00 16/07/2011 03:28
@La maschera è un volto che non ha paura.
-> E' una definizione, ovvia, per me, poiché la maschera è non esprime paura o altri sentimenti, è statica.

@La maschera è una bugia a fin di bene, il proprio.
-> Questo per me è un aforisma

@Un atto di pietà, costruito su una menzogna.
-> Qui trovo la prima nota che esplica un po' del tuo sentire, ma senza nessuna musicalità, tanto meno nella parte seguente:

@Il vero volto ha occhi sgranati perchè conosce le verità del buio.
-> Nessuna musicalità né ritmo, è una riga di prosa. (Si scrive "perché", non "perchè")

Allora: fin qui sappiamo che la maschera non ha nulla da temere, che è una bugia perché nulla rivela a chi la guarda dei sentimenti del volto che ricopre e nasconde, mentre il vero volto penetra nell'oscurità dove scruta la verità del buio (come ci riesca non si sa, ma andiamo avanti)

@Il vero volto nasconde lo sguardo perchè alieno fra le maschere, luci artificiali.
Inversione di ruoli; il volto nudo è alieno, la maschera è la normalità.
La bugia è la verità.
La verità celata.
-> A quel che capisco, il "vero volto" non ha poi così valore, oserei dire - scusa il termine - non ha palle perché altrimenti non nasconderebbe lo sguardo solo perché fra le maschere si sente alieno, dunque il vero volto fa il gioco della maschera, cioè della normalità.
Non capisco però perché dici che "la bugia è verità - verità celata"
La bugia è bugia, punto. La maschera è finzione, punto. La verità è coraggio. E' proprio quando si è diversi dalla massa 'normale' che lo sguardo è fiero e spiazzante, non ha bisogno di nascondersi.


@Una verità che è collettiva; paura, profonda solitudine, senso di estraneità, assenza di uno scopo.
La maschera è controllo.
La verità è accettazione di non avere il controllo.
Le maschere collaborano all'elaborazione di una realtà sostenibile, priva di radici e quindi senza futuro, quindi senza paura.
-> Tutta questa parte la trovo, scusami, banale anche come prosa: una scrittura dove non c'è un guizzo di creatività. L'unico passaggio che spicca è quello successivo, nella parte in grassetto:

@La verità collettiva è l'umana umanità, in equilibrio sulla punta di uno spillo da sempre e per sempre.
Senza controllo.
Paura e Speranza.
Umani, e allora?

e anch'io mi chiedo: e allora? Dov'è questa originalità?
Francesca gentilmente chiede se sei d'accordo nel metterla nelle strutture intermedie: io ce l'avrei messa di mio in quanto è una riflessione che non ha nulla a che vedere con la poesia.
Sposo in pieno il parere di Francesca:

"Per quel che concerne il tema, potrei dire che è molto sfruttato, quindi, per trattarlo occorrerebbe maggior originalità, perchè in questi casi si corre spesso il rischio di un deja vù"

che, non è un giudizio di non-merito dell'autore, ma è solo un rilievo condivisibile sulla forma; infatti il tema è sì molto sfruttato, però questo non significa che non si debba più scrivere su di esso: nessuno inventa nulla di nuovo, di cui non sia stato scritto già, ma proprio per questo occorre maggiore originalità.
Offendersi per questo rilievo significherebbe avere idee preconcette sui propri scritti e nessun bisogno di confronto, ma non penso che sia il tuo caso... dunque ti consiglio di far tesoro dei consigli (scusa il gioco di parole [SM=g8320]) come abbiamo fatto tutti e facciamo ancora, in piena libertà anche di rifiutarli.

Ciao e benvenuto,
Rosanna


[Modificato da Versolibero 16/07/2011 03:29]


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"Le parole sono 'contenitori' troppo angusti per le mie emozioni e quando, leggendo, le sento 'soffrire'
o mi segnalano delle 'sofferenze' corro a liberarle senza pensarci due volte per provarne di più adatti".
(citazione di EEFF)