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Fra arte e politica: William Gibson e il Cyberpunk

Ultimo Aggiornamento: 19/05/2011 10:44
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12/05/2011 12:13
 
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William Gibson: Nato nel 1948 a Conway nello stato della Carolina del Sud, da una famiglia benestante, al college entra in contatto con la nascente contro cultura hippie che lo affascina; espulso per il suo consumo di marijuana, allontanato dalla famiglia, nel 1967 scappa in Canada per evitare l'arruolamento nell'esercito impegnato nella guerra del Vietnam. In Canada vive in comunità hippie campando di espedienti e cercando “qualsiasi stato di alterazione possibile”, dove incontra la sua futura moglie con la quale decide di fare un lungo viaggio in Europa, fermandosi in quei paesi ancora sotto dittatura fascista. Tornato in Canada e decide di riprendere l'università, e si laurea in letteratura contemporanea inglese con una tesi sulla fantascienza, e sempre nell'ambiente universitario viene a contatto con l'idea di post-modernità, con la sociologia di McLuhan e il punk rock, che proprio nel periodo era approdato in America (1977). Tutte queste esperienze troveranno espressione letteraria nei suoi racconti brevi e nei suoi romanzi, che escono a partire dagli anni '80 e diventano immediatamente dei classici, anche al di fuori dell'ambiente degli appassionati di fantascienza. La sua opera fonda la corrente “Cyberpunk”, ossia una letteratura incentrata su mondi iper-tecnologici e post-apocalittici in cui si consuma la guerra fra multinazionali e comunità anarchiche di pirati informatici, artisti e squatters i cui corpi sono modificati da inserti cibernetici e si mantengono in vita attraverso l'uso di droghe. Sebbene Gibson abbia sempre definito gli universi da lui creati come distopie, e personalmente abbia scarso interesse per l'informatica (tanto che fu il suo editore che lo costrinse a comprare il computer e ad attivare una connessione internet!!), ciò non ha impedito che gli anti-eroi dei suoi romanzi grazie al cinema sia divenuti degli eroi a tutti gli effetti, tagliandone con l'accetta le ambiguità etiche di fondo; lo stesso autore americano ha aumentato la confusione intorno alla sue posizioni evitando ogni dibattito intorno alle sue idee politiche e/o sociali, ed esportando il proprio immaginario in altri ambiti artistici (balletto, arte concettuale, musica pop) dove le sfumature presenti nei romanzi vengono necessariamente offuscate. Detto questo, di tutte le caratteristiche del cyberpunk, a noi interessano solo alcuni elementi: l'anti-umanesimo, la descrizione dell'ambiente urbano, i metodi di resistenza delle contro-culture.

1)L'anti-umanesimo: Gibson inventa il termine “Meat-puppet” (Pupazzo di carne) per descrivere i suoi personaggi, infatti questi non sono unità psicologiche indipendenti e in evoluzione come nella tradizione del romanzo classico, ma ricettori di flussi di informazione che scambiano, vendono o trattengono per rielaborare, a seconda del ruolo che giocano nel romanzo. Questi meat-puppets sono connessi attraverso tecnologie esterne (caschi della realtà virtuale) o interne (impianti neurali innestati nel cervello) alla rete, che a seconda del racconto assume vari nomi e nomignoli, di cui il più famoso è Matrix (da cui è stato tratto il film); dalla rete i puppets non traggono solamente informazioni, ma in alcuni casi in cambio di denaro affittano il loro corpo e la loro psiche al miglior offerente, sia esso una multinazionale, un clan mafioso o gruppi di ribelli. Nei romanzi di Gibson i protagonisti hanno nomi interscambiabili, falsi oppure talmente diffusi da risultare anonimi (ad esempio John Dee o Mario Rossi), non hanno alcuna etica di riferimento, agiscono in vista del vantaggio economico immediato oppure per procurarsi il necessario per la soddisfazione delle proprie dipendenze (tecnologia, sesso e droga).

2)Descrizione ambiente urbano: gli ambienti urbani di Gibson si connotano per la mancanza di qualsiasi punto di riferimento topografico, peculiarità storica propria o differenziazione urbanistica. Sebbene i protagonisti dei romanzi viaggino continuamente fra nazioni e continenti, talvolta persino su altri pianeti colonizzati, gli ambienti che incontrano sono sempre i medesimi, e descritti nello stesso modo: pioggia acida incessante, strade sporche, edifici diroccati (nelle periferie occupate dai ribelli) oppure mega grattacieli squadrati e anonimi (sedi di clan mafiosi e multinazionali). Detto questo non ha senso lo studio di come i personaggi si rapportino ai vari ambienti e di cosa traggano dal viaggio (quasi mai descritto, come fosse inesistente), ma piuttosto è interessante notare il moto circolare in cui orbitano appena giunti in una nuova città: cercano da subito un loculo-hotel, anonimo e iper-tecnologico, subito dopo il bar/ristorante/night club dove cercare i contatti per procurarsi clienti, droghe o prostitute, una volta fatto questo si mettono in contatto con gruppi di ribelli o con multinazionali per ottenere nuovi innesti tecnologici che aumentino le prestazioni fisiche e mentali.

