cosa ci racconta Pedro Navarra?

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Maredinotte
00lunedì 24 maggio 2010 21:31

muy bien, mio caliente espanholito, dacci l'opportunità di farti conoscere!! [SM=g8074]
possibilmente nudo, se assomigli anche solo un poco a Banderas! [SM=g9550]


io parto così, semplice semplice:

1. quando e perchè hai deciso che la poesia poteva rappresentare un mezzo di espressione valido e compatibile con le tue propensioni e cosa intendi comunicare attraverso i tuoi versi, o come credi che arrivino agli altri.

2. scegli una poesia che ti piace di un autore noto e duetta con lui... scegli tu la modalità che più ti aggrada (come sono buona io!!! [SM=g8217] [SM=g8228] )


ecco, per ora mi fermo... ma poi tornerò all'attacco! [SM=g9295]


ps. so che soprattutto la seconda risposta richiede un po' di tempo, perciò se nel frattempo vorrai dare precedenza alle successive non ci sono problemi.
Pedro Navarra
00lunedì 24 maggio 2010 23:19
[SM=g8151]
Tremo al pensiero di parlare di me...
Scherzo, anche se non sono poi così aperto, ma anzi, timido.

-La poesia

Ho conosciuto la poesia e l'ho odiata, fin dal primo verso.

Era una fatica imparare a memoria ''Davanti a San Guido'',
non mi piaceva, mi sembrava davvero inutile.

Cos'era la poesia allora, quand'ero adolescente?

Era un viaggio in macchina, guardare fuori dal finestrino,
ascoltare Bennato o Battiato, senza capire davvero cosa dicessero,
ma accostando immagini alle parole del testo.

Cominciai a sentire che i numeri avevano ognuno il proprio
colore, come un colore i suoi profumi...
ed ogni cosa aveva un'atmosera.



Pedro Navarra
00lunedì 24 maggio 2010 23:29
Sentivo cose che a volte non riuscivo ad esprimere,
chiudendomi in me stesso... [SM=g8127]
ero molto timido, quasi una malattia.

Mi avvicinai alla musica, al pianoforte,
che io non avevo, figurati...
Non potevamo permettercelo.

Usavo quello di un mio zio,
che festa quando sapevo che andavamo da lui!

Mi dicevano che avevo talento,
che dovevo fare il conservatorio...
ma non me lo fecero fare.

Ora capisco, sono più grande:
non avevamo i soldi.

A casa avevamo una vecchia chitarra,
così iniziai a suonare qualcosa.

La mia prima vera poesia è stata la musica.
Cosa c'entra?
C'entra, non preoccuparti Mare, non vado fuoritema.



Pedro Navarra
00lunedì 24 maggio 2010 23:43
Non mi piace come sta venendo,
posso rifare? [SM=g8124]
Scherzo...
se non annoio continuo.
Pedro Navarra
00lunedì 24 maggio 2010 23:53
Intorno ai tredici anni iniziai a scrivere,
pensieri e riflessioni, che a rileggerle adesso [SM=g8218]
fanno un pò tenerezza, ma anche ridere per la banalità...

La musica era, lo è ancora, la mia ispirazione.

Cominciai verso i quindici anni a scrivere vere poesie,
a trovare il modo di esprimere e visualizzare
quelle cose che avevo sempre tenuto dentro di me.

Qualcosa era cambiato, nei primi anni delle superiori.

Le amicizie, le uscite di notte...

La libertà.

Sentivo che le emozioni che provavo,
erano le stesse di altre persone.

[SM=g10707]

Solo che io le provavo di continuo,
se non c'erano le cercavo quelle emozioni, ma...

Il resto è presto per raccontarlo.



Pedro Navarra
00martedì 25 maggio 2010 00:06
Eccomi al punto.

Ho capito che trasmettevo emozioni
quando sentì che mi emozionavo a rileggere ciò che scrivevo.

Non è la risposta, solo metà.

Non mi sono mai sentito un poeta,
anche se so di scrivere poesie,
perchè la poesia non credo sia solo trasmettere un'emozione,
ma è anche bellezza nel leggerla, visiva...
stupirsi delle parole.
Anche questo è presto,
come il resto, del resto, per dirlo.

Non so dire come arrivano i miei versi agli altri,
parlo spesso di me, forse troppo.

Torno domani,
completerò la risposta.

Un beso... [SM=g11405]
Maredinotte
00martedì 25 maggio 2010 09:59
ma quanto la sa lunga questo Pedrito che mette suspance!! [SM=g8229]

bene, bene... allora qui si attende il seguito!

besitos
Pedro Navarra
00martedì 25 maggio 2010 20:58
Ho capito che poteva essere il modo di comunicare un mio modo (scusa la ripetizione) di sentire, verso i diciotto anni; scrivevo di notte, quando tornavo da ''serate emozionanti'', lasciando andare come un getto i pensieri attraverso l'inchiostro...
dico il vero, capita di rado, ma quando succede mi meraviglio,
ancora adesso.
Come essere posseduto. [SM=g8166]

La conferma della validità l'ho avuta da poco, perchè è poco tempo che pubblico i miei scritti.

