hai ragionissima, Fiore! come in apertura del mio primo reply, ribadisco che la critica è uno strumento troppo veicolante e che spesso offusca la luminosità di artisti degni di tale nome mentre accentua luci anche fievoli di altri personaggi con poco da dire e male. questo avviene che tu sia vivo o morto, purtroppo.
proprio l'altro giorno però ascoltavo un servizio su come la critica tradizionale abbia ormai un ruolo marginale nel decretare il successo o l'insuccesso di qualsiasi cosa, da beni e servizi fino ad artisti, per merito/colpa della globalizzazione e di internet.
non so se sia un bene o meno, ma ormai con i social network, i forum e i blog dove chiunque può esprimersi in piena libertà, le opinioni viaggiano incuranti della critica tradizionale e sono molto più potenti di essa perchè esponenzialmente maggiori e molto più veloci.
solo che la morte ha un grande fascino ed è un fenomeno diffuso quello di diffondere notizie e di interessarsi alla vita e alle opere di un artista appena morto, piuttosto che di uno vivo. appena muore un cantante, uno scrittore, un uomo della politica, uno dello spettacolo, subito escono fuori raccolte e discografie complete, opere omnie, biografie, subito si spettacolarizza l'accaduto e poi, come si dice e come succede anche tra le persone comuni, si è mai visto qualcuno parlare male di una persona appena morta? erano tutte brave persone, grandi persone, generose, coraggiose, buone, colte, intelligenti... insomma, il fenomeno non mi stupisce!
mi ripugna la disonestà intellettuale della critica, riguardo ai morti e ai vivi, che fa strumento del suo potere consapevolmente e deliberatamente ignorando voci piuttosto che altre per motivi molto lontani da quello che dovrebbe essere il motivo cardine dell'esistenza della critica: la bellezza intesa in senso lato.