Ascolterò il miele di sequoia
stillare il giunco dentro la mia bocca
“La lingua sopravvive…”, insegna il saggio
vendendo il tempo a chi non ha più fame.
Ma tu respirerai d’ebano e avorio
la rosagoccia che incarna l’illusione
del dio vapore, che penetra la paglia
del mio essere ponte senza nome,
del mio essere corpo da affittare
a ore, a volte, a mezze frasi,
e pagheremo a turno le cicale, i gufi, i barbagianni
perché i soffitti non pendano dal cuore
di un toreador, che rilanciò la posta sul tuo tango.
Raccoglierò la notte e la sua coda
ancora appesa tra codici sbiaditi,
e tra un blues e dei fiori di cotone
ti danzerò tra i veli, Maddalena.