Non sempre arrivano con il senso giusto le parole che scrivo,
ma non mi pongo il problema di chi sia la colpa.

Principalmente sarà mia, ma anche del lettore, dello stato d'animo con il quale mi legge.

Per la seconda risposta avrei bisogno di un pò di tempo, ma non troppo...

Ci sto pensando, ma ho un autore famoso preferito? [SM=g8192]




Pedro Navarra
00martedì 25 maggio 2010 21:30
Inizio a duettare.
Per ora non scrivo con chi e quale poesia.

Intanto scrivo...l'inizio.

------------

Mentre, formiche le cellule, nel loro fare, torpide,
che nella mia carne della morte son misura minima,
e dalle punte trasuda fiele, e sangue come un'attesa
tenebra diviene un globo, strappato delle mie palpebre
Maredinotte
00venerdì 28 maggio 2010 15:32
come essere posseduti... quando mi capita è una cosa meravigliosa, ammetto però che è da giorni che non mi succede e ciò mi rende mortalmente infelice! [SM=g11637]

insomma, con chi è che stai duettando? ancora non ce lo sveli? [SM=g9295]
Francesca Coppola
00venerdì 28 maggio 2010 16:55

Allora nel frattempo, ti faccio anche io un paio di domandine:

- se dovessi scegliere un'opera artistica che ti rappresenta o che senti a te più affine quale sceglieresti? e ovviamente perchè?

- l'ultimo libro letto che consiglieresti agli altri.


[SM=g8217]



Pedro Navarra
00venerdì 28 maggio 2010 20:18
Duetto con un autore francese...
ma sono così bloccato dalla realtà, dal lavoro,
che quando arriva sera, l'ispirazione mi volta le spalle;
nemmeno uno sguardo...piccolo, fugace, in tralice. [SM=g10707]

La poesia è ''Spleen'' di Charles.

Prometto che la completerò.

Rispondo a Francesca:

Un'opera...La sagrada familia di Gaudì, perchè ''fantastica'', quasi innocente nella sua grandezza, sopratutto INCOMPLETA.

Un libro? Il Dono dell'aquila di Carlos Castaneda.
Ecat Mel
00giovedì 3 giugno 2010 02:18
adoro castaneda e gaudì, quindi mi stai simpatico... almeno spero [SM=g8166]
ma non è che ti sei sbottonato più di tanto... [SM=g8217]
siamo strati di rivestimenti, li indossiamo per celare o far apparire alcune parti
ne puoi indicare qualcuna riconoscibile, a cominciare dal nick, dal mistero di cui ti ammanti...sciogli i tuoi veli e danza con noi...
io comincio a contare, uno, due...
[SM=g8139]
Pedro Navarra
00giovedì 3 giugno 2010 16:17
Eheheheh...
cara Mir... oops... Mel!
Non è per risultare misterioso che non mi svelo;
sono ciò che dico e che leggi, almeno in parte.

...continua il duetto...

Mentre dal cranio scosso non crolla un pensiero,
come magone senza rigurgito, sazio di veleno
e confuso al respiro un sorso, raccolto dal fondo,
nel dimenticato pianto, s'arrende il mio fondere.
Maredinotte
00lunedì 7 giugno 2010 10:23
buona scelta, Pedrito. [SM=g8149]
io, per comodità la riporto. non si sa mai.


Spleen

Quand le ciel bas et lourd pèse comme un couvercle
Sur l'esprit gémissant en proie aux longs ennuis,
Et que de l'horizon embrassant tout le cercle
Il nous verse un jour noir plus triste que les nuits;

Quand la terre est changée en un cachot humide,
Où l'Espérance, comme une chauve-souris,
S'en va battant les murs de son aile timide
Et se cognant la tête à des plafonds pourris;

Quand la pluie étalant ses immenses traînées
D'une vaste prison imite les barreaux,
Et qu'un peuple muet d'infâmes araignées
Vient tendre ses filets au fond de nos cerveaux,

Des cloches tout à coup sautent avec furie
Et lancent vers le ciel un affreux hurlement,
Ainsi que des esprits errants et sans patrie
Qui se mettent à geindre opiniâtrement.

-Et de longs corbillards, sans tambours ni musique,
Défilent lentement dans mon âme; l'Espoir,
Vaincu, pleure, et l'Angoisse atroce, despotique,
Sur mon crâne incliné plante son drapeau noir.


Baudelaire, Les fleurs du mal LXXVIII.


