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Breve storia della figura del poeta

Ultimo Aggiornamento: 02/03/2010 13:15
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14/02/2010 12:05
 
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Metto a disposizione questa piccola scaletta che ho utilizzato per una serie di conferenze nelle scuole, è estremamente riassuntiva e di tono professorale essendo un riassunto per studenti, però accenna a dei problemi e a delle idee che dovrebbero interessare chiunque tiene una penna in mano


Breve storia della figura del poeta


Questa è la scaletta minima ragionata. Nell’esposizione ci si può concentrare sulle maggiori personalità o su singoli periodi, a seconda del bisogno… Si può dare più risalto ai contributi personali oppure dividere gli apporti per fazioni estetiche.


Credo sia giusto partire dall'origine della poesia occidentale, perché è solo seguendo il filo rosso della storia che si può tentare di abbozzare una risposta: la poesia nasce in Grecia come evento pubblico e corale (nel senso di recitato da un coro) in occasione di festività religiose, accompagnata da musica e danza; da qui traiamo già 3 elementi fondamentali 1-la poesia non è un fatto privato 2- La poesia è intimamente legata ad humus magico/religioso 3- la poesia è inestricabilmente legata alle altre arti "musicali". In questa fase il poeta è considerato un sapiente a tutto tondo, esperto di mitologia, musica, danza e storia, e la sua è una figura pubblica, ben riconoscibile e stimata... la cosa interessante (e paradossale per un moderno) è che il termine "poeta" per tutta l'antichità veniva affibbiato sia ai compositori di liriche e poemi sia agli autori teatrali, che scrivevano in versi.

Solo molto più tardi ci sarà un cambiamento drastico, favorito dall'introduzione della scrittura sillabica (rispetto a quella cuneiforme) e all'introduzione del papiro, che garantisce un metodo economico e veloce per l'impaginazione dei libri, che danno il via al fenomeno della lettura solitaria, che però per tutta l'antichità rimane un fatto marginale, visto che era impensabile per la mentalità antica il moderno fenomeno del lettore solitario nella sua cameretta, sommerso di libri e di libri sui libri.

Una prima incrinatura al concetto di poeta come uomo pubblico si ha nel periodo cosiddetto ellenistico, quando le occasioni pubbliche di lettura diminuiscono, e contemporaneamente nasce la filologia, che con il confronto critico fra le varie edizioni della stessa opera, il commento ragionato dei testi e le annotazioni metriche e lessicali, crea un tipo di lettore (e poeta) nuovo, più attento ai ferri del mestiere propri dell'arte, ai significati reconditi e ai preziosismi lessicali... in questo modo la figura del poeta e quella dell'erudito si confondono, spesso collimando (l'esempio principe è Callimaco, il massimo poeta ellenistico e maniaco dell'antiquariato poetico).

Passando alla cultura latina invece poeta e uomo politico spesso coincidono, tanto che fino all'età imperiale i poeti a Roma non erano vere e proprie figure professionali, ma uomini politici/religiosi che nel tempo libero dai loro impegni si dedicavano alla Musa (come Catullo, o Cicerone). In età imperiale invece si forma qualcosa di simile al letterato professionista: mantenuto da un facoltoso mecenate in cambio della dedica dei libri, integrando questa fonte d'entrata con cicli di "conferenze" in cui leggeva parte della propria opera per occasioni politico/religiose o in feste private, quella del poeta diviene una carriera, meno appetibile di altre stando alle confessioni di Ovidio o Giovenale, ma pur sempre un modo per tirare a campare, da qui nasce anche il primo vero e proprio disprezzo verso la figura del poeta, chiamato con epiteto simile a "pennivendolo".

