Maredinotte alias Roberta

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Nihil.
00sabato 24 aprile 2010 20:41
La nostra Robby è la poetessa della passione e delle contraddizioni: si lancia in voli lirici romantici per subito smentirsi con sottile ironia, con dei "forse" a volte difficile da cogliere, appena la prendi sul serio e ti affidi alle sue scale umorali in perenne salendo, ecco che ti tira fuori una forma insolita, un verso bislacco che ti costringe a guardare con un altro sguardo l'effluvio di sentimento che sembra sempre lì lì per debordare, invece è arginato, con una sapienza che ne fa una poetessa promettente.

Ecco le domande:

1) Quale tensione esiste a tua avviso fra forma e contenuto? Quando l'una deve cedere all'altra e perchè?

2) Come spieghi il dualismo fra una scrittura passionale e a volte tragica, e un modo di porti -nella vita del forum- ironico, leggero insomma tutt'altro che drammatico?

Maredinotte
00domenica 25 aprile 2010 23:43
Intanto voglio ringraziarti, Leo, per le belle parole che hai speso per me e che, in qualche modo mi fotografano e anche per aver pensato a me per questo giro, sperando sia più fortunato. E poi... no, non sono sparita! ho avuto due giornate parecchio piene, in cui a casa non ci sono praticamente stata e sono anche un po' stanchina. Ma risponderò, promesso, con la dovuta cura domani. [SM=g8336]


un abbraccione [SM=g11405] e buonanotte! [SM=g8320]
Maredinotte
00lunedì 26 aprile 2010 09:34

eccomi qui... sotto torchioooo!!! [SM=g8228] spero di saper essere all'altezza delle tue domande, Leuccio, perchè quello che mi hai chiesto fa così parte del mio essere che rispondere in maniera razionale diventa a dir poco complesso.

è vero. una delle mie caratteristiche, nella vita come nella poesia, è la contraddittorietà. è per questo che a volte è anche difficile comprendere i miei scritti, se non si parte da questo presupposto. non è una contraddittorietà umorale, degna della peggiore lunatica (almeno, non solo) ma dettata dalle molte domande che mi affollano e alle quali tento sempre di dare risposta. a seconda di quello che percepisco e vedo dentro e fuori di me, le mie verità cambiano, si modificano e, durante i miei lunghi dialoghi interiori, partendo da una tesi arrivo a cambiare improvvisamente punto di vista.

ma veniamo alle domande:

1) Quale tensione esiste a tua avviso fra forma e contenuto? Quando l'una deve cedere all'altra e perchè?

io sono una che predica (non so quanto razzola) l'equilibrio, l'armonia. questo termine non è inteso come statico ma come dinamico. ciò significa che in ogni momento l'equilibrio si rompe e si ricompone creandone uno nuovo. il che, si capisce, porta ad un continuo stato di alta tensione che può rompersi in qualunque momento.
l'equilibrio tra forma e contenuto gioca proprio su questa tensione. si arriva a sentire il primo "crack" e poi rientra.

credo che ogni tema detti in qualche modo la propria forma che, a mio avviso, non dovrebbe mai prevalere sul contenuto, a meno che non si voglia fare esercizio. a quel punto, si può strimpellare una filastrocca inutile solo per esercitarsi nella ricerca di forme più o meno canoniche o sperimentali. In quel momento non si fa "poesia" ma ci si istruisce per farla e questo serve, perchè si accumulano esperienze che poi ci aiutano a vestire della forma più adeguata i contenuti ai quali vogliamo dare realmente voce.

viceversa, un contenuto debordante dall'anima, scantonerà dai margini di una forma chiusa, fluirà più liberamente tracciando a sua volta il proprio corso fatto delle stesse pause e delle stesse rapide del proprio pensiero. a mio avviso questo consente al lettore di immedesimarsi e viaggiare sulla stessa lunghezza d'onda dell'autore e, in più, sostiene la mia tesi che la forma si modella sul contenuto stesso. l'unica cosa che il poeta deve fare è controllare le piene, incanalare le fuoriuscite verso il letto già tracciato.

in definitiva si tratta di un tira e molla costante in cui nessuna delle due variabili può considerarsi trascurabile, se vogliamo scrivere "poesia".





Maredinotte
00lunedì 26 aprile 2010 10:01
2) Come spieghi il dualismo fra una scrittura passionale e a volte tragica, e un modo di porti -nella vita del forum- ironico, leggero insomma tutt'altro che drammatico?



questa è la dicotomia che accompagna costantemente la mia vita, non solo all'interno del forum.
ti risponderebbe Mirella molto meglio di me [SM=g8229] ma cercherò di spiegartelo a parole sue...ehm, no...mie! [SM=g8228]

ognuno di noi è fatto di tante personalità che si avvicendano nel corso della giornata e di tutta la vita. ci sono personalità che vengono fuori quando ci si trova a relazionarsi con gli altri, alcune che bussano nei momenti di riflessione e solitudine.
nel pormi all'esterno preferisco regalare sempre un sorriso, una battuta, sdrammatizzando sulla condizione umana di fronte alla quale già normalmente ci troviamo a fare i conti. e questa non è finzione nè una forzatura imposta, ma fa parte di quel bisogno di guardare alla vita da molteplici punti di vista. e nemmeno va a discapito della conoscenza della persona Roberta che comunque non si nega la possibilità di mostrare le altre parti di sè. essere leggeri, farsi scaldare da una giornata di primavera, correre in un prato, inseguire i colori sono per me fonte di massima gioia e liberazione da quelle catene che il mondo e io stessa troppo spesso mi impongo e nelle quali resto costretta. l'ironia, invece, è quel confine tra il fuori e il dentro.
ma quando scrivo, io sono fuori dal mondo, sono sola con me stessa e mi rivolgo alla scoperta/analisi delle parti più buie di me. per me la scrittura non rappresenta un hobby puro e semplice, ma uno strumento di ascesa verso la conoscenza (discesa, verso il buio). tutte quelle domande, tutto il turbinio -drammatico perchè senza risposta- che mi tormenta, si riversa sul foglio ed io non posso fare a meno di raccoglierlo e incanalarlo, per poi leggerlo come una mappa di me stessa. ma questo avviene solo in seguito alla scrittura, è un punto d'arrivo e mai l'intento primario della mia scrittura che è fatta di sensazioni e non si pone il problema di affrontare grandi temi sociali o morali. ogni segno sul mio foglio non ha nessuna pretesa, è solo una parte di me, complicata, contorta, criptica forse, ma null'altro che quella. [SM=g8127]



