ieri mi dicevi che questa per te non è poesia, che non ha una musicalità nè un filo logico comprensibile e per questo motivo non poteva essere ritenuta tale.
bhe, lì per lì non ho saputo darti una risposta ma oggi ce l'ho.
guardando alla struttura la poesia è aperta, fatta di una serie di flash atti però a filare un'unica trama che è l'esistenza stessa di questa sposa. una sposa solitaria e triste, probabilmente abbandonata ai piedi dell'altare (così ho immaginato io) oppure una vedova o qualcosa di non chiaro ma che ha il suo fascino perchè costringe il lettore a pensarci su. è comunque un ritratto di solitudine e monotonia che non ci si aspetta da una sposa (non una moglie, ma una
sposa, che all'uscita della chiesa dovrebbe essere il ritratto della felicità). questo paradosso rende tutto più interessante, assurdo, tragico.
la poesia va poi sfumando, passando per la rappresentazione della solitudine, con la ripetizione finale che pesa come un macigno perchè dà l'idea di qualcosa di costante e, soprattutto, definitivo.
esistono delle assonanze all'interno del testo che ce lo rendono cantilenante. nella seconda strofa ad esempio la prevalenza delle "
s", la rima interna
chiesa- sposa, la sonorità
sole-rinca
sare-
sera, nella terza la prevalenza dei dittonghi
ie-uo.
tornando ancora alle immagini, sono abbastanza incisive da rimanere impresse e questa è un'ottima componente di un testo. quel continuo sottolineare del singolo (
piatto, bicchiere, letto) è come un martello nella mente del lettore, idem la ripetizione finale.
non ho poi parlato della prima strofa che, proprio per usare le tue parole, "cova" il senso della poesia: il gelo della primavera
(anche qui il paradosso) che pare annunciarsi come un inverno fuori posto e ha dimenticato l'estate e l'autunno, cova una specie di letargo-morte anticipata (il tempo della chiusa). è come se tutto l'anno fosse fatto di un'unica stagione. il tempo inganna, certo, se è sempre uguale! vedi come in questa frase si nasconde già la monotonia di quell' "uguale a ieri"?
volutamente non indago sul "perchè" tu abbia scritto queste cose nè sulla riflessione che ne scaturisce, ma ritengo che questa sia una poesia estremamente introspettiva, nonostante tu sembri averne preso le distanze tessendo una trama a parte, inventando una storia, parlando in terza persona. o magari non lo è affatto ma, partendo da qualcosa che hai visto per strada, hai avuto come una sorta di illuminazione che ti ha portato a riflettere sulla solitudine dell'essere umano ed in particolare delle donne. potrei parlarne per ore, ma non mi pare il caso.
insomma, cara Clodia... pensi ancora che questa non è poesia?
tante volte, dentro di noi, si annidano significati nascosti, sensazioni che non riusciamo a mettere in ordine con meticolosità in un testo poetico "canonico" fatto di tutte quelle regolette sul suono, sulla musicalità, sull'impostazione del verso, ma che esondano da noi in modo inconscio e io trovo che in questi momenti noi facciamo vera poesia e tiriamo fuori tanto di noi. queste sono in assoluto le poesie che preferisco, perchè mi lasciano quel qualcosa che mi spinge a ritornarci, ad indagare a fondo sui significati
[Modificato da Maredinotte 17/03/2010 09:03]