Caduto l'impero romano e diventata assai rara la capacità di saper leggere e scrivere (quindi ovviamente anche la circolazione dei libri), la figura del poeta si biforca: da una parte il monaco cristiano che in convento ricopia e chiosa i testi, componendone qualcuno di propria a mano -spesso di argomento apologetico-, dall'altra il trobatore, che versifica su soggetti "laici", come le saghe mitologiche degli invasori barbari e le gesta "storiche" di grandi figura di regnanti e cavalieri (re Artù, ecc). Il trabatore viveva sia del mecenatismo delle corti feudali, sia di quello che gli donavano i villaggi in cambio di letture pubbliche. Proprio dalla figura del trabatore nasce la poesia come oggi la conosciamo, visto che è sarà il suo modo di comporre e i suoi temi che confluiranno rivisti nella corrente detta del "dolce stil novo"; questa corrente si distingueva non solo per i temi principalmente amorosi e non più epici e per l’uso del volgare al posto del letterario latino, ma anche perché i poeti che ne facevano parte erano di origine piccolo nobiliare o borghesi arricchiti, impegnati in importanti ruoli politici nei nascenti comuni liberi dell'Italia del tempo (Dante), che componevano non per procacciarsi la pagnotta o per intenti d'edificazione religiosa come i monaci, ma per proprio piacere e prestigio, esattamente come i primi poeti latini. Saranno l'umanesimo e poi il rinascimento che decreteranno e consacreranno questo passaggio: il poeta ritorna figura con incarichi pubblici, erudito di vasti campi del sapere, compositore libero da obblighi che tratta i temi che più gli aggradano, siano essi politici, religiosi o amorosi. L’introduzione della stampa all’inizio non altera l’equilibrio: il costo dei libri sebbene ridotto non è ancora popolare, e un autore non può ancora vivere con i ricavati delle proprie opere.

Dal rinascimento passiamo con un balzo al secolo dei lumi, dove comincia una rivoluzione che troverà il suo pieno compimento nell’800: con la diffusione della scolarizzazione, la nascita e la diffusione dei giornali, e con l’abitudine di questi di pubblicare stralci di romanzi, poesie, ecc il poeta si emancipa dal mecenatismo dei facoltosi e dall’obbligo delle esibizioni pubbliche, e può mantenersi con il ricavato dei propri lavori, che devono rispondere solamente al gusto del pubblico: non tutti capiscono subito la portata rivoluzionaria di questo processo, saranno gli autori romantici (Scott, Shelley, Novalis, Manzoni ecc) a prenderne piena coscienza del fatto, e a tarare le loro opere in base a questa nuova consapevolezza. La portata del cambiamento è enorme: i temi si allargano alla vita quotidiana, alla descrizione della vita delle classi umili, dei loro amori, rancori e sofferenze, si ripescano metriche e modi della canzone, del dramma, e della musica popolare in contrapposizione alle cosiddette “arti colte”, si trattano soggetti storici contemporanei senza l’impaccio di dover tarare il proprio messaggio sulle convinzioni politiche del mecenate o dell’uditorio dell’esibizione, nasce l’idea del poeta vate, cioè dell’autore che si rivolge direttamente al proprio pubblico come maestro di vita o riformatore sociale (Byron e Heine i nomi più significativi); anche la lingua si trasforma, si purifica di arcaismi e latinismi e si fa più simile al parlato, in modo da essere comprensibile anche a chi ha un’istruzione non letteraria o poco approfondita… d’ora in poi sarà il poeta con il suo stile e i suoi temi a crearsi il suo pubblico e non più viceversa. C’è però l’altro lato della medaglia: il pubblico è composto per la stragrande maggioranza di inesperti dell’arte, che devono lavorare per mantenersi e hanno un tempo limitato per usufruire della poesia, quindi si affidano ai giudizi dei critici letterari professionisti o alle linee estetiche dell’editore, che avrà sempre più il ruolo di selezionatore e riassemblatore del materiale, più che di ordinatore e filologo come invece accadeva in precedenza.

