00 16/07/2011 12:02
Signor Barone, lei sta compiendo un errore di prospettiva: il testo di poesia di Bukowski non è poesia se lo si legge tradotto, mentre in inglese è poesia, anche se non conforme ai canoni della tradizione anglo-americana. Nello specifico lei si sta rifacendo ad un filone di poesia denominata "populist" o da "reading", nata con Walt Whitman e poi sviluppata dal movimento beat, in cui la metrica tradizionale sillabica di matrice shakesperiana (il blank verse) e quella di importazione europea (alessandrino, endecasillabo, ecc) viene sostituita da una musicalità data dall'uso insistito di alliterazioni, ripetizioni, consonanze, assonanze, rime sul modello del fraseggio jazz... questo modello di poesia ha senso solamente nei paesi anglofoni, visto che la nostra metrica è di tipo accentuativo, e quindi il ritmo viene dato dal corretto posizionamento degli accenti all'interno del verso e non dal numero di sillabe da cui esso è composto. In Italia una poesia simile a quella di Bukowski è riscontrabile in poeti come Antonio Porta ed Edoardo Sanguineti, che però sono due mostri per capacità metriche, o in alternativa in certi slam poetici (non a caso d'importazione americana) il cui modello di riferimento sono le gare fra rapper afro-americani. Se legge in originale Bukowski e ne segue il ritmo e poi rilegge la sua, sentirà come i testi che lei produce sono deficitari anche secondo i canoni che vorrebbe seguire.


"Il poeta è puro acciaio, duro come una selce" Novalis

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