ehm... ho risposto?! [SM=g8131]
_RA_
00lunedì 26 aprile 2010 12:28
Cara Roberta,
ho letto le tue risposte ...
ecco ora io vorrei prima rigirarti,
quelle che avevo posto a Leda (tanto alle femminucce poetesse le farò
sempre ...) non te le linko perchè non so farlo, ma le copio ed incolllo qui con tutto il preambolo:

io sono uno di quelli, che fa a cazzotti con la teoria che vuole
sempre e cmq distinti l'artista (il poeta) dalla persona,
essendomi abbeverato alla teoria ed alla pratica de "il personale e politico!", quindi non riesco a "fidarmi" e compenetrarmi, o meglio a dialettizzarmi con un interlocutore che è solo versi o opere e niente vita reale;
nella fattispecie, alcune coordinate, mi sembrano fondamentali:
tipo il luogo di nascita e/o dove si vive e si opera, perchè faccio mia la lezione del Zanzotto, cioè: un poeta senza un paesaggio (non solo geografico) di riferimento(anche in conflitto con esso, Guccini docet: "piccola città bastardo posto appena nato lo compresi" eccetera) non dico che non è un poeta ma è mancante di più d'una cosa ...
Poi m'interessa la sua formazione culturale (non il curriculum) cioè i suoi Maestri e le sue letture preferite e via di seguito (caratteristiche di vita esperienze inerenti l'ispirazione) ...
Ecco queste domande non le ripeterò ogni volta, e nè obbligherò a rispondermi, ma da ciò dipende lo stabilirsi d'un rapporto corretto e
dialettico, per qel che mi riguarda ...


Ora due domande peculiari per te:
- pensi che ci sia differenza tra la scrittura al maschile e al femminile?
se sì quali caratteristiche assumono nella tua?

- questa è collegata al preambolo, ma anche alla limitata lettura
(da parte mia) dei tuoi scritti, non riesco a collocarti in un paesaggio definito, non ho colto specificità nelle tue poesie,
se mi è sfuggito ti prego segnalamelo se è una scelta ti chiedo il perchè?

e collegato alle tue risposte:
(...) è vero che la scrittura è un continuo scandagliare sè stessi,
ma anche il mondo e l'Altro devono incuriosire, dare imput, ispirazioni alla poesia, tu lo fai?
se è sì dammi qualche delucidazione del come e del perchè;
se no, in qualche modo non ti sembra un tantino abitrario l'uso
"egotico" della scrittura (quest'ultimna è valida anche in termini d'analisi generale cioè al di fuori del tuo poetare)?

Ciao e grazie in anticipo
RA


Maredinotte
00lunedì 26 aprile 2010 16:15
[SM=g8218] ma quante domande?!?!?!?
tutte molto ampie. e allora, visto che o sono logorroica o sono breve. ma se fossi logorroica ci vorrebbe un intero volume, per risponderti sarò quanto più sintetica possibile.

nel mio caso poeta e persona coincidono abbastanza, ma comunque:
vivo in una cittadina ai confini con Napoli, Pozzuoli, che per vastità abbraccia un tratto di costa e si espande fino alla collina. io non vivo sul mare, ma dalla mia finestra lo vedo, così come vedo alcuni monti, come il Matese. vivo abbastanza isolata, c'è molta campagna intorno casa mia e io ho un piccolo giardino e molti animali. per questo motivo, in molti dei miei testi troverai riferimento alle piante, ma anche al mare. amo la solitudine e passo molto tempo da sola, o meglio, con i miei pelosi che preferisco di gran lunga a certi bipedi. non disdegno comunque la compagnia umana.
non ho una cultura troppo estesa (e faccio mea culpa) ma quella media impartita al liceo. sono cresciuta come molti italiani a pane e poeti del 900 e adoro -anche se Leonardo storcerà il naso- la poesia montaliana che ho letto e riletto trovandola, non solo stupenda e sempre attuale, ma anche molto affine ai miei pensieri. Montale è stato tra i miei maestri. con il web è tutto molto più semplice, comunque, e quindi, ultimamente preferisco letture di poeti contemporanei, arcinoti e meno noti ma altrettanto validi. alcuni esempi dell'ultimo tipo sono riportati nella sezione Altrementi.

ultimamente, per rispondere alla tua prima domanda riciclata ( [SM=g9295] ) preferisco le letture al femminile. certamente Amalia Rosselli, alcune delle poesie di Alda Merini, la poesia altolocata di Claudia Ruggeri e alcune poetesse minori. Trovo che nella poetica femminile ci sia una carica sensuale ed emotiva molto forte, che i concetti espressi da una penna femmina trasudino passione, dolore, a volte violenza, ma che tutto sia sempre delicato (sembra paradossale, ma è così) più etereo. le poesie femminili inseguono le emozioni, scavalcano le costruzioni logiche e volano sulla pelle. le poesie femminili sono "sensoriali", devi sentirle, prima ancora che capirle. questo non è sempre e per forza un pregio, tant'è che se dovessi dire una caratteristica della poesia al femminile, questa è quella che riesco ad individuare.
credo che anche buona parte della mia produzione abbia queste caratteristiche, ma mi è difficile identificarmi e stabilire dei paletti che riguardano la mia poetica, perchè è ancora in evoluzione (e spero lo resti per sempre) e spesso cambio il mio modo di scrivere a seconda dei momenti. questo, piuttosto, dovreste dirmelo voi. [SM=g8217]
Maredinotte
00lunedì 26 aprile 2010 16:50
alla seconda domanda mi tocca rispondere con una domanda.
cosa vuol dire che non riesci a collocarmi in un paesaggio definito? e cosa intendi per specificità?

