talvolta le mani sulle copertine di libri sacri
sventolano nominativi che non mi corrispondono
la fame si sfoglia incollata ai pori, chiusi come doglie
gli occhi quando non vedi e ti allontani nel gioco
di un bambino, sulle aie desolate, l’attenzione
non data, nemmeno nel bicchiere quand’è vuoto
e secca il timpano, la falda esterna, la tempia che
asseconda una diagnosi falsa, un tempo lungo
l’ora interdetta della pietra dove batte la pioggia
la macchia di muschio che mi chiami a seppellire
Un caro saluto a tutti
Leda