Mi ha veramente emozionato, Leda, vedere come hai saputo cogliere la mia anima attraverso le poche poesie che ho postato. Ciò mi impressiona.
Ma del resto, è merito della tua lettura, del tuo ascolto anzi, sempre attento e partecipe, e a monte c'è un'anima colma di poesia, come ha scritto Mirella, poesia nel senso ampio del termine, che include l'attenzione e la partecipazione verso l'altro, oserei dire l'empatia. Anche per questo dici della sensibilità (a cui forse si intreccia anche l'intuizione?), che sa cogliere certe cose prima della ragione, ed è un'affermazione che sento molto mia. Spesso, da sempre, penso che dovrei dare più peso al mio istinto, alla mia intuizione, al mio...sesto senso. La ragione -per quanto la onori- sa essere fuorviante, non di rado...
Mi piace tanto come hai associato la donna del dipinto al mio io poetico che hai visto trasparire, il quale coincide non poco, devo dirlo -e questo mi ha molto colpito- con il mio io reale.
E anche alla poesia abbinata ("Fingendo che sia notte") si associa benissimo.
Per quel suo abito nero, il suo sfumare nell'ombra, il suo sguardo distante, distante da quei cavalli in allegro galoppo e ancor più dalla gente. In questo senso, lei è proprio la donna dei miei versi, una donna che ha dentro la sua notte e la porta, a dividerla dal resto del mondo, nelle strade (rappresentate dai colorati cavalli). Coglie e incarna esattamente tutto ciò.
Una cosa, ciò nonostante, mi lascia un poco perplessa a dirla tutta e ancora non so bene decifrare cos'è, forse è il fatto che la donna di Mas ha qualcosa di irreale -sarà la sua altera eleganza- che la fa apparire distante da chi le si accosta con occhi di spettatore, mentre quella della poesia, nella mia mente, è squisitamente umana, nella sua distanza. Ma forse è normale che io la pensi così, avendola scritta io.
Sarà anche ricollegandomi a questo fatto che sinceramente mi sembra troppo fredda per rappresentare "Notturno". Posso vedere cmq un senso però in questo accostamento.
Noto ora con te, per la prima volta, la presenza del motivo della vertigine nel mio scrivere. Ed è molto bello, ai miei occhi, che tu l'abbia associata all'opera di Friedrich, che adoro dal primo momento che l'ho vista e l'ho studiata al liceo, a cui da subito mi sono sentita intimamente legata. E, al di là di questo, è un'osservazione molto pertinente, e, ai miei occhi -come dicevo- nuova.
Friedrich è definito per l'appunto "il pittore del sublime" (motivo, quello del sublime, che da sempre mi entusiasma), tutto quello che è troppo grande per essere contenuto dalla mente -o meglio dalla finitezza- dell'uomo, tutto ciò che gli suscita smarrimento e al contempo attrazione, come il mistero infinito della volta celeste, o la furia indomabile della natura. Sì, sublime e vertigine vanno di pari passo. Soprattutto in "Viandante sul mare di nebbia" la cosa è visibile(un'altra di Friedrich la rende ancora di più. La posto, sperando di non divagare:)
(questa invece è piccola e non rende bene...)
Concordo con ciò che noti sul Viandante e...potrei stare a discutere di quest'opera per ore!
Un abbraccio con affetto a te, e grazie davvero di cuore delle belle parole che hai speso, dell'attenzione che dedichi ad ognuno di noi, e delle emozioni e dell'opportunità di guardarmi dentro e di conoscermi più a fondo che mi hai dato, con questo scambio!!
Sono sempre più felice e soddisfatta di essere qui!
[Modificato da Diotima... 15/02/2010 00:28]
"...la poesia è più filosofica e più elevata della storia: la poesia esprime piuttosto l'universale, la storia il particolare..." (Aristotele)
"Per fare un prato occorrono un trifoglio ed un’ ape, Un trifoglio ed un’ape E la fantasia.La fantasia da sola è sufficiente se l'ape è assente."-Emily Dickinson-