se ti riferisci ad una collocazione geografica, alle letture che mi accompagnano, ad un tema particolare che tratto, potrei risponderti che da buona partenopea risento della malinconia insita nella città, del senso di precarietà che spesso si avverte nei miei scritti. anche la passionalità e il drammatismo che rileva Leonardo fa parte dell'anima napoletana. alcuni testi portano, addirittura, alcuni riferimenti geografici: il mare, il nome di alcune piazze.
se invece parli di un'influenza letteraria, questa non è evidente perchè ogni cosa che leggo mi dona qualcosa. ognuno di noi è tanto grande che può darci sempre qualcosa, a livello di emozioni ma anche di stile o di temi. è per questo che cerco di prendere tutto da tutti per poi rielaborare ogni cosa a modo mio.
difficilmente, ad esempio, ricordo le citazioni o gli autori, ma tutto viene assorbito e metabolizzato per diventare parte di me e di un pensiero che alla fine è solo mio.

proprio per questo motivo (e giungo così alla tua terza domanda) dall'esterno arriva sempre un input. impossibile sarebbe prendere tutto dall'interno di noi stessi.
la nostra stessa vita è legata all'unione di due persone diverse, altre. ogni giorno che noi viviamo e alimentiamo le nostre conoscenze lo dobbiamo a quello che è fuori di noi. noi non siamo altro che spugne e abbiamo la grande capacità di assorbire all'infinito anche se il grado di assorbimento e di rielaborazione dipende dalla sensibilità di ciascuno.
sì, non guardo certo solo dentro di me, ma anche fuori -pensavo di averlo ben detto nelle risposte date a Leonardo- e mi stupisce che non ti sembri così. è come un ciclo: dal mondo esterno porto dentro le mie impressioni e, per come le vivo e le sento, queste poi verranno fuori e mi saranno anche da strumento per conoscere ancora meglio me stessa.
come lo faccio? cercando sempre di non giudicare, ma con puro spirito di osservazione e per amore della conoscenza, non intesa come quella che si impara dai libri, ma conoscenza sul campo, la conoscenza dell'altro, di come si muove, di come si comporta.

non credo, però, nella poesia sociale, non credo che la poesia debba assumersi il compito di risvegliare le coscienze parlando dei problemi del mondo, perchè spesso finisce con l'essere moralistica e retorica. preferisco di gran lunga la poesia che parte da dentro per esplorare il fuori.
anche perchè, volendo parlare di arbitrarietà, la poesia sociale finirebbe per fare politica e a me, la politica, non piace.

in ogni caso, sull'arbitrarietà dell'uso egotico della scrittura, avrei parecchio da dire.
tutto a questo mondo è arbitrario, perfino le scienze esatte, perchè si riferiscono ad interpretazioni della realtà relative alla percezione e alla conoscenza che ne abbiamo.
se parliamo ad esempio di fenomeni paranormali, non vuol dire che per essi non ci sia una spiegazione, ma, semplicemente che noi, limitati come siamo, non abbiamo gli strumenti per indagarli, magari tra 200 anni potremmo farlo o magari non ci riusciremo mai. per cui tutto è arbitrario e ciò nonostante tutto può portare a riflessioni universali, pur partendo da un soggetto particolare.
indagare se stessi non vuol dire in alcun modo compiacersi, ma studiarsi e portare alla luce riflessioni e concetti che tutti, in quanto uomini, possiamo condividere.
per me la poesia è un processo che va da dentro a fuori, dal particolare all'universale, qualcosa avevo già spiegato in altri post.

portando come esempio una poesia che qui è piaciuta molto "dopo le nubi, sopra il Golgota" potrei affermare che si tratta di una poesia introspettiva ma nella quale ognuno può ritrovarsi. da essa sono scaturite discussioni sull'amore, su Dio, sulla morte, sul rapporto relazionale tra uomini. ti sembra davvero così limitato? [SM=g8192]


come ti ho detto, non sono sicura di aver compreso il senso esatto delle tue domande, perciò, se non ho risposto bene, puoi spiegarmele meglio?!

grazie a te [SM=g9495]
_RA_
00lunedì 26 aprile 2010 17:34
Roberta,
hai risposto ampliamente a quel che chiedevo,
ora non è giusto a me sembra, fare delle repliche a lavoro in corso,
trattandosi di intervista ...
posso solo dirti che su alcune cose non mi trovo d'accordo,
ma non è questo il punto ...
aspettiamo altre domamnde da parte degli altri ...
poi in seconda battuta, magari con altre domande vedrò
di ampliare la dialettica del confronto ...

Per ora Grazie assai
e a presto
RA
Maredinotte
00lunedì 26 aprile 2010 21:24
eh eh, credo di aver compreso almeno uno dei punti su cui non ti trovi d'accordo e penso tu ti riferisca alla poesia sociale.
avremo modo, naturalmente, di approfondire il discorso, ma ho davvero seri dubbi che questo genere di poesia possa servire allo scopo. sì, se ne può parlare, a patto di non scadere nella retorica, ma io non la preferisco.
d'altra parte ho affrontato a mia volta alcuni problemi sociali (l'abbandono, la distruzione ambientale, il bullismo e altri temi che riguardavano fatti di cronaca), ma si è sempre trattato di impressioni personali che non davano alcun tipo di giudizio o condanna nè indicavano una via da percorrere. altre volte li ho affrontati in maniera comica o satirica, spesso e volentieri, infine, si ritrovano all'interno di testi che non ne parlano esplicitamente, perchè la realtà ci permea e non si può non tenere conto dell'ambiente esterno.
Clodiaf0904
00lunedì 26 aprile 2010 23:34
Stasera sono un po' "suonata" come mi dice gentilmente la nostra Maredinotte in un "feroce" pvt (mi tratta male, tenetene conto [SM=g8161] [SM=g8166] ) e quindi non posso approfondire temi come quelli proposti qui dai sapienti e combattivi autori. Inoltre, come dice il poeta cortese non è forse questo il luogo, trattandosi di intervista.
Tuttavia, a caldo, devo dire:
1. Sono d'accordo con Zanzotto ma la specificità dell'origine non deve uscire fuori in modo palese. Insomma, Montale - per fare un esempio- ambienta in un paesaggio che è ligure ma non lo è nello stesso tempo, è in tutto il mondo, è dentro. Se invece per origine intendiamo il vissuto, la cultura, ecc. allora ripasso che è lunga.
2. Poesia su di sè. Sì, anche a me non piace molto e la pratico poco. Ma anche lì: è TUTTO poesia su di sè, anche se uno va sul sociale, è la propria visione del mondo che si applica al mondo! E anche se non dici "io" è quello.
3. poesia al femminile: non amo la distinzione anche se so troppo bene che è diversa da quella maschile perché siamo biologicamente, psicologicamente, in tutto diversi. Sì, a volte è come dice Mare che quella femminile va sentita ma anche no, ci sono quelle come la Annino che hanno un io poetico maschile. Ma anche qui è lunga, per ora lascio. Ma non perdiamo tempo a chiedere a un'autrice se sente di fare poesia "al femminile" che altrimenti io chiederò agli autori se sentono di farla "al maschile" e vediamo un po' che ne esce [SM=g8192]

Notte [SM=g8110]
Francesca Coppola
00martedì 27 aprile 2010 12:07
Vediamo un po', per me è estremamente difficile farti anche solo una domanda, visto che quando mi vengono in mente te le giro e basta, senza interviste ufficiali [SM=g8228] ...

