Via crucis, con buche

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Nihil.
00mercoledì 2 novembre 2011 10:19
1

Non dire che non ti piace
il sedile posteriore
ho tirato il freno,
acceso le luci d'emergenza
anche se passasse qualcuno
vedrebbe due ombre, nude - miagolanti
raccontarsi di sere a sbattere la testa
rubrica aperta, chiavi in mano
cercando un numero da chiamare
qualcuno che dica Eccomi
senza ghignare.

2

lo sai, mi piacciono le cose strane
l'estasi della tangenziale
quando non passa nessuno, e sei solo
strada libera e te ne puoi fregare
delle uscite per borghi che non conosci
e in cui non ti vuoi fermare,
il finestrino basso
lascia che l'acqua entri,
ci purifichi un poco
siamo troppo sporchi, consumati
ingiustificati nel nostro nasconderci
dietro gli interni appena sballati.

3

certo è strana questa pianura padana
la vedo scorrere di striscio,
il retrovisore lato notte, metto la sesta
alla radio non fanno niente, cambio canale
mi sintonizzo sulle interferenze, queste sì
mi prendono, fanno da soundtrack
ai capannoni che bruciano come comete
a questo strazio della nebbia che ci avvolge
e balbetta, nell'alfabeto dei morti.

4

pieno centro, con gli abbaglianti
tanto non c'è nessuno, la chiesa è vuota
la campana rintocca, si confonde
col navigatore che fra 200 metri
mi dirà di girare, prendo una buca
l'ESP tiene, ho solo un piccolo sobbalzo
come un risveglio da questo sonno
che prende auto, uomini e animali
siamo tutti tesi, come cavi
potrebbe apparire Cristo o un fantasma
un segno, una salvezza
invece da dietro sento la sua voce
scazzata, hai sbagliato strada

poi una ronfata,
leggera come un amen.






Francesca Coppola
00mercoledì 2 novembre 2011 10:34

in questa ci trovo più spunti interessanti, ma la tua idea - a quanto mi sembra- è quella di dissacrare e in certi casi smorzare/sdrammatizzare e ci sento tanta ansia del dire, caratteristica che prima non vedevo nei tuoi testi, a mio parere più asciutti e incisivi. L'ho letta ad alta voce, non so se ci hai provato pure tu, ma s'inceppa parecchie volte e la lunghezza non aiuta.



daltonsuperfux
00mercoledì 2 novembre 2011 12:50
secondo me e sempre secondo me i temi che affronta nihil sono giusti, sono le parole che sono sbagliate.
Versolibero
00mercoledì 2 novembre 2011 20:57
Francesca Coppola, 02/11/2011 10.34:


in questa ci trovo più spunti interessanti, ma la tua idea - a quanto mi sembra- è quella di dissacrare e in certi casi smorzare/sdrammatizzare e ci sento tanta ansia del dire, caratteristica che prima non vedevo nei tuoi testi, a mio parere più asciutti e incisivi. L'ho letta ad alta voce, non so se ci hai provato pure tu, ma s'inceppa parecchie volte e la lunghezza non aiuta.



Secondo me non dissacra ma interpreta (interpreta chi dissacra), ma per dissacrare bisognerebbe aver vissuto il sacro ed essersene allontanati, invece ho la vaga impressione che, nella fotografia del reale, di sacro non vi sia proprio niente, e quindi temi e linguaggio diventano speculari, anche la musicalità cede a elementi di rottura (questo detto in generale sull'ultimo filone 'dissacrante')


però, Francesca e leonardo, mi chiedo: e se cambiasse la versificazione (con qualche modifica)?
Vediamo cosa ne viene fuori


1

Non dire che non ti piace il sedile posteriore,
Ho tirato il freno, ho acceso le luci d'emergenza

passasse qualcuno
vedrebbe due ombre nude, miagolanti
raccontarsi di sere a sbattere la testa

- rubrica aperta, chiavi in mano -
cercando un numero da chiamare,
qualcuno che dica eccomi
senza ghignare.