Nascono all’epoca i due schieramenti letterari che si scontrano ancora oggi: da una parte i fautori di una poesia intima, colloquiale, dal linguaggio semplice e subito comprensibile, che si rivolge ad un pubblico quanto più vasto possibile, in cui il poeta si confonde con il lettore; dall’altra parte una poesia colta, elaborata formalmente, di comprensione non immediata, rivolta ad un pubblico di amatori e/o esperti, a cui il poeta si rivolge come professionista dell’arte, conscio dei suoi mezzi e della sua cultura: questa polarizzazione favorisce la nascita di gruppi di poeti ben definibili, che si uniscono per affinità di vedute estetiche ed esistenziali (famosissimo il gruppo dei Parnassiani capitanato da Baudelaire). Ovviamente fra questi due estremi ci sono decine di posizioni intermedie, e non è detto che chi aderisce ad una poesia colta ed elitaria poi non possa avere anche un successo di massa (D’Annunzio ad esempio), o che temi intimi e dimessi non possano trovare un linguaggio aulico e prezioso (Montale). Nasce anche una delle idee più contestate nella storia della letteratura, ossia quella di avanguardia: il poeta consciamente cerca di definire cosa sarà la poesia del futuro, si fa veggente (Rimbaud), smonta le opere e gli stili di successo per parodiarli, portarli all’assurdo o far riaffiorare significati nascosti (i surrealisti), si pone in atteggiamento di sfida verso il pubblico e l’accademia provocando reazioni violente (futuristi), urta la sensibilità, il buon costume, e i tabù con l’esplicito intento di disgustare il pubblico (la famosa raccolta “Morgue” del medico Gottfried Benn, che descrive con estremo realismo il corpo mutilato e in decomposizione).
I poeti “preziosi” e d’avanguardia, non potendo contare su vaste vendite e non provenendo sempre da famiglia agiate, conoscono povertà ed emarginazione, condizione esistenziale che per molti secoli il poeta non avevo più sperimentato, portando così tematiche, modi gergali, ecc presi dai bassifondi a dignità letteraria.
Comunque, a dispetto delle apparenze, non sempre l’avanguardia non è baciata dal successo di pubblico: Benn al tempo vende molto bene, così come Apollinaire.

La fase successiva è ancora più controversa: la nascita nel primo ‘900 dei partiti di massa porta ad un estetizzazione della politica, che per trovare consensi impiega in maniera innovativa tutti i mass media e i linguaggi, compreso quello della arti: la politica diventa così forte polo d’attrazione per gli intellettuali, che cominciano a dividersi per opinioni politiche e non più per fazioni estetiche; il poeta così diventa araldo, mitologo e giustificatore della linea politica del partito a cui aderisce, subordinando talvolta la propria creatività alle necessità della linea politica del momento. Ovviamente il fenomeno non è globale, anzi è molto forte solamente nei 3 regimi totalitari e relativi satelliti, diverrà poi vera e propria regola nei partiti comunisti stalinisti dopoguerra, quando il partito sovietico russo detterà ai suoi tesserati precise regole estetiche per ogni campo artistico, compresa la poesia… nascerà la figura dell’”intellettuale organico”, cioè dell’artista, giornalista, ecc inquadrato nei ranghi del partito, supportato per le sue “conferenze” dalle strutture logistiche dello stesso (Case del popolo, centri sociali, ecc), pagato ai suoi mass media perché celebri le imprese della propria linea politica, denigrando gli avversari (Aragon per esempio).
Nel dopoguerra questa politicizzazione più o meno forzata della poesia genera una reazione contraria, ossia di una poesia disimpegnata, scollegata da qualsiasi tema sociale, fatta per la meditazione solitaria (Rebora, Penna, Palazzeschi, l’ultimo Ungaretti).

Con gli anni 60’ avverrà una nuova rivoluzione: la scolarizzazione si allarga a vaste aree delle classi popolari, nasce l’idea dell’adolescente come target commerciale, l’editoria recepisce la cosa al volo e pubblica edizioni di classici della poesia a basso costo, stampa moltissimi nuovi poeti che rispondo al gusto giovanile di provocazione e rottura con la tradizione (i beat), fioriscono piccole realtà editoriali che si specializzano nella ricerca e nella promozione di nuovi stili e tendenze, si affaccia l’idea che ognuno liberando la propria creatività possa diventare un poeta, mettendo in crisi l’idea tradizionale del poeta come letterato di professione, sia esso accademico,“avanguardista” o artista al servizio del partito. L’effervescenza dura circa un ventennio, poi progressivamente si spegne, sia perché le condizione sociali che l’hanno generata vengono meno, sia perché i numeri delle vendite per la poesia sono troppo esigui rispetto ai romanzi best-seller o ai saggi di attualità per giustificare ingenti investimenti in pubblicità, talent scouting e tour promozionali.