Scatenando tutta la creatività possibile ( [SM=g9295] ) ti chiederei:

1. se avessi potuto scegliere il poeta o la poetessa, ma anche uno scrittore - senza limiti di tempo e spazio - con chi avresti duettato e naturalmente perchè?





*quando avrò la seconda curiosità fra le mani te ne renderò partecipe! [SM=g11405]







Diotima...
00martedì 27 aprile 2010 13:15
Robertina! [SM=g9550] Dimmi:

1) Cosa rappresenta per te la musica, cosa preferisci ascoltare e perchè?

2) Scegli :

- Un libro per l'isola deserta;
- Di entrare in un romanzo, o assumendo i panni di un personaggio che lì già esiste, o nelle vesti di uno creato ex novo da te che ti rappresenti, o proprio come Roberta! [SM=g8204] Oppure uno per ognuna delle tre opzioni! Quale e perchè.


[SM=g8322]
Maredinotte
00martedì 27 aprile 2010 20:15
rispondo veloce veloce alla domandina di Francesca, poi Chiaretta... tu mi chiedi sempre troppe coseeee!!! [SM=g8118] passerò poi.


quindi, a duettare a volte l'ho fatto (senza che loro lo sapessero) con diversi poeti, tempo fa duettai perfino con Catullo. [SM=g8228]
ma oggi ci pensavo e, pensando pensando, mi sono tornate in mente le poesie di Eduardo. ecco, vorrei duettare proprio con lui!
intanto per rivendicare le mie origini e per imparare, finalmente, a scrivere in un corretto dialetto napoletano, poi perchè è una poesia che in un certo senso mi è vicina e lontana allo stesso tempo.
lo stile è diversissimo dal mio, tuttavia, Eduardo parte da oggetti e cose comuni, quotidiane e da esse lascia scaturire riflessioni sempre interessanti. usa gli oggetti stessi in maniera simbolica e tutta la poesia diventa una metafora, o sarebbe meglio dire "allegoria"?
e poi è bellissimo, perchè tra la malinconia onnipresente nelle sue parole, fa sempre capolino anche la solita vena ironica che lo contraddistingue.

ne riporto una, tanto per...


'a... b... c... d...


Nu fugliett' 'e quaderno aggiu truvato
ncopp' a nu marciapiede. Pè capì
che steva scritto me l'aggiu piglaito.
Lettere grosse e storte: A... B... C... D...

Mille quaderne, mille guagliuncielle:
scriven' eguale, 'o stesso, a chell'età.
Però quanno se fanno grussicielle,
stu carattere eguale chi t' 'o dà?

Nun capisco, se guastano p' 'a via,
nun trovano cchiù pace... ma pecché?
Stùriano pè cagnà calligrafia
e ognuno scrive cumme vò parè.

Ce hanno criato ' na manera sola,
chi cagne è pè superbia,
t'ho dich'j'...
'E guaglinucielle, quanno vann'a scola,
scriveno tutte eguale: A... B... C... D...

1930

[guagliuncelle: ragazzetti; chi t' 'o dà: dove lo trovi; stùriano: studiano, si danno da fare; cagnà: cambiare; paré: sembrare]
Clodiaf0904
00mercoledì 28 aprile 2010 07:28
Re:
Maredinotte, 27/04/2010 20.15:

rispondo veloce veloce alla domandina di Francesca, poi Chiaretta... tu mi chiedi sempre troppe coseeee!!! [SM=g8118] passerò poi.


quindi, a duettare a volte l'ho fatto (senza che loro lo sapessero) con diversi poeti, tempo fa duettai perfino con Catullo. [SM=g8228]
ma oggi ci pensavo e, pensando pensando, mi sono tornate in mente le poesie di Eduardo. ecco, vorrei duettare proprio con lui!
intanto per rivendicare le mie origini e per imparare, finalmente, a scrivere in un corretto dialetto napoletano, poi perchè è una poesia che in un certo senso mi è vicina e lontana allo stesso tempo.
lo stile è diversissimo dal mio, tuttavia, Eduardo parte da oggetti e cose comuni, quotidiane e da esse lascia scaturire riflessioni sempre interessanti. usa gli oggetti stessi in maniera simbolica e tutta la poesia diventa una metafora, o sarebbe meglio dire "allegoria"?
e poi è bellissimo, perchè tra la malinconia onnipresente nelle sue parole, fa sempre capolino anche la solita vena ironica che lo contraddistingue.

ne riporto una, tanto per...


'a... b... c... d...


Nu fugliett' 'e quaderno aggiu truvato
ncopp' a nu marciapiede. Pè capì
che steva scritto me l'aggiu piglaito.
Lettere grosse e storte: A... B... C... D...

Mille quaderne, mille guagliuncielle:
scriven' eguale, 'o stesso, a chell'età.
Però quanno se fanno grussicielle,
stu carattere eguale chi t' 'o dà?

Nun capisco, se guastano p' 'a via,
nun trovano cchiù pace... ma pecché?
Stùriano pè cagnà calligrafia
e ognuno scrive cumme vò parè.

Ce hanno criato ' na manera sola,
chi cagne è pè superbia,
t'ho dich'j'...
'E guaglinucielle, quanno vann'a scola,
scriveno tutte eguale: A... B... C... D...

1930

[guagliuncelle: ragazzetti; chi t' 'o dà: dove lo trovi; stùriano: studiano, si danno da fare; cagnà: cambiare; paré: sembrare]



Non c'entra niente con l'intervista ma faccio un inciso: che grande questo tipo di poetica, così semplicemente dolente, così umana! Mi piace sempre tanto!
(Sìsì: allegoria va bene in quel caso [SM=g8139] )



Francesca Coppola
00mercoledì 28 aprile 2010 12:55

vedi vedi che pure la mia domandina veloce veloce sortisce qualche effetto [SM=g8166] e aggiungiamo così un'altra tessera a questo mosaico!