2

lo sai,
mi piacciono le cose strane
l'estasi della tangenziale quando non traffica nessuno
sei solo strada libera e te ne puoi fregare
delle uscite per borghi in cui non vuoi sostare

non chiudo il finestrino quando piove
lascio che l'acqua entri, ci purifichi

siamo troppo sporchi, consumati
..........

etc.


Ecco, senza nessuna pretesa di averne migliorato la lettura, ho avvertito anch'io qualche inceppatura


Questo finale però lo cambierei, ma non ho idea su come:


ingiustificati nel nostro nasconderci
dietro gli interni appena sballati.




nessuna modifica alla 3, che ritengo la più riuscita e compiuta in sé:


certo è strana questa pianura padana
la vedo scorrere di striscio,
il retrovisore lato notte

metto la sesta
alla radio non c'è niente, cambio canale
mi sintonizzo sulle interferenze, queste sì
mi prendono, fanno da soundtrack
ai capannoni che bruciano come comete
a questo strazio della nebbia che ci avvolge
e balbetta, nell'alfabeto dei morti.



(per 'soundtrack' però ho dovuto chiedere a San Google [SM=g8204] )


ottima anche la 4, solo non mi piace "la sua voce scazzata": incrostata, metallica, annoiata, a seconda... insomma tutto ma non scazzata

e su "ronfata" ci devo pensare...

ciao
Nihil.
00mercoledì 2 novembre 2011 21:55
Devo ammetterlo, è una delle poche volte in cui ho difficoltà a capire a cosa si riferiscono esattamente i commenti [SM=g8320]

Francy: la mia idea non è quella di dissacrare, ma di lasciare in sospeso attraverso l'ironia... questa è una poesia religiosa in piena regola, anche se i riferimenti sono ben nascosti perché non mi interessa fare poesia confessionale. A livello di forma, è ancora parecchio acerba, questa è poco più di una bozza, soprattutto la 2 si inceppa, tanto che la eliminerei dalla versione definitiva, le altre hanno bisogno di una versificazione migliore, e di essere asciugate in qualche punto.

Dalton: ti giuro che non capito cosa volessi dire... ti riferisci al linguaggio, alle immagini o alla forma?

Rosanna: onestamente io manterrei la versificazione simil prosa, magari lavorando di più sulla musicalità dei singoli versi, secondo me per come è impostata a livello di senso (il racconto di strada) questa versificazione è adeguata, il problema sta soprattutto nella 2, e forse nella 4, troppo prolissa e dettagliata. Per quanto riguarda i termini, "scazzata" mi dà quel senso di slang che estrania dalla serietà mortale della chiusa, poi rende bene quello stato in cui tu svegli di colpo una persona e questa ancora in dormiveglia ti manda a fanculo con il tono ma non con il termine. Come detto la 2 la eliminerei, oppure la riscriverei abolendo gli ultimi 3 versi, troppo scontati rispetto al resto.

ditemi voi




daltonsuperfux
00mercoledì 2 novembre 2011 22:40
rido. secondo me quello che scrivi potrebbe essere reso con maggiore efficacia adottando scelte lessicali differenti. è come se la tua ansia di dire la tua esperienza mettesse in secondo piano "le parole", ma solo le parole possono innalzare la tua esperienza al di sopra del livello individuale, non l'esperienza stessa.
Francesca Coppola
00giovedì 3 novembre 2011 11:51

sì, è decisamente ironico, scusami sono io che mi sono spiegata male.
Ma per fare questo tipo di poesia, a mio parere, dovrebbe esserci tipo una serie di "stoccate" un po' fredde, di sicuro asciutte ed invece, tutto mi appare contorto, tanto che si necessitano più letture e alla fine ti resta l'insoddisfazione.