***

Quando il cielo basso e pesante pesa come un coperchio
Sullo spirito gemente in preda alle lunghe noie,
E che l'orizzonte che bacia tutto lo cerchio
Ci versa un giorno nero più triste che le notti;

Quando la terra è cambiata in una segreta umida,
Dove la speranza, come un pipistrello,
Se ne va picchiando i muri della sua ala timida
E sbattendo la testa ai soffitti putrefatti;

Quando la pioggia che stende le sue immense strisce
Di una vasta prigione imito le sbarre,
E che un popolo muto degli infami ragni
Viene a tendere le sue reti in fondo ai nostri cervelli,

Delle campane saltano improvvisamente con furia
E lanciano verso il cielo un terribile urlo,
Così come degli spiriti erranti e senza patria
Chi si mette a gemere tenacemente.

- E dei lunghi carri funebri, senza tamburi né musica,
Sfilano lentamente nella mia anima; la speranza,
Vinto, piangi, e l'angoscia atroce, dispotica,
Sul mio cranio inclinato pianto la sua bandiera nera.





ho riportato anche l'originale perchè non andasse persa la musicalità...

cmq Pedro, non ci vuoi dire il significato del tuo nick? o meglio, come mai hai scelto questo e non un altro. il fascino latino concorre a creare il tuo alone di mistero del quale parla giustamente Mire...

Pedro Navarra
00martedì 8 giugno 2010 13:46
E mentre al pianto che sintonizza i plumbei
diviene un suono lugubre, l'inespresso e il detto
ed un rifugio non è al silenzio
dei doloranti occhi, nello stridor di denti...


P.s.: sta venendo fuori una mostruosità...
perdonatemi. Appena è completa mi aiuterete a sistemarla? [SM=g8217]




Pedro Navarra è il mio primo pseudonimo (usato sulla carta, mai in internet), mi piace l'immagine
latino-americana che evoca.
Pedro Navarra
00mercoledì 9 giugno 2010 22:52
Si lacerano le vesti al vento dell'inferno
e s'apre il petto, il ventre, mostrando organi,
bucati come da vermi, putrescenti, violacei osceni,
come morenti meduse al sole.
Francesca Coppola
00sabato 12 giugno 2010 13:05

Forza ragazzi, non avete domande da fare?
[SM=g8185]

su, su... [SM=g8217] [SM=g8228]



Pedro Navarra
00domenica 13 giugno 2010 14:42
Mentre, formiche le cellule, nel loro fare, torpide,
che nella mia carne della morte son misura minima,
e dalle punte trasuda fiele, e sangue come un'attesa
tenebra diviene un globo, strappato delle mie palpebre

Mentre dal cranio scosso non crolla un pensiero,
come magone senza rigurgito, sazio di veleno
e confuso al respiro un sorso, raccolto dal fondo,
nel dimenticato pianto, s'arrende il mio fondere.

E mentre al pianto che sintonizza i plumbei
diviene un suono lugubre, l'inespresso e il detto
ed un rifugio non è al silenzio
dei doloranti occhi, nello stridor di denti...


si lacerano le vesti al vento dell'inferno
e s'apre il petto, il ventre, mostrando organi,
bucati come da vermi, putrescenti, violacei osceni,
come morenti meduse al sole.
Maredinotte
00lunedì 14 giugno 2010 08:24
sai che non è venuta male? la trovo solo un po' troppo votata alla putrescenza esistenziale, dove tutte le immagini riportano addirittura a parti fisiche che marciscono, al dolore, allo strazio. è un po' splatter, insomma, rispetto alla poesia di Baudelaire che invece prende a riferimento il mondo esterno.
quindi questa potremmo considerarla la caratteristica distintiva.
un parallelo fuori/dentro, in cui il dentro è efficacemente descritto. :)

ti segnalo anche che, rispetto all'originale, manca della penultima strofa. voluto? [SM=g8217]

ciao
e grazie di essere stato al gioco! [SM=g8149]
Pedro Navarra
00lunedì 14 giugno 2010 19:54
Non è ancora completa, lo so che manca una parte... [SM=g10707]
Appena la sistemo la posto.

Sono lugubre, lo so, ma ho sempre vissuto così il testo di Spleen, interiorizzando il malessere da lui espresso.

Grazie dell'opportunità e dello spunto, è la prima volta che provo a duettare scrivendo; suonando l'avevo già fatto, con altri chitarristi.
Mare, allora sono promosso? [SM=g8322]
[SM=g9495]
Pedro Navarra
00lunedì 14 giugno 2010 22:42
Mentre, formiche le cellule, nel loro fare, torpide,
che nella mia carne della morte son misura minima,
e dalle punte trasuda fiele, e sangue come un'attesa
tenebra diviene un globo, strappato delle mie palpebre

Mentre dal cranio scosso non crolla un pensiero,
come magone senza rigurgito, sazio di veleno
e confuso al respiro un sorso, raccolto dal fondo,
nel dimenticato pianto, s'arrende il mio fondere.