[SM=g8322]


Ecat Mel
00mercoledì 28 aprile 2010 15:40
1) Ognuno di noi ha un Sogno, quello per cui saremmo disposti a tutto: Robertina ci dici qual'è il tuo? [SM=g8217]

2) "Non vale la pena avere la libertà se questo non implica avere la libertà di sbagliare."
In questa frase c'è racchiuso qualcosa di molto importante, che ha a che fare con l'agire e con la scelta. Mi piacerebbe avere la tua opinione in proposito.
[SM=g8068]

MIre

Maredinotte
00mercoledì 28 aprile 2010 22:19
sìsìsì, sortisce effetti, Francy! [SM=g8068]
[SM=g11405] sì, Clodia... è una poesia umana e per questo, credo, mi piace tanto.

certo che voi due (Mire e Chiara) domandine facili, eh?! [SM=g8168]



1) Cosa rappresenta per te la musica, cosa preferisci ascoltare e perchè?


La musica…
La musica è parte integrante della vita, un pezzo d’arte che si diffonde nell’aria e che ci permea anche involontariamente. È anche in grado di aggiustarci una giornata storta e così di condizionare la nostra vita.
Credo che l’uomo ami tanto la musica e la ricerchi in quanto componente intrinseco nell’essere umano.

Per me, a seconda dell’umore, è un momento di relax, di concentrazione, di forte emozione. Accompagna i momenti tristi e malinconici, così come quelli allegri e mi conforta, talvolta. Da qui il fatto che non ho un genere che ascolto sempre, ma mi piace variare dal rock energico, alle ballate malinconiche, dal soul al jazz, dalla musica internazionale ai cantautori-poeti italiani, grandi e non. L’importante è che mi dia un’emozione. Rifuggo i neomelodici e alcuna musica pop troppo commerciale, così come la musica da discoteca in generale.

stamattina ho ascoltato un gruppo che non conoscevo e mi è piaciuto. Loro sono gli Elisir. Vi posto una canzone




2) Scegli :

- Un libro per l'isola deserta:
un manuale per la sopravvivenza!!

- Di entrare in un romanzo, o assumendo i panni di un personaggio che lì già esiste, o nelle vesti di uno creato ex novo da te che ti rappresenti, o proprio come Roberta! Oppure uno per ognuna delle tre opzioni! Quale e perchè.


un personaggio che mi si incolla addosso è Mario di Due di due. un romanzo che ho letto al liceo e che mi piacque molto perchè mi rappresentava, così come raccoglieva storie di vita che stavo vivendo e parte dei miei sogni. l'ho riletto anche recentemente e ne ho scoperto sfumature che non ricordavo. bhe, io ero Mario e lo sono tutt'ora. ma spiegherò più avanti, perchè la risposta fa parte di quella alle domande di Mirella.

Se dovessi entrare in un libro invece, mi piacerebbe essere una aristocratica e libertina donna inglese in viaggio a Shangai, vista dagli occhi di Novecento. Quindi mi immagino di entrare nel libro come figura secondaria, essere nella fantasia del protagonista e vivere attraverso i suoi occhi. Perché? Mah… non lo so. È una follia che ho appena pensato. Probabilmente perché il fatto che Novecento riesca a vedere posti che non ha mai visto attraverso gli occhi della gente, mi è rimasto impresso. E perché un’aristocratica e libertina donna inglese? …perché quante libertine inglesi avete mai visto? [SM=g8228] e poi perché vorrei vedere come ci si sente ad essere altro da me.



grazie Chiara per le tue domande, spero di averti soddisfatta [SM=g8217] intanto io mi sono divertita a risponderti. [SM=g8155]

scusate se rispondo a puntate e vado a rilento e se partecipo poco al forum, ma questi giorni sono parecchio incasinati...
torno domani, se riesco, a rispondere anche a Mire.

[SM=g11405]
Diotima...
00mercoledì 28 aprile 2010 23:50
Sì sì, mi hai soddisfatta...a parte il libro per l'isola deserta! [SM=g8217] XD Non esistono manuali di sopravvivenza per isole deserte...prima devi andarci, e se vuoi poi lo scrivi tu! [SM=g8229]

Uh, è da un po' che voglio leggere qualcosa di De Carlo...per anni ho cercato "Arcodamore" ma non l'ho ancora trovato...!
Novecento! Ottima scelta! Anche a me piacerebbe salire su quella nave...ricordo di averti detto che questo è fra i miei preferiti di Baricco e in particolare sono rimasta colpita dal passo finale...

Non conoscevo gli Elisir! Grazie dell'opportunità di questa scoperta, ora ascolto il video che hai postato.
Penso che sia bello saper variare, essere eclettici in campo musicale.
E sono d'accordo, la musica è come una componente dell'uomo, però -in generale- dovrebbe imparare a considerarla di più come arte oltre che come specchio dei suoi sentimenti e stati d'animo. [SM=g8320]

Grazie a te Roby! E' un piacere leggere tutte le tue risposte!! [SM=g11405]
Maredinotte
00giovedì 29 aprile 2010 00:03
il manuale delle giovani marmotte?! [SM=g8229]
eddai, volevo farti ridere!!

tempo fa, girando per le bancarelle dei libri, fui rapita dal volto di una bambina sudafricana ritratto su un libro di Kapuscinski e lo comprai.
è un libretto molto piccolo e si chiama "Lapidarium". non è un romanzo, nè un saggio, nè un documentario, ma una raccolta di riflessioni dell'autore reporter che spaziano su molti argomenti, saltando qua e là tra pezzi di storia, personaggi, racconti di viaggi, riflessioni filosofiche. bhe, io mi porterei quello e ne leggerei una pagina per ogni volta che avrei voglia di pensare e di andare in giro per il mondo, pur ferma di fronte al mare e seduta sulle calde spiagge della mia isola deserta.