Versolibero
00giovedì 3 novembre 2011 23:31
Re:
Nihil., 02/11/2011 21.55:

il problema sta soprattutto nella 2, e forse nella 4, troppo prolissa e dettagliata. Per quanto riguarda i termini, "scazzata" mi dà quel senso di slang che estrania dalla serietà mortale della chiusa, poi rende bene quello stato in cui tu svegli di colpo una persona e questa ancora in dormiveglia ti manda a fanculo con il tono ma non con il termine.



Non mi riferivo al senso bensì al suono; se non sbaglio hai già usato in un altra poesia lo stesso termine; è che trovo maggiore intensità nella 3 e 4, ma i due termini in rima (scazzata\ronfata) non so, mi sembra che banalizzino.

Per quanto riguarda la quarta non la trovo così dettagliata e prolissa, a volte togliere ad ogni costo una parola o una frase fa cascarne l'equilibrio, e a me sembra che alla lettura la 4 funzioni e dà proprio il senso dello spostamento e del viaggio in cui bisogna visualizzare i particolari

Ti segnalo solo la ripetizione di "prende" e "prendo", che non avevo notato, evidentemente la musicalità 'tiene e nasconde'

......... prendo una buca
l'ESP tiene, ho solo un piccolo sobbalzo
come un risveglio da questo sonno
che prende auto, uomini e animali


ecco, ho detto la mia, dopo rileggerò le prime due

daltonsuperfux
00venerdì 4 novembre 2011 12:07
che vuol dire. "la musicalità tiene e nasconde?"
Versolibero
00venerdì 4 novembre 2011 13:27
voglio dire che la musicalità regge l'organizzazione dei versi, non ha sensibili cedimenti, e perciò stesso non mi ero accorta delle ripetizioni, se non a una lettura successiva.
daltonsuperfux
00venerdì 4 novembre 2011 14:44
Io credo che l’unica mancanza nei tuoi testi, nihil, sia quella di un orecchio sensibile, almeno nei testi che ho letto io. Cosa che si traduce in assenza di musicalità e sonorità a cui cerchi di ovviare con l’inserimento di qualche rima o assonanza o consonanza che, a mio parere, sortisce il solo effetto di fare apparire il testo forzato e “musicalmente ingenuo”. Leggendo i tuoi testi penso che le parole ti seducano poco. Mi spiego: mi pare di capire che le parole come suono e potenziale evocativo non t’interessano poi granché -parlo del piacere del suono, dell’incantamento che dà l’udito, ma anche della cura formale, della ponderata scelta della parole-; ti interessa invece l’opportunità attraverso queste di raccontare te stesso e la tua personale esperienza , l’esperienza della nostra generazione(e tanto varrebbe scrivere in prosa), di spiegare, di comunicare insomma.
Forse è vero che io sia un po’ di parte, perché per me la ricerca del suono è strettamente connessa al significato della parola: è il suono che per me compone e che determina la scelta della parole, ma non credo neppure che sia l’unica modalità di dispiegamento della poesia, ed è per questo che intravedo in te e in quello che scrivi buone potenzialità; la possibilità di sfruttare a tuo vantaggio questa mancanza di musicalità (pensa alla poesia del novecento che su questa perdita del piacere del suono, in alcuni casi, ha edificato se stessa). Innanzitutto, secondo me devi lasciare perdere le banali rime che ogni tanto saltano fuori e devi abbandonarti a giochi di associazioni libere, esercitarti con i simbolismi, esercitarti con le parole. Non so se mi spiego.
Nihil.
00venerdì 4 novembre 2011 15:29
Hai fatto una buona critica Dalton, su cui vale la pena riflettere... allora: l'urgenza comunicativa che riscontri nei miei testi è abbastanza relativa, e si nota di più negli ultimi, per motivi che con la poesia hanno poco a che fare: nel senso che, avendo bisogno di testi che siano biglietti da visita da presentare per il mio progetto, ultimamente sto scrivendo più per mostrare le possibilità della mia scrittura, che per "necessità" poetica, e questo a detrimento del risultato complessivo. Per quanto riguarda la ricerca: la parola come suono mi attrae non poco, ma al momento preferisco un altro tipo di ricerca, ossia quella sulla sintassi e le immagini, mi spiego: il mio interesse si orienta sulla lingua parlata, sulle sgrammaticature e le forzature di questa, soprattutto sulle possibilità poetiche dello slang. La facilità con cui butto giù le poesie è più apparente che reale, dato che per utilizzare un linguaggio "sporco" e "colloquiale" credibile devo lavorare sul verso un bel pò, ad esempio in "mi trovo qui" le prime due strofe e le ultime due le ho riscritte una decina di volte in tutto, per renderle sempre più "sporche" e anti-liriche. Ti faccio un esempio proprio da quella poesia

