CHE FATICA IL POETARE ...

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_RA_
00mercoledì 10 marzo 2010 09:10
<< Entra lo spettro di Buckingham.

SPETTRO DI BUCKINGHAM a re Riccardo
Fui il primo ad aiutarti ad acquistare la corona.
Fui l'ultimo a subire la tua tirannia.
Oh, nel combattimento, pensa a Buckingham
e muori nel terrore delle tue colpe.
Continua a sognare, sogna di azioni sanguinarie e di morte;
mancandoti il respiro, dispera; disperando, rendi lo spirito.
A Richmond Morii nella speranza, prima di poterti prestar aiuto;
ma fatti animo e non lasciarti sgomentare.
Dio e angeli benigni si battono a fianco di Richmond;
e Riccardo cada, al vertice del suo orgoglio. [Esce].
Riccardo si sveglia dal sogno con un sobbalzo.

RE RICCARDO
Datemi un altro cavallo! Fasciatemi le ferite!
Gesù, misericordia!.. Piano, non è stato che un sogno.
O coscienza vigliacca, come mi tormenti!
Le luci ardono azzurre; è mezzanotte fonda.
Fredde stille di spavento coprono la mia carne tremante.
Di che cosa ho paura? Di me stesso? Non c'è nessun altro presente.
Riccardo ama Riccardo, cioè, io sono ben io.
C'è forse un assassino qui? No. Sì, lo sono io!
Fuggi, allora. Come, da me stesso? Ne avrei una buona ragione,
per non vendicarmi? Come, io di me stesso?
Ahimè, io amo me stesso. Perché? Per qualche bene
ch'io abbia fatto a me stesso?
O no, ahimè, se mai odio me stesso,
per le azioni odiose che ho commesso.
Sono uno scellerato... oppure mento, non lo sono!
Sciocco, parla bene di te stesso! Sciocco, non ti lusingare.
La mia coscienza ha mille lingue diverse,
ciascuna delle quali racconta una diversa storia
ed ogni storia mi condanna come scellerato:
spergiuro, spergiuro, al massimo grado;
assassino, feroce assassino, al grado più atroce;
tutte le diverse colpe, commesse tutte in ogni grado,
s'accalcano alla sbarra, gridando tutte: «Colpevole, colpevole!»
Finirò disperato. Non c'è creatura che m'ami,
e, se muoio, nessuna anima avrà pietà di me...
E perché dovrebbe, dato che io stesso
non trovo in me pietà alcuna verso me stesso?
M'è parso che tutte l'anime di quelli che ho trucidato
venissero alla mia tenda, ed ognuna minacciasse
per domani vendetta sulla testa di Riccardo. (…) >>

Da “RICCARDO III” atto V scena terza
William Shakespeare



CHE FATICA IL POETARE ...

… Compassata immoralità montagna sleale:
Nella notte è furore di fauci e sangue
Nel sole rosola piatte ardesie inani.
La visione erompe come scatto di tigre:
Ulula libertà come lupo bianco polare
E le stelle fluttuano in un nero rigenerante.

Ritorsione di potere mortale è l’uomo:
Riallineando l’orizzonte piega il cuore
Sgrana gli occhi e sbava progetti eroici:
Avanza con eserciti di nani e puttane
Accumula statue di sale e are d’oro
Poi discende inebetito nella terra amara.

È nell’umida foresta l’ultimo slancio:
Zampe e zavorre poliglotte si mischiano
Da pantano a deserto a oasi oniriche:
L’orgasmo sfiora l’alone lunare e urla …
Gioia del gozzovigliare bramoso: vita!
Vedere sfondare tutte le possibili porte:

E’ questo che affatica il poeta?


...
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