Così arriviamo all’oggi, che per molti versi è un periodo di transizione per la figura del poeta: da una parte disancorato per sentire dalle istituzioni accademiche che dovrebbero “preservare e diffondere” la poesia, dall’altra schiacciato dalla generale svalutazione della parola a favore dell’immediatezza della musica, del cinema e della grafica, che ha portato ad una vistosa contrazione del pubblico dei lettori e alla diminuzione delle occasioni pubbliche per poter farsi conoscere, reso anonimo dalla marea di pubblicazioni continuamente emesse dalle piccole casi editrici e dal recente fenomeno della pubblicazione self made a pagamento, il poeta oggi non gode di alcuna sicurezza, sia come prestigio sociale (molto basso), sia in termini monetari (pochissimi poeti riescono a vivere con i loro versi, i più sono professori, giornalisti, ecc).
Non è tutto nero però il panorama presente: la capillare diffusione di internet da’ la possibilità di farsi conoscere in maniera estesa e gratuita, saltando la tradizionale rete di vaglia costituita da editori e riviste; la possibilità di leggere gratis estratti di raccolte altrui, classici e autori di diversa nazionalità contemporanei (spesso in traduzioni pessime, ma poco importa), crea possibilità prima inimmaginabili di contaminazione di stili, idee e linguaggi; il recentissimo fenomeno di antologie di autori “virtuali”, compilate da piccole e grosse case editrici, da’ la possibilità agli autori internettiani di farsi conoscere anche dal pubblico più tradizionale, che non legge il materiale pubblicato sulla rete. Internet ha dato vita anche ad un’altra novità: l’incontro fra diversi percorsi estetici ed esistenziali, prima separati dalla differenza (e diffidenza) di editore, rivista, cenacolo, oggi sgomitano fianco a fianco nei medesimi spazi, in cerca di notorietà; la possibilità multimediale di mischiare testo, musica, immagine e video (nonché la nascita della video poesia) creano possibilità di compenetrazione fra le arti ancora in larga parte inesplorate .
Questi ultimi sono fenomeni troppo nuovi e rivoluzionari per essere oggi compresi in tutte le loro potenzialità, ci vorrà tempo e una certa stabilizzazione del mercato e delle tecnologie per tirare bilanci, ma alla fine del nostro percorso possiamo cambiare la sconsolata domanda di partenza “In che cos’è oggi il poeta?” a un più fiducioso “Cosa sarà domani il poeta?”.







"Il poeta è puro acciaio, duro come una selce" Novalis

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Post: 1.652
15/02/2010 17:03
 
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già, cosa sarà il poeta domani e non chi...
la domanda è spaventosa e davvero stressante al momento.
Perchè già oggi, il poeta seconde me si è un po'confuso, basta scrivere due cazzate su qualche sito e ci si autodefinisce poeti con un'anima tutta da difendere e si cerca a spada tratta un rispetto a ciò che si scrive con un impeto ignorante che a volte mi sconcerta.

Se da una parte internet offre mille buoni spunti di diffusione e conoscenza, dall'altra crea una globalizzazione e un'enfasi tale che unita alla falsità e ipocrisia fa nascere ogni nano-secondo un POETA, dalle doti straordinarie e incomprese ai più (roba da matti)...

inoltre c'è da dire che almeno non si correva il rischio di vedersi copiare le cose, ma poi è anche vero che per lo più le cose che si scrivevano restavano relegate in un cassetto, almeno così si rende tutto pubblico e ci si scambia impressioni e stati d'animo.
Perchè diciamocela tutta, se non si trasmette, se non c'è chi ti legge ma che senso ha questo nostro scrivere?