per quello che riguarda due di due e novecento, sono due libri che mi porto nel cuore. sono sentimentale, io! [SM=g8127]
di de carlo ti consiglierei anche di noi tre, che molto assomiglia a questo. direi che una volta letto il primo, è d'obbligo il secondo. ;)
arcodamore non ho mai avuto voglia di leggerlo, ad esempio e anche alcune recensioni me lo hanno scartato.
di novecento, forse ti dissi, andai a vedere una rappresentazione teatrale... oltre che naturalmente il film, quando uscì. la scena finale è molto toccante, ma direi che nella sua compattezza, è un concentrato di riflessioni e di emozione tutto da gustare.

ma si vede che lo adoro?! ahahahahaha
c'è anche molto di meglio, in giro, ma è tutta questione d'affetto. [SM=g8362]

dimmi degli Elisir, poi. [SM=g8204]

baciotti
Diotima...
00giovedì 29 aprile 2010 00:15
Oh vero, il manuale delle GM!! Non ci avevo pensato! [SM=g8119] Questo non fa onore ad una che è cresciuta con le avventure di paperi e topi!! [SM=g8229]

Ecco, questa mi piace di più^^... Ancora una volta emerge la tua sensibilità. [SM=g8320]

Capisco l'affetto rivolto ai libri (e non solo)...anche per me è così. Infatti nonostante non li indicherei come i capolavori assoluti della letteratura mondiale, e nel tempo sia cresciuta, resto sempre legata a "Oceanomare" di Baricco e, parlando di letture più recenti, in modo molto simile sono rimasta colpita da "L'eleganza del riccio" di Muriel Barbery.
Dimenticavo: Arcodamore anni fa mi aveva colpito molto per una copertina raffigurante un violino [SM=g8217]

Ma mi sto mettendo a parlare di me nella tua intervista! [SM=g8228]

[SM=g11405]
Clodiaf0904
00giovedì 29 aprile 2010 20:59
Ho io adesso una domanda per te [SM=g8110]

Quali sono le poesie - di qualsiasi epoca e di qualsiasi "etnia" - sulle quali hai letteralmente pianto? Sì, proprio pianto calde lacrime (e non in senso negativo!) perché l'emozione era così forte da non sopportarla.

Dimmi [SM=g8155]





Maredinotte
00lunedì 3 maggio 2010 12:06
Ecat Mel, 28/04/2010 15.40:

1) Ognuno di noi ha un Sogno, quello per cui saremmo disposti a tutto: Robertina ci dici qual'è il tuo? [SM=g8217]

2) "Non vale la pena avere la libertà se questo non implica avere la libertà di sbagliare."
In questa frase c'è racchiuso qualcosa di molto importante, che ha a che fare con l'agire e con la scelta. Mi piacerebbe avere la tua opinione in proposito.
[SM=g8068]

MIre






Mammamia, quanti giorni ho lasciato passare... ammetto di aver aperto la finestra per rispondere un sacco di volte e poi averla richiusa dopo aver scritto per mezz'ora. Vediamo se questa è la volta buona.

Probabilmnente verrà fuori qualcosa di molto lungo, perchè ragionerò ora, ad alta voce.

Ognuno di noi ha un sogno? forse è vero, ma non tutti sanno qual è. allora sarebbe meglio dire che ognuno di noi ha necessità e bisogno di realizzarsi per stare bene. la parte più difficile di tutte sarebbe capire in che modo ci si sentirebbe realizzati al punto da stare bene con se stessi e con gli altri, sempre.
il mio sogno sarebbe banalmente quello di essere felice, un numero abbastanza di istanti tali da poter affermare di esserlo concretamente, pur affrontando le avversità che la vita mi riserva.
parlavo a Chiara di Mario, la voce narrante del romanzo di De Carlo "due di due". le dicevo di come mi rispecchi nella sua figura e nei suoi sogni, che infine realizzerà. difatti, superata l'adolescenza come un ragazzo timido e un po' sfigato che vive all'ombra dell'amico carismatico (amico che non perderà mai, nonostante lunghi periodi di assenza) e dopo una serie di esperienze di vita e traversie volte alla ricerca di se stesso e del suo sogno, decide di andare via dalla grigia e soffocante Milano, dalla vita meccanica e stantia che conduce, per vivere isolato nel cuore della campagna umbra, a contatto ed in armonia con la natura. lì costruirà la sua casa con materiali ecocompatibili e si creerà il suo paradiso personale riscoprendo quelli che sono, per lui, i valori fondanti di un’esistenza piena. L’amore. Quello per la vita, per la natura, per le persone che si hanno accanto.

sembra banale dirlo, ma io vorrei vivere di una vita pura, renderla piena lavorando ad un progetto che mi faccia sentire di fare qualcosa di utile per il mio intorno, trovare una persona disposta a farlo con me e creare un piccolo angolo di paradiso pronto ad accogliere chiunque voglia farne parte e armonizzarsi con esso.

non so ancora che cos'è, ma poichè credo che le opportunità ci passino sempre accanto, so che la riconoscerò e da quel momento mi impegnerò per raggiungerla.

naturalmente qui subentra la risposta alla seconda domanda.
come si fa a decidere se bisogna agire oppure no? bisogna andare incontro al proprio "destino" (che brutta parola) o attendere che un'opportunità ci passi accanto? e se agendo camminassimo nel verso opposto e così facendo ci allontanassimo da essa?

Ognuno di noi ha, secondo me, una specie di missione da compiere. Non proprio un destino, perché non amo questa parola, bensì una predisposizione verso qualcosa in particolare. Tutti gli esseri viventi e non ce l’hanno, perché tutti hanno una utilità all’interno del ciclo della vita, così come della catena alimentare. Per gli animali, la strada è dettata dall’istinto, negli esseri umani la cosa è un po’ più complessa, perché subentra la ragione che frena o spinge verso percorsi errati.

E allora la mia risposta è che per trovare quella strada, bisogna batterne tante, e quindi anche quelle sbagliate, seguendo le proprie propensioni semplicemente vivendo e, in ogni circostanza, dare il meglio di sé.

Se si è già individuato il proprio sogno –anche se non è assolutamente detto che sia poi fonte di vera soddisfazione- lo si deve inseguire in ogni modo, a costo di sbagliare.

In buona sostanza, per me l’importante è vivere senza risparmiarsi perché non esiste giusto e sbagliato, nella vita. Nessuno potrà indicarci la strada, nessuno ci assicura che quella che percorriamo sia quella giusta, tra le infinite possibilità che ogni scelta ci mette davanti, nessuno ci può dire se un’altra scelta ci avrebbe condotto alla verità. e infondo, ognuno trova la sua verità durante il percorso, nell'errore.


