00 26/04/2010 16:50
alla seconda domanda mi tocca rispondere con una domanda.
cosa vuol dire che non riesci a collocarmi in un paesaggio definito? e cosa intendi per specificità?

se ti riferisci ad una collocazione geografica, alle letture che mi accompagnano, ad un tema particolare che tratto, potrei risponderti che da buona partenopea risento della malinconia insita nella città, del senso di precarietà che spesso si avverte nei miei scritti. anche la passionalità e il drammatismo che rileva Leonardo fa parte dell'anima napoletana. alcuni testi portano, addirittura, alcuni riferimenti geografici: il mare, il nome di alcune piazze.
se invece parli di un'influenza letteraria, questa non è evidente perchè ogni cosa che leggo mi dona qualcosa. ognuno di noi è tanto grande che può darci sempre qualcosa, a livello di emozioni ma anche di stile o di temi. è per questo che cerco di prendere tutto da tutti per poi rielaborare ogni cosa a modo mio.
difficilmente, ad esempio, ricordo le citazioni o gli autori, ma tutto viene assorbito e metabolizzato per diventare parte di me e di un pensiero che alla fine è solo mio.

proprio per questo motivo (e giungo così alla tua terza domanda) dall'esterno arriva sempre un input. impossibile sarebbe prendere tutto dall'interno di noi stessi.
la nostra stessa vita è legata all'unione di due persone diverse, altre. ogni giorno che noi viviamo e alimentiamo le nostre conoscenze lo dobbiamo a quello che è fuori di noi. noi non siamo altro che spugne e abbiamo la grande capacità di assorbire all'infinito anche se il grado di assorbimento e di rielaborazione dipende dalla sensibilità di ciascuno.
sì, non guardo certo solo dentro di me, ma anche fuori -pensavo di averlo ben detto nelle risposte date a Leonardo- e mi stupisce che non ti sembri così. è come un ciclo: dal mondo esterno porto dentro le mie impressioni e, per come le vivo e le sento, queste poi verranno fuori e mi saranno anche da strumento per conoscere ancora meglio me stessa.
come lo faccio? cercando sempre di non giudicare, ma con puro spirito di osservazione e per amore della conoscenza, non intesa come quella che si impara dai libri, ma conoscenza sul campo, la conoscenza dell'altro, di come si muove, di come si comporta.

non credo, però, nella poesia sociale, non credo che la poesia debba assumersi il compito di risvegliare le coscienze parlando dei problemi del mondo, perchè spesso finisce con l'essere moralistica e retorica. preferisco di gran lunga la poesia che parte da dentro per esplorare il fuori.
anche perchè, volendo parlare di arbitrarietà, la poesia sociale finirebbe per fare politica e a me, la politica, non piace.

in ogni caso, sull'arbitrarietà dell'uso egotico della scrittura, avrei parecchio da dire.
tutto a questo mondo è arbitrario, perfino le scienze esatte, perchè si riferiscono ad interpretazioni della realtà relative alla percezione e alla conoscenza che ne abbiamo.
se parliamo ad esempio di fenomeni paranormali, non vuol dire che per essi non ci sia una spiegazione, ma, semplicemente che noi, limitati come siamo, non abbiamo gli strumenti per indagarli, magari tra 200 anni potremmo farlo o magari non ci riusciremo mai. per cui tutto è arbitrario e ciò nonostante tutto può portare a riflessioni universali, pur partendo da un soggetto particolare.
indagare se stessi non vuol dire in alcun modo compiacersi, ma studiarsi e portare alla luce riflessioni e concetti che tutti, in quanto uomini, possiamo condividere.
per me la poesia è un processo che va da dentro a fuori, dal particolare all'universale, qualcosa avevo già spiegato in altri post.

portando come esempio una poesia che qui è piaciuta molto "dopo le nubi, sopra il Golgota" potrei affermare che si tratta di una poesia introspettiva ma nella quale ognuno può ritrovarsi. da essa sono scaturite discussioni sull'amore, su Dio, sulla morte, sul rapporto relazionale tra uomini. ti sembra davvero così limitato? [SM=g8192]


come ti ho detto, non sono sicura di aver compreso il senso esatto delle tue domande, perciò, se non ho risposto bene, puoi spiegarmele meglio?!

grazie a te [SM=g9495]
[Modificato da Maredinotte 26/04/2010 17:02]

"La più alta forma di intelligenza umana è la capacità di osservare senza giudicare." (Jiddu Krishnamurti)
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