"i ritorni hanno rugiada sulla bocca e sorrisi fra mani confuse"
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Post: 711
16/02/2010 11:38
 
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Il problema del target è una delle mie massime ossessioni... è difficile capire chi sia oggi il lettore tipo di poesia, che spesso fra l'altro non è identico a chi scrive, poiché è esperienza comune di chi frequenta i forum di scrittura da un pezzo che molti di coloro che si dedicano alla musa non leggono altro che se stessi, oppure scambiano le canzoni pop per poesia. Il numero di coloro che scrivono versi più o meno saltuariamente si attesta secondo le statistiche a circa 2 milioni di persone, e se si calcola che un best seller di poesia vende 2000 copie (!!), ci si chiede che cosa azzo legga sta gente per scrivere. C'è una cosa sicura però: chi frequenta i raduni, i concorsi, ecc sono per lo più liberi professionisti, impiegati statali e quadri d'azienda, con una cultura classica e/o scientifica, dalle disponibilità economiche non esigue, e con il tempo libero necessario per tenersi aggiornati sulle novità intellettuali del momento... tra l'altro in gran parte provengono da quella generazione di adolescenti degli anni 60-70, che collegano la cultura alla politica e che hanno un debole per la poesia "éngage" che oggi non ha più senso, ma che nei concorsi non a caso si piazza sempre bene.
Per quanto riguarda le quintalate di poeti presenti su internet, credo che il sistema della selezione naturale funzioni fino a un certo punto, c'è veramente troppo materiale scadente che sommerge le sacche d'eccellenza, che in molti casi gettano la spugna e smettono di partecipare a concorsi, forum, ecc

insomma, sull'oggi non ho troppe illusioni, spero sul domani.





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Post: 1.681
16/02/2010 12:31
 
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è ormai opinione comune che per scrivere non sia necessario leggere. è dimostrato dalla valanga di testi scadenti che sommergono il web, che inabissano quel poco di cultura che ancora rimane.
a quante possiamo addebitare una cultura pregressa fatta di letture, di studi, in quante possiamo rintracciare uno stile definito e che si rifà ad una tradizione "classica" o allo studio di poeti affermati e di poetiche pregresse? naturalmente non si tratta di copiare, ma di adattarsi ad un qualcosa, di ricercare canoni estetici da abbinare a tematiche moderne.

bhe, io ne vedo veramente poche di poesie così e sono la prima a ritenermi abbastanza ignorante in materia (ma non ne vado fiera!).

mi piace però lo studio delle nuove forme espressive, in cui parole, musica e immagini si fondono per dare vita a una nuova arte multimediale.
[Modificato da Maredinotte 16/02/2010 12:42]

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Post: 1.652
16/02/2010 12:41
 
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sono fortemente in accordo con Roberta.
Penso che si è molto influenzati per quel che concerne lo studio dei classici. Soprattutto non amo chi a questi ultimi si rifà.
A me piace, guardare in giro, "sentire"... esprimere... che ispirarmi a qualcosa di già fatto, già detto.

[Modificato da Francesca Coppola 16/02/2010 12:41]


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Post: 1.681
16/02/2010 12:47
 
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no, francy, penso di essermi espressa male.

io credo fortemente che ci sia bisogno di leggere e leggere molto, di imparare ad utilizzare la lingua nelle sue varie sfaccettature, di sapersi districare tra più generi letterari e poetici. forse non è indispensabile, ma è molto importante conoscere quello che è stato prima di noi e quello che è oggi intorno a noi, conoscerlo e saperlo riconoscere, sapere anche mettere in pratica gli insegnamenti ricevuti da questi studi, per poi rielaborarli secondo il proprio sentire.

come si fa a trovare una strada propria se non si è percorso un pezzo di qualcuna già tracciata? [SM=g8131]
se il punto di arrivo è sempre l'identificazione di uno stile personale ed autentico, originale, il punto di partenza è anche nello studio e nell'emulazione dei classici.