E mentre al pianto che sintonizza i plumbei
diviene un suono lugubre, l'inespresso e il detto
ed un rifugio non è al silenzio
dei doloranti occhi, nello stridor di denti...


e si lacerano le vesti al vento dell'inferno
e s'apre il petto, il ventre, mostrando organi,
bucati come da vermi, putrescenti, violacei osceni,
come morenti meduse al sole

Così l'irruente falce mozza i tormenti
e nel rotolar di teschi navigano i pensieri
senza ricordi nel perpetuare diverso
d'una straniera anima tra i mutilati spersa.

-Fine- [SM=g8127]
Clodiaf0904
00martedì 15 giugno 2010 18:22
L'hai ben interpretata l'atmosfera "maledetta", diciamo così.

E bravo Pedrito! [SM=g8320]



[SM=g9495]






Maredinotte
00martedì 15 giugno 2010 23:57
promosso, sì! [SM=g8149]

grazie a te per esserti messo in gioco in una cosa che non è certo tra le più facili. entrare nel testo di qualcun altro, nelle intenzioni, nel linguaggio, nel tempo. interiorizzarlo fino a farlo proprio e infine scriverci su, dandogli un'altra prospettiva.

bhe, esperimento riuscito!



qualcuno ha altre domande per il nostro caliente amico?
Clodiaf0904
00mercoledì 16 giugno 2010 00:05
...sta cosa del caliente è diventata una leggenda [SM=g8119]


olleeeeeeeeeeeee [SM=g8149]


[SM=g8320]




Clodiaf0904
00mercoledì 16 giugno 2010 00:09
Comunque ho io una domandita, la stessa che feci a mare:

quale poesia ti ha commosso fino alle lacrime, che quando la leggi anche cento volte ti si attorciglia il budello? [SM=g8320]


Vediamo che ci dice...


[SM=g8192]




Maredinotte
00mercoledì 16 giugno 2010 00:12
leggenda metropolitana, in effetti.
e poi si scoprì che era un algido svedese! ahahahahah
Pedro Navarra
00mercoledì 16 giugno 2010 11:29
Non sono algido biondo con gli occhi cerulei...
Entiendes?

Non ricordo poesie con le quali ho pianto,
sicuramente ho pianto scrivendole...più di una volta.
Maredinotte
00lunedì 21 giugno 2010 09:51
entiendo, nigno!

però pedro, almeno la tua poesia preferita, insieme a quella di Charles, ce la potresti dire! [SM=g8228]


nessuno ha domande su Pedro?
ragazzi miei, fatevelo dire, mi sembrate morti! [SM=g8124]
Pedro Navarra
00martedì 22 giugno 2010 00:15
Elegia del silenzio

Silenzio, dove porti
il tuo vetro appannato
di sorrisi, di parole
e di pianti dell'albero?
Come pulisci, silenzio,
la rugiada del canto
e le macchie sonore
che i mari lontani
lasciano sul bianco
sereno del tuo velo?
Chi chiude le tue ferite
quando sopra i campi
qualche vecchia noria
pianta il suo lento dardo
sul tuo vetro immenso?
Dove vai se al tramonto
ti feriscono le campane
e spezzano il tuo riposo
gli sciami delle strofe
e il gran rumore dorato
che cade sopra i monti
azzurri singhiozzando?
L'aria dell'inverno
spezza il tuo azzurro
e taglia le tue foreste
il lamento muto
di qualche fonte fredda.
Dove posi le mani,
la spina del riso
o il bruciante fendente
della passione trovi.
Se vai agli astri
il solenne concerto
degli uccelli azzurri
rompe il grande equilibrio
del tuo segreto pensiero.
Fuggendo il suono
sei anche tu suono,
spettro d'armonia,
fumo di grido e di canto.
Vieni a dirci
la parola infinita
nelle notti oscure
senza alito, senza labbra.
Trafitto da stelle
e maturo di musica,
dove porti, silenzio,
il tuo dolore extraumano,
dolor di esser prigioniero
nella ragnatela melodica,
cieco per sempre
il tuo sacro fonte?
Oggi le tue onde trascinano
con torbidi pensieri
la cenere sonora
e il dolore del passato.
Gli echi dei gridi
che svanirono per sempre.
Il tuono remoto
del mare, mummificato.
Se Geova dorme
sali al trono splendente,
spezzagli in fronte
una stella spenta
e lascia davvero
la musica eterna,
l'armonia sonora
di luce, e intanto
torna alla tua fonte,
dove nella notte eterna,
prima di Dio e del tempo
sgorgavi in pace.


(Luglio 1920)

Federico Garcia Lorca

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