Era il diaciannovesimo angolo che slittava, prima di ricadere sul monitor della sveglia, arruffata, in posizione trasversale al letto.
A ripensarci, occorreva mettere una crocetta al calendario, erano anni che la scadenza della sera coincideva con la messa a punto della sua carrozzeria. Ne andava fiera. Per praticità l'aveva suddivisa in quattro parti, altrimenti definiti
arti nella preistoria, per facilitare la manutenzione sensoriale.
La parte anteriore destra riluceva d' una patina di santità, l'aveva comprata nel Terzo Ripostiglio, dove c'è lo spaccio delle essenze subliminali e delle carestie interstiziali, per pochi grumi di energia. La sinistra aveva un inanellamento lineare con funzione psicopedagogica, equivalente alla
stronzaggine (termine ancora in uso nei quartieri stream), ma solo nelle rotonde, prima di imboccare l'autostrada. Lo scappellamento a volte era in calibratura standard, ma lei lo preferiva in frequentazione modulare.
Le parti posteriori seguono andature all'occorrenza e come le motrici hanno rifrazioni solari che riflettono passanti con successo.
In quel momento squillò il frequenziometro verbale ad alta velocità, seguito da un soffio gelido di squame di pescecane (l'ultimo ritrovato satellitar, il multiaroma): era Al, a volte detto anche Il, in diversa stagionatura perimetrale. Ci fu uno scontro di carrozzeria, come un trancio di vecchia pescheria in un giorno di mazza gravitazionale. Lui era il premio al pugno in faccia secel'avevi ancora, e lei si stava appena ricaricando, dopo una cena in versi di caviale d'
altritempi, un assaggio straripato che tanto risicava in cerchi stinti.
Era solo un assaggio, ma prometteva bene. Lo aveva incontrato nel garage Trafori d'Urgenza, del suo amico Din Marmitta, un mezzo fantasy che non muore, dal cuore molle, che la faceva schiattare coi suoi spuntini acidi ai pochi clienti di passaggio.
(segue)
[Modificato da Ecat Mel 09/11/2009 15:05]