"non so, gli mancherà la voglia
di fare le cose in grande,
mica l'epica si fa
tirando sul money"

l'espressione "tirare" è un dialettismo, infatti in veneto noi diciamo "tirare i schei" nel senso di riceverli, ma anche "tirare sui schei" nel senso di risparmiarli, centellinarli. Nella prima versione la strofa in questione era

"Gli mancherà la possibilità
del grande, l'epica non la si fa
risparmiando il money"

da questo torsolo, ho riscritto più volte la strofa, per renderla più colloquiale e immediata possibile, ma anche per tirare fuori dallo slang le sue potenzialità, infatti se guardi "tirare sul money" si ricollega con

"lui bestemmia in turco, o in afgano"

in quanto in Veneto si dice "tirar bestemmie", non a caso una delle frasi che senti più comunemente fra i lavoratori è "quante besteme go dovuo tirare par tirare i schei", ma "tirare" si ricollega anche alla guerra e ai videogiochi, infatti

"lì vanno a risparmio
su pixel e proiettili"

insomma, il tipo di lavoro che sto facendo non è così immediato e naturale come sembra, il parlato per esprimere le sue possibilità và martellato e lavorato per bene; questo tipo di ricerca secondo me al momento è molto più interessante di quella propriamente sonora e sul lessico alto, che ha possibilità foniche molto superiori del parlato popolaresco, ma è già stato fin troppo sfruttato da secoli di lavoro letterario incessante. Questo è quello che penso io, ovviamente.






daltonsuperfux
00venerdì 4 novembre 2011 15:49
io non sto parlando di lessico alto. non è una questione di lessico altoo basso. io parlo del linguaggio in generale. secondo me le associazioni libere e i simbolismi sono molto importanti per riuscire a fare quello che hai intenzione di fare. il linguaggio quotidiano ha la stessa profondità del linguaggio aulico. la differenza è nelle persone. c'è chi si ferma al livello concreto delle parole, e chi simbolizza. io credo che da questo punto di vista, slang e lessico alto abbiano le stesse possibilità.
Versolibero
00martedì 8 novembre 2011 05:16

Tornata, come promesso, a rileggere le prime due; in effetti la seconda è quella che presenta la struttura più debole e si perde strada facendo [SM=g8320]

Io avevo allungato i versi non per renderli più poetici ma proprio per dare il senso del viaggio, tuttavia rileggendo le mie versioni ora come ora le riproporrei così:

1

non dire che non ti piace il sedile
posteriore, ho tirato il freno,
acceso luci d'emergenza

passasse qualcuno vedrebbe due ombre nude
- miagolanti -
raccontarsi di sere a sbattere la testa
- rubrica aperta, chiavi in mano
cercando un numero da chiamare,
qualcuno che dica Eccomi
senza ghignare.


2

lo sai, mi piacciono le cose strane
l'estasi della tangenziale
quando non traffica nessuno, sei solo
strada libera e te ne puoi fregare
delle uscite per borghi sconosciuti
in cui non vuoi fermarti

non chiudo il finestrino quando piove
lascio che l'acqua entri, ci purifichi
un poco; siamo troppo sporchi, consumati
...........................
..................ecc.



Ciò potrebbe essere indicativo per decidere cosa lasciare e dove lavorare ancora.



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