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L’invecchiare delle lapidi

Ultimo Aggiornamento: 02/02/2011 10:54
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22/01/2011 11:43
 
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Non avevo mica ogni cosa.
La mattina potevo rannicchiare il mio naso sul cuscino dopo la sveglia, bucarellare con le dita le coperte di marzapane, che stendevano il mio stomaco affamato, che nonostante i continui sussulti non voleva alzarsi.

La stanza era divenuta un ruscello freddo, dove i capelli introducevano biforcazioni che avrebbero portato ad altri pensieri.

Da poco sul mio braccio si decorava l’amarezza del lutto.

Nonno mi aveva lasciato per un banale colpetto al cuore, con i fucili da caccia sulla testa, stirati negli occhi del parroco come trofei.

Quell’uomo dall’andatura modesta apriva dalle mani un odore, che si sarebbe percosso per tutta la stanza spalancando le sue ferite.

Il colletto bianco era lento, come se nell’entrare in casa si fosse prematuramente accorciato. Noi tutti pensavamo, che la causa di quel ritirarsi potesse essere l’umidità che nei bordi dei muri s’aggrappava triste, come se nulla potesse con uno sguardo salutarla.

Nonna sciacquava i piatti, nella speranza che la morte colasse nelle tubature, ma lei rimaneva indifferente, come se niente potesse toglierla dal suo agio.

A volte poteva partire un colpetto di risa, che quasi subito veniva camuffato da un successivo tocco di tosse. La situazione era assai imbarazzante, d’altronde il corpo rimaneva steso di fronte ai nostri occhi, come se noi tutti, svogliatamente, guardassimo il suo sonno fiorire dalla sua tenace immobilità.

Chissà se quel che nelle nostre menti appariva come certezza, avesse potuto corrispondere al vero. Lui non disse mai - anzi nel suo silenzio ritirava a sé ogni nostra affermazione.


II
L’estrema unzione si concluse senza particolari lacrime, né disagi da trattenere negli zigomi. Alzati da quegli scomodi sgabelli lasciammo il posto al becchino, pronto a serrare tra vecchie palanche il corpo addormentato. Potevamo sentire da fuori la stanza il girare forsennato delle viti, che vagavano poi sospese tra il legno e gli arti. Non toccavano la carne, ma erano lasciate scorrere oltre la palanca per ricordare al morto il suo posto. Un suo rifiuto avrebbe provocato forti dolori.

Chiusa ogni via di fuga potemmo proseguire verso il cimitero che sporgeva da una collina, quasi volesse ritrarre nel suo ventre il villaggio, che sotto si scuoteva dinamico.

Il viottolo che conduceva al cancello era tormentato da sampietrini sporgenti, che creavano con il loro frastagliarsi un passo disomogeneo, tanto da procurarci un leggero affanno.

Il corteo procedeva penzoloni, con le giacche nere strette nel braccio, e qualche amen in tasca che le dita potevano punzecchiare nei momenti in cui la strada pareva impennarsi maggiormente.
Il cancello boccheggiava dall’ansia, il nostro arrivo era imminente, la sua gioia grande. Lo vedevamo fremere come un bimbo in attesa di parole nuove per definirsi. Senza neanche porgere la chiave nella serratura spalancò le sue braccia ossidate, e nell’entrare si richiuse con raffinata pacatezza. Non facemmo caso a lui, proseguimmo con il fagotto sulle spalle nella tomba di famiglia che da parecchio ospitava le nostre spoglie. Appoggiammo la bara lungo i canali di scolo dell’acqua, e tirammo su la lastra di marmo che accompagnava la costruzione cimiteriale di nostra appartenenza. Senza troppi fronzoli buttammo il nonno all’interno, lo buttammo con tale violenza che sentimmo echeggiare la carne tra le viti.

Le foto che una lastra di tufo teneva appese ci ritraeva diversi.

Invecchiavano le lapidi mentre nel dorso scheggiato potevamo raccogliere i vermi, e con loro assaporare l’esterno con un singhiozzo che nel tempo non mormorava più





















[Modificato da mr.si 22/01/2011 11:45]

necroloquio
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Post: 1.652
22/01/2011 13:28
 
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Benvenuto innanzitutto!
Riconosco notevoli capacità alla tua scrittura, ma questa credo non sia la giusta sezione, ce la vedrei bene in "Racconti brevi", per lo stile colloquiale, per la storia intima e realistica che racconti.

Io la sposto di là, d'accordo?

[SM=g8320]


"i ritorni hanno rugiada sulla bocca e sorrisi fra mani confuse"
www.francescacoppola.wordpress.com
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Post: 1.681
23/01/2011 18:51
 
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sono in attesa di una terza parte a svelare il mistero...
tutto sembra abbastanza normale, ma verso la fine qualcosa di inquietante mi ha catturato. è quel "noi" come se a parlare fossero persone già morte...

non so se ci ho visto giusto. comunque, hai una scrittura che mi piace e mi hai catturato, per quanto -forse- la mancanza di un discorso diretto si è fatta sentire, rallentando un po' troppo la narrazione.

in ogni caso, benvenuto! sarà un piacere leggerti! [SM=g8149]

"La più alta forma di intelligenza umana è la capacità di osservare senza giudicare." (Jiddu Krishnamurti)
robertadaquino.wordpress.com



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Post: 798
30/01/2011 00:33
 
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Una lettura interessante, molto colpita! spero tu possa tornare a scrivere qui da noi, mi piacerebbe leggerti ancora.
ciao
[Modificato da Ecat Mel 30/01/2011 00:34]
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Post: 4
02/02/2011 10:54
 
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Grazie a tutti voi per il vostro passaggio, io ho un'idea diversa sulla considerazione della poesia. Per me Sara Khane era una poetessa non una scrittrice teatrale.

necroloquio
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