Maredinotte
00lunedì 3 maggio 2010 13:34
Re:

Ho io adesso una domanda per te [SM=g8110]

Quali sono le poesie - di qualsiasi epoca e di qualsiasi "etnia" - sulle quali hai letteralmente pianto? Sì, proprio pianto calde lacrime (e non in senso negativo!) perché l'emozione era così forte da non sopportarla.

Dimmi [SM=g8155]





bhe, devo ammettere che piango di più leggendo i romanzi. piango sempre, o quasi! ahahahah

per le poesie, io credo che derivi molto dallo stato d'animo dell'istante preciso in cui le leggiamo. non c'è una poesia che ad ogni lettura mi abbia commosso allo stesso modo.

una volta piansi leggendo "forse un mattino andando in un'aria di vetro" - Montale, una volta ho pianto leggendo "non voglio che tu muoia" - Merini.

una volta ho pianto ascoltando le seguenti parole di un poeta cubano: Reynaldo Arenas

THE PARADE ENDS

"Cammino lungo strade sprofondate, per le fogne che si disfano davanti a edifici che devi schivare, perchè ti cadrebbero addosso, davanti a facce torve che ti scrutano e ti giudicano, davanti a negozi chiusi, mercati chiusi, cinema chiusi, parchi chiusi, caffè chiusi, che a volte espongono cartelli polverosi giustificazioni e chiarimenti, CHIUSO PER RESTAURI, CHIUSO PER RIPARAZIONI. Che genere di riparazioni? Quando saranno finite queste cosidette riparazioni? O almeno, quando inizieranno? Chiuso…chiuso…chiuso… tutto chiuso… Io arrivo, apro innumerevoli lucchetti e salgo di corsa scale di fortuna. Eccola lì, mi stava aspettando. La prendo, le tolgo la custodia e contemplo la sua forma polverosa e fredda. Le tolgo la polvere e comincio ad accarezzarla. Delicatamente le pulisco il retro, la base e i lati. Mi sento disperato e felice con lei, passo le dita sui suoi tasti e improvvisamente tutto si mette in moto. Un tac tac, un tintinnio, la musica comincia piano piano, poi più veloce ora, a tutta velocità. Mura, alberi, strade, cattedrali, volti e spiagge, celle, piccole celle, celle enormi, notti stellate, piedi nudi, pini, nuvole, cento, mille, un milione di pappagalli, uno sgabello e una pianta rampicante. Rispondono tutti e accorrono tutti al mio richiamo. I muri retrocedono, il tetto non c’è più e tu fluttui con naturalezza, fluttui, galleggi, sradicato, trascinato, innalzato, sollevato, trasportato, immortalato, salvato e tutto per quella minuscola e continua cadenza, per quella musica, per quel tac tac incessante.”

e una volta leggendo la poesia di uno come noi. si chiama Alex Manunta e questa poesia mi ha coinvolto fino allo spasimo.

Coraggio

per aver perduto
hai perso, e
senza coraggio

..

non è solo l'infanzia
in quel sorriso armato
duro da smantellare
come tutto quello, che poi
sta ad un cielo mantenere lì
da rimanerci appesi
con il collo piegato a foglio
e una fronte
un vassoio di luce
e sonno:
è sempre tanto il sonno

-Coraggio-

anche le pietre ne hanno
rotolate ai piedi
di un monte di mira
dell'alto di un impatto di echi
per quell'urlo cacciato al tempo
ora così perennemente andato
a trascorrere il silenzio
dopo il rumore
dopo tutto il rumore
del vento a tormentare i rami
a sollevare polvere
ad abbottare vele ormai lontane
sparite con tutto l'orizzonte

-Coraggio-

accettati per come non sei
gioisci di quello che hai avuto
e non interrogarti
se lasci ad indurire una risposta
all'aria dei giorni mandati
ai morsi dell'ombra
al buio della credenza come il pane
che non si è consumato
perché è troppo vile l'appetito
e troppo tarda è la fame

-abbi coraggio, e pensa-

quanta è la fortuna
ad essere sciocchi
e potere ancora ridere
e poter piangere
per un niente

..davvero

per un niente.




non chiedetemi il perchè. [SM=g8127]




Maredinotte
00mercoledì 5 maggio 2010 20:18
qualcuno mi ha fatto notare la genericità delle mie risposte. in effetti sono stata parecchio aleatoria, e non perchè non avrei voluto spogliarmi di fronte a tutti voi, ma per la confusione che ho nella testa, per le mie personalità che combattono continuamente e che non mi fanno capire niente. allora, prima che sopraggiungano le altre domande, oggi metterò tutto sul banco... [SM=g8218] (palula...)

in linea di massima sì, avrei un sogno molto ambizioso che è somma di tre sogni a loro volta ambiziosi e che si scontrano con quella parte pigra, paurosa, indecisa e insicura di me che non mi ha consentito ancora di AGIRE per mettermi sulla strada di quei sogni. non so come e se si potranno realizzare e questo mi mette paura. ma d'altra parte sono sogni, no? i sogni sono sempre grandi! [SM=g8204]

...mi piacerebbe costruire e vivere un villaggio ecocompatibile, che sfrutti le energie della terra senza per questo deturparla e impoverirla (tanta è l'energia e il potenziale inutilizzato di questo nostro pianeta, tanto ne viene sprecato ogni giorno, a discapito del nostro benessere e di quello della Terra, e a vantaggio esclusivo di pochi) un posto dove l'armonia regni sovrana e in cui poter stare a contatto con la natura e gli animali, salvarli tutti, metterli al sicuro. vorrei vivere in un luogo in cui tutti abbiano rispetto per qualunque forma vivente e scrivere, come faccio ora, ma meglio.

ma poi mi dico che non faccio abbastanza per realizzarli questi sogni, e allora penso che forse non è quello che voglio davvero, che forse c'è ancora altro per me, che infondo ci si può sentire realizzati in tanti modi. ho paura di non riuscirci perchè costretta da sbarre che la quotidianità mi impone e in cui io stessa mi relego. in una normalità che mi sta stretta, che non mi piace e nella quale, per la stessa paura di ricaderci, potrei restare. ma se nel mio piccolo faccio già ognuna delle cose che vorrei vedere realizzate in grande, questo non mi basta.

