copia, remixa, diffondi.






OFFLINE
Email Scheda Utente
Post: 1.652
24/01/2011 15:22
 
Quota


scusa Leo, ma dove hai letto Chiara De Luca?
il progetto è suo, le poesie che hai letto sono di Francesco Iannone, probabilmente.
Sono d'accordo sul fatto che quattro testi sono davvero pochini, per dare un giudizio, ma questo vuole essere solo uno spunto di lettura, su di loro, infatti troverete molto altro nel web.






"i ritorni hanno rugiada sulla bocca e sorrisi fra mani confuse"
www.francescacoppola.wordpress.com
OFFLINE
Email Scheda Utente
Post: 711
24/01/2011 15:29
 
Quota

Azz scusa, ho fatto confusione con i nomi, correggo subito.

"Il poeta è puro acciaio, duro come una selce" Novalis

No Copyright: copia, remixa, diffondi.






OFFLINE
Email Scheda Utente
Post: 1.652
27/01/2011 19:18
 
Quota


Approfitto dell'uscita del libro, per dirvi che questo è il primo volume di una collana, che ha un progetto ambizioso: raccogliere le nuove voci poetiche, max trentacinquenni.
A questo fine, faccio presente a coloro i quali fossero interessati, che potete inviare alla redazione de I giovin/astri (giovinastri@edizionikolibris.eu), una selezione di 15/20 testi corredati da biografia.
Le opere saranno valutate dai redattori e qualora risultassero in linea ai criteri prefissati, ci sarà prima la pubblicazione sul sito della casa editrice, poi in maniera propedeutica in formato cartaceo.
Infine, volevo farvi presente, che si tratta sicuramente di una bella opportunità, poichè gratuita, ma è anche vero che i processi di selezione sono abbastanza seri.


A voi lascio la lettura dell'introduzione alla collana da parte di Chiara De Luca, la quale riesce a spiegare, nel profondo, il presente e il futuro auspicato del progetto:

“Laura Accerboni (Genova), Antonio Buccelli (Foggia), Francesca Coppola (Napoli), Roberta D’Aquino (Napoli), Maziyar Ghiabi (Arak, Iran), Francesco Iannone (Salerno), Michele Porsia (Termoli), Anna Ruotolo (Maddaloni), Roberta Sireno (Modena), Vittorio Tovoli (Bologna), Federica Volpe (Carate Brianza) si confrontano ogni giorno alla ricerca di nuovi stimoli, idee cui lavorare, progetti da concretizzare, stilano lunghi e particolareggiati giudizi critici dei testi pervenuti in redazione, anche di quelli ritenuti non idonei alla pubblicazione, rispondendo di volta in volta in dettaglio a chiunque scriva inviando i propri testi o ponendo domande, avanzando dubbi e suggerimenti. Assistendo a questo fermento da spettatrice, mi sento trascinata e avvolta dal loro entusiasmo, dal calore e dall’umanità con cui abbracciano la scrittura dell’altro, esultando quando li convince, dispiacendosi quando sono costretti a rifiutare a qualcuno la pubblicazione. Cosa che avviene di frequente, perché questi ragazzi, come dicevo prima, sono dotati di una forte consapevolezza letteraria, di un marcato senso critico, che li spinge a essere severi ed esigenti prima di tutto nei confronti di se stessi, poi, in misura non minore, nei confronti dei loro coetanei o di poeti di poco più giovani. Tuttavia, i giovin/astri di Kolibris non si limitano a rifiutare la pubblicazione dei testi ritenuti non idonei, bensì forniscono di volta in volta all’autore un giudizio di valore dettagliato e il più possibile esaustivo, offrendo inoltre la propria disponibilità a seguire i successivi sviluppi della sua scrittura, incentivandone e favorendone i progressi sulla base del confronto e della crescita collettiva.
I poeti selezionati per la pubblicazione online di una scelta di testi – introdotta da una nota critica e da qualche notizia bio-bibliografica – verranno poi pubblicati in e-book da edizioni Kolibris, in modo da agevolare uno sguardo complessivo sull’opera dei giovani selezionati, e da evidenziare i criteri selettivi della redazione e i requisiti qualitativi che soggiacciono alle scelte dei giovin/astri.
I Giovin/astri di Kolibris non è però punto di arrivo, bensì palestra, punto di partenza del lungo percorso che è necessario intraprendere per approdare a quel che alla fine più marca il percorso di ogni poeta, la pietra miliare, arrivo di un istante, e ripartenza: il libro.
È per questo che all’attività di confronto, scambio e pubblicazione on-line, propedeutica alla pubblicazione cartacea, Kolibris ha deciso di affiancare quella di una collana, I Giovin/astri, interamente dedicata ai poeti di età inferiore ai 30 anni, di cui la presente opera collettiva Quattro giovin/astri costituisce la prima pubblicazione, rendendo anche conto di quello che è stato il nucleo primario dell’intero progetto. Sono stati infatti i poeti qui inclusi a scegliere e poi consigliarmi i propri compagni di viaggio, che ho riscontrato essere giovani altrettanto validi, preparati e disposti al confronto e al lavoro di gruppo in nome della qualità e del rigore.”



"i ritorni hanno rugiada sulla bocca e sorrisi fra mani confuse"
www.francescacoppola.wordpress.com
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi
Cerca nel forum

 

 siti amici


 

*

da un'idea di Francesca Coppola

sfondo by Ecat Mel (Riflessi d'acqua)

Powered by Maredinotte

*

 

 Versinvena aiuta la natura

Image Hosted by ImageShack.us

 

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra | Regolamento | Privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 19:54. Versione: Stampabile | Mobile - © 2000-2024 www.freeforumzone.com