l'era dei bamboccioni
siamo cresciuti nella bambagia.
I nostri genitori hanno creduto così di proteggerci, infilandoci in una bella teca. Noi a guardare e non toccare -quello che passa-.
Quasi ad allontanarci dalla fame del dopoguerra, quei 4 fagioli a condire l'acqua santa, il giochino degli abiti passati dal più grande al più piccolo e le coperte fatte a mano con l'uncinetto: era lana rubata ai mercati di Resina, arrotolata sotto i "nippoli" del maglione.
L'odore di muffa negli armadi vecchi di secoli: un ricordo da cancellare con la lavanda raccolta per strada.
-Devi studiare e non ti preoccupare- che a lavorare forse non ci andrai mai. I trent'anni ti imbrogliano le carni e senti ancora quella frase ripetuta per anni, lo studio come medicina alternativa, la chimera del posto fisso.
Siamo ancora attorcigliati in quella paura dello sfruttamento minorile imposto ai nostri padri: a dieci anni portava il ghiaccio, si guidava al meglio. E le nostre mamma ancora in fasce, già pulivano e stiravano le chiese dei preti e sudavano e si promettevano che mai e poi mai un loro figlio lo avrebbe fatto.
Noi, i moti li abbiamo studiati a scuola ma non ci hanno mostrato il sangue della costituzione, la rivolta la sappiamo fare solo in una casa che non ha ideali come radici.
Ora apprendiamo il male del consumismo, ma i genitori continuano con lo zaino nuovo ogni anno e dimenticano il loro sogno di un'invicta.
La scarpa griffata, la paghetta, la macchina 50, le meches a 15 anni, il seno nuovo maggiorenni.
Il NO resta una sfida limitata al tg delle 12, che mette ansia.
Andare avanti con le cataratte: l'università ti apre le porte del lavoro, la manifattura è roba da immigrati, ma il papà era ciabattino.
Vergognarsi se non possediamo il telefono all'ultimo grido.
La morte è un processo che non va di paripasso con la vecchiaia, con la sfortuna di un incidente, la prognosi negativa di una malattia.
Morire è non sapere cosa fare della propria vita, quando non la riconosciamo nostra, non combattiamo per essa; perchè morire è essere passivi, vivendo fra miliardi di megabyte.