3)Metodi di resistenza delle contro-culture: i protagonisti dei romanzi di Gibson raramente sono dei ribelli politici, piuttosto sono degli spostati dipendenti da droga e tecnologia, che per vivere lavorano indifferentemente per i poteri forti o per i ribelli a seconda di chi offre di più; non si pongono problemi nell'uccidere o utilizzare metodi terroristici se questo gli può creare dei vantaggi, e tanto meno si pongono il problema della fedeltà ad una qualsiasi fazione, che anzi cambiano con una facilità disarmante. Precisato questo, talvolta per necessità gli anti-eroi gibsoniani devono aggregarsi e far propria la causa dei ribelli, che si contraddistingue per le seguenti caratteristiche: lotta contro le multinazionali del farmaco, la loro logica del profitto e di monopolio delle conoscenze; lotta contro le multinazionali mediali e dell'informatica, ree di addormentare le coscienze, compiere opera di disinformazione e terrorismo psicologico. Se gli obbiettivi dei ribelli sono questi, il loro modo di operare è contraddittorio: se da una parte lottano contro il monopolio dei farmaci e la loro sovra-diffusione, dall'altro sono dipendenti da droghe che sono scarti delle stesse multinazionali, se lottano contro il monopolio delle tecnologie e delle informazioni da parte dei media e dei big della rete, dall'altro sono perennemente connessi alla rete, dipendenti dagli innesti cibernetici fatti adattando alla meglio le tecnologie considerate obsolete dalle multinazionali. Allo stesso modo se i cyberpunk accusano il potere di usare l'omicidio, il terrorismo, ecc per creare una paura continua nei cittadini, all'occorrenza ricorrono agli stessi metodi, senza che questo gli crei conflitti etici. Solitamente i ribelli occupano zone periferiche delle città, come quartieri residenziali abbandonati a causa della criminalità, zone industriali dismesse, ecc che riadattano in maniera artistica utilizzando rottami, prodotti di scarto delle multinazionali, tecnologie in disuso per creare luoghi che sono un misto fra la fortezza, la discarica e la comune artistica.


Le opere che vi consiglio per abbordare questo grande autore sono sicuramente "Neuromante" (il suo capolavoro) e "Monnalisa cyberpunk", meno significativi anche se molto scorrevoli gli altri lavori più recenti. Che ne pensate? Arte+tecnologia+anarchia può veramente dare vita ad una contro-cultura che si estenda al di fuori delle avanguardie artistiche e del mondo hacker, o è solo un'altra illusione?

"Il poeta è puro acciaio, duro come una selce" Novalis

No Copyright: copia, remixa, diffondi.






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19/05/2011 10:44
 
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molto bella questa analisi!
gli elementi però che hai portato in evidenza (l'anti-umanesimo, la ambiente urbano descritto, i metodi di resistenza delle contro-culture) dimostrano quanto ancora l'uomo non sia pronto a cambiare il proprio modo di ragionare.
annullare alcuni dei paletti dell'umanità stessa non ci condurrà ad un mondo migliore. ad esempio l'etica, mancante nei meat puppets proposti da Gibson, è il fondamento dell'umanità. senza di essa ogni valore umano scomparirebbe riducendoci ad un gradino inferiore a quello delle bestie, perchè esse si regolano attraverso l'istinto di sopravvivenza, l'uomo così pensato invece agirebbe in base ai suoi vizi (che tu hai chiamato dipendenze: droga, sesso e tecnologia).
anche i metodi di resistenza sono contraddittori: se da un lato lottano contro le multinazionali, la logica del profitto e la violenza, dall'altro la mettono in pratica per combatterla attraverso atti terroristici e la stessa logica mercenaria di associarsi con la parte più forte.

sembra dunque che la natura dell'essere umano sia imprescindibile da tutto ciò.

io credo quindi che se arte+tecnologia possa anche dar vita ad una controcultura, l'anarchia sia ingestibile ed improponibile. per la natura dell'essere umano, egli ha bisogno di regole imposte per la sua stessa sopravvivenza. che siano regole diverse da quelle consolidate, ma pur sempre regole che limitino la libertà distruttiva dell'individuo.

"La più alta forma di intelligenza umana è la capacità di osservare senza giudicare." (Jiddu Krishnamurti)
robertadaquino.wordpress.com



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