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Le difficoltà in poesia

Ultimo Aggiornamento: 29/07/2011 21:02
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Post: 1.652
28/07/2011 15:23
 
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Riporto qui, un pensiero che nacque spontaneo sul mio blog, orrei rendervene partecipe e magari innescare una qualche discussione, senza alcuna pretesa.



In un momento in cui sento sempre meno vicino la scrittura e la cosa da una parte mi spaventa, dall'altra -in qualche modo- mi solleva, espongo alcune considerazioni che sto maturando nell'ultimo periodo.
La difficoltà di comprensione può rappresentare quel paletto che recinta la poesia e la rende meno universale e di conseguenza meno fruibile?
come quel giardino che ha tanti fiori, ben visibili e dai colori iridescenti, ma dal quale non si può cogliere nulla, in quanto il tutto è preservato da una scatola in plexyglass.
Personalmente, ho sempre ricercato una poesia che fosse "potente", non so bene in quali termini di preciso, ma di certo avrebbe dovuto possedere una serie di suggestioni e che letta poi riconducesse ad una seconda lettura e via di seguito, come in un circolo vizioso. Nella rilettura poi la consapevolezza di non dimenticarla, il che -chiaramente- non vuol dire conoscerla a memoria, ma ricordarne le sensazioni e farla un po' nostra.
Credo, ancora e fortemente che la poesia debba anche avere quel velo di mistero e non essere pienamente percepibile, essere sì interpretabile, ma non apparire come altare scoperto.
La poesia, come un quadro, una statua, dunque come una vera e propria opera d'arte, deve necessariamente (a mio avviso) possedere un significato intrinseco, ma la cosa che adesso vado esplorando è un liguaggio ancora asciutto sì, ma semplice e più fruibile; dove fruibile però ha una miriade di significati che ancora non mi sono chiari e allora aspetto che siano loro a venire a me.






"i ritorni hanno rugiada sulla bocca e sorrisi fra mani confuse"
www.francescacoppola.wordpress.com
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Post: 686
29/07/2011 16:24
 
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Cara Francesca, il quesito che poni si collega in qualche modo alle discussioni intorno alla poesia cui ho partecipato qua e là negli ultimi giorni, e comunque accompagna anche me ogni momento. Sono della tua stessa idea circa la specificità del linguaggio poetico e l'uso di un lessico non proprio "umile", nello stesso tempo sono convinta che la difficoltà non vada cercata a ogni costo per riconoscere la diversità della poesia rispetto alla prosa. Non è necessario, e nemmeno auspicabile se - come ho letto in certi autori - la cosa si risolve quasi in un tenere a portata di mano il dizionario dei sinonimi e contrari, o i programmi cercaparole nel web.
Quindi, bando all'ovvietà - il sole è giallo, il cielo è chiaro, il mare blu - ma benvenuta l'assenza di mistificazione. E poi, alla fine, è il contenuto che determina il linguaggio, l'ispirazione che domina entrambi.

Alla prossima [SM=g8320]


http://fiorelladerrico.wordpress.com
http://fiorelladerrico.blogspot.com

"Se tu la mia tomba vorrai sfiorare con le delicate mani poni una pietra di ferro e di peso sulla bianca lastra che mi copre, e tu scriverai il verso che chiude l'intenso paragone."
Amelia rosselli
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Post: 793
29/07/2011 21:02
 
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Banalmente parlando, l'equilibrio sta nel mezzo :)

"La difficoltà di comprensione può rappresentare quel paletto che recinta la poesia e la rende meno universale e di conseguenza meno fruibile?"

Sì, secondo me. Basta rovesciare la domanda: può essere universale una poesia che si autorecinta presentando difficoltà di comprensione, precludendne la fruizione?

La risposta è no. A meno che non sia mediata da uno studio a tappeto dove i più capaci riescano a sviscerarne i significati, insomma come quando studiamo le poesie a scuola. Ma è anche vero che delle poesie scolastiche ne abbiamo un ricordo legato alla noia e alla difficoltà, in certi casi.

Ciò non significa che la poesia debba spiattellare tutto e mettere tutto all'aperto senza lasciare spazio alla fantasia e alle suggestioni del lettore. La fruizione di una poesia, per quanto possa essere oggettivamente coincidente nei significati per migliaia di lettori, avrà sempre quell'aura di mistero che risveglia in ognuno suggestioni assolutamente personali in una scala variabile di gradimento.

Io ho bisogno di capire che cosa mi si sta cercando di comunicare, mi pongo in ascolto di chi ha qualcosa da dire, e se il concetto è difficile, o mi incaponisco oppure mi arrendo ai miei limiti, ma se la forma, il linguaggio, la grammatica sono fumose o "autistiche", mi sento quasi d'esser presa in giro come lettrice, la poesia non è più 'alta' se assomiglia a un rebus.
A me piace molto l'unione di un linguaggio non complicato a concetti o sentimenti profondi. Però un linguaggio semplicistico che dica cose non originali fa scadere la poesia.
Ecco perché dicevo sopra che molto banalmente l'equilibrio sta nel mezzo. [SM=g8119]







______________________________________________________________________________
"Le parole sono 'contenitori' troppo angusti per le mie emozioni e quando, leggendo, le sento 'soffrire'
o mi segnalano delle 'sofferenze' corro a liberarle senza pensarci due volte per provarne di più adatti".
(citazione di EEFF)
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