sono utopie, o progetti realizzabili?
è il grosso dilemma che mi pongo ogni giorno...


contenta Mire, ora?! [SM=g8118]
Ecat Mel
00giovedì 6 maggio 2010 11:13
[SM=g8217] ah, alludevi a me? [SM=g9295] [SM=g8228]

io credo che ognuno di noi ha un suo tempo per maturare ciò che ha dentro. Ci sono atleti che per compiere grandi imprese si preparano, studiano, ricercano, si allenano, provano e scelgono alla fine quello che è meglio per loro. Difficile scegliere quando non si mette il naso fuori di casa, quando ci si lascia cogliere dalla pigrizia e non parlo di quella fisica, ma di quella spirituale, quella che accende tutti i nostri desideri. Ma tu lo sai, mia cara Grande Roberta, in fondo le mie domande per te erano mirate a dare luce alle tue ali, quello che conta è coltivarli i sogni, proteggerli e farli crescere, anche pian piano: siamo noi che plasmiamo la nostra vita, secondo la nostra misura e ... sbagliando si impara...
ti abbraccio [SM=g8322] forte forte, lo sai quanta stima e affetto ho per te. [SM=g8068]

Mire
Francesca Coppola
00venerdì 7 maggio 2010 17:37

Sentivo le tue urla supplichevoli che mi pregavano di farti la seconda domanda [SM=g8166] ...

e allora eccomi pronta:

- come definiresti la tua poetica?
cioè se dovessi introdurla, se dovessi spiegarla, cosa diresti?






Maredinotte
00venerdì 7 maggio 2010 19:47
non vedevo l'ora, infatti! [SM=g9295]

scusa, ma che domanda è? ahahahaha di solito è il critico a parlare della poetica di un autore, giammai l'autore stesso ad introdursi!!! [SM=g8185] [SM=g9295]

in pratica è una domanda che non mi sono mai posta perchè, ingenuamente, penso che chi lavora sistematicamente ad un progetto, stabilendo temi e tempi, definendo come e perchè scrivere, ma soprattutto cosa, non possa definirsi "poeta", nel senso più romantico del termine. può di certo saper scrivere poesie e può saperlo fare molto bene, ma manca di quel fervore, della follia necessaria all'artista. (si badi bene, mi sento poeta nell'anima, ma ciò non vuol dire che io sia una artista seria)

in questo senso, ingabbiare la mia poesia in una poetica mi viene difficile, perchè in maniera molto disordinata io scrivo quello che mi viene in mente.
le definizioni poi non sono il mio forte, ma vedrò di fare il possibile!

in linea generale potrei dire che le mie poesie sono a largo spettro. si basano per lo più sulle mie emozioni, non vogliono dare definizioni oggettive della realtà, ma toccano, di volta in volta, ciò che mi colpisce e lo reinterpretano secondo la lente deformata della mia anima. allora talvolta possono trattare brutali fatti di cronaca, argomenti seri come la guerra, l'abbandono, l'inquinamento, ma tutto risulta filtrato e poi rimescolato insieme ai sentimenti che tutto ciò mi provoca.
potrei dire, come a volte anche Chiara ha detto, che la mia è la poesia delle piccole cose, una poesia che nel particolare trova l'universale ma anche che, viceversa, partendo da ciò che vede fuori va a cercare ciò che suscita dentro e come una fisarmonica è un qualcosa che si allarga e si restringe continuamente. è una poesia di ricerca incessante, uno scavo infinito che vuole arrivare al centro delle cose.
a livello di stile non saprei dire. quello che faccio è viaggiare attraverso le immagini del quotidiano e cercarne il messaggio. tendenzialmente vorrei che fosse semplice e di sicuro lo è nel lessico che curo e plasmo sul suono, adattandolo alla mia musica interiore, ma che certamente non ha bisogno del dizionario per essere compreso. ma mi rendo anche conto che spesso, alcune metafore restano incomprensibili al lettore meno attento. non è certo una poesia che si lascia penetrare a fondo alla prima lettura ma, d'altra parte, non è ciò che desidero. [SM=g8166]


ma poi me lo dite voi, com'è la mia poetica? [SM=g8228]
Francesca Coppola
00venerdì 7 maggio 2010 21:57

ma come che domanda è?
io la trovo una domanda interessante che permette di parlare di sè con molta libertà, senza gabbie. Ognuno esprime qualcosa, non è uno stile definito o una tematica specifica, piuttosto è un modo di vedere, di sentire delle cose e trasmetterle. Questo fa di noi, persone diverse, persone con intenti e punti di vista, con desideri e paure proprie.
Ecco Robs tu hai parlato di te, quello era l'intento.
Ora per me la tua poetica è la maggior parte pura armonia, equilibrio o voglia di tale, sembra tendere alla calma, talvolta alla passione, alla ricerca delle piccole cose che si fanno grandi e così una ninna nanna diventa la più bella buonanotte, un gesto è ricordo indelebile, la natura è il quadro mai dipinto. La tua poetica è l'espressione della ricerca di tutto quello che ci circonda plasmato dal tuo stato d'animo.


Maredinotte
00venerdì 7 maggio 2010 23:29
ma certo Francy, scherzavo! non hai visto che ridevo? [SM=g8204]
è una buona domanda, che mi ha messo di fronte ad una riflessione su me stessa.

la tua risposta mi solleva, perchè allora, quello che sento e che cerco, arriva anche al lettore... è importante! [SM=g8127]
Grazie! [SM=g9495]


e Mire, non ti ho risposto prima ma quando ieri ti ho letto mi sono commossa, tanto da restare senza parole. [SM=g11405] quando dico che tu sei per me come uno specchio che mi si pone davanti e mi costringe a guardarmi nel profondo, lo dico sul serio, e per questo ti ringrazio, tanto tanto! [SM=g8362]

il resto lo sai [SM=g8322]
Francesca Coppola
00sabato 8 maggio 2010 13:10

ti prendevo in giro Rob! [SM=g8166]
è solo che ti ho risposto dal netbook e non ho inserito le faccine, perchè mi ero esaurita a riscriverla l'ennesima volta, perchè senza volerlo chiudevo la pagina. [SM=g10631]


[SM=g9295]
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