[Modificato da Maredinotte 16/02/2010 12:49]

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Post: 711
16/02/2010 12:48
 
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Io prima di puntare sulla video poesia aspetto che si stabilizzi il mercato -anche tecnologico-: il volgarissimo problema della mancanza di banda larga in Italia limita al quanto le possibilità di questa nuova arte, visto che con una connessione analogica o con le chiavette internet è una tortura tentare di seguire una videopoesia, tanto che ho dovuto rinunciarvi.

Sul problema fra poesia moderna e tradizione "classica" credo ci si potrebbero scrivere migliaia di trattati: molti di quelli che cominciano a scrivere pensano che le 4 poesie che hanno analizzato a scuola bastino e avanzino per costituire una solida base culturale, e siccome a scuola ci si ferma a Montale e Pasolini, abbiamo schiere di poeti che credono "Meriggio" un capolavoro di modernità... per effetto uguale e contrario abbiamo anche giovani poeti che rifiutano in blocco la tradizione classica e si mettono a scimmiottare i testi delle canzoni pop, oppure i peggiori guazzabugli della poesia beat, non capendo che "tradizione" significa un immensa miniera di temi e di stili che attendono solo chi li sappia re-interpretare.

Ps: ultimamente sto rileggendo l'Antico Testamento, e rimango sorpreso di quanto sia ancora attuale, e quante possibilità poetiche dia a chi voglia attingervi (penso ad esempio alla tragedia di Saul che lotta contro Dio che l'ha abbandonato, o di Salomone che per amore rinuncia al Dio unico per darsi al politeismo).

[Modificato da Nihil. 16/02/2010 12:51]
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Post: 1.652
16/02/2010 12:57
 
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io ho letto l'Antico testamento all'età di 13 anni, e per volontà mia.
Invece Robby, penso e ribadisco quello detto poc'anzi. Io intendo la poesia in altro modo.



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Post: 711
16/02/2010 13:14
 
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Non intendevo dire che non avessi letto i classici Francesca, volevo dire che tutto sta nell'ottica in cui li si legge: li si può leggere per generica cultura (giusto perché se senti parlare dell'"Illiade" non la confondi con l'"Odissea"), per erudizione, per amore di un'età o di forme culturali che oggi non esistono più, oppure per rubare idee, temi, forme che arricchiscano il proprio bagaglio poetico... in questo senso io sto rileggendo l'Antico Testamento: perché credo (aldilà della mia fede, che in questo caso non c'entra) contenga in sé germogli che possono essere benissimo trapiantati nell'oggi.

Lasciando da parte la teoria, vi faccio l'esempio della mia ultima: io sono innamoratissimo del romanticismo europeo, quello che và da Novalis, Tieck a Leopardi e Baudelaire, e soprattutto di quelle figure femminili dannate che seducono l'uomo, lo rendono folle e poi l'abbandonano... ora io rimpiangevo che ormai queste figure non esistono più nella letteratura, visto che la donna sontuosamente vestita con strascichi e acconciature tardo rinascimentali, che seduce gli uomini mostrando la caviglia o la spalla nuda nei bivi dei boschi o in antichi castelli lorenesi per ovvi motivi oggi è molto difficile da trovare, poi mi sono accorto che in fondo non è diversa da quella massa di ragazzine depresse (o finte tali) che si veste di nero, abbonda di cerone e di rimmel, e adesca gli "inconsapevoli" uomini nelle chat e nei blog mostrando le tette... da qui la mia "Gotika", non so se sia una trasposizione riuscita, però per lo meno è una dimostrazione "sociologica" che certi tipi letterari non muoiono mai. che ne dite?






[Modificato da Nihil. 16/02/2010 13:25]
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Post: 1.681
16/02/2010 13:33
 
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Re:
Nihil., 16/02/2010 13.14:

Non intendevo dire che non avessi letto i classici Francesca, volevo dire che tutto sta nell'ottica in cui li si legge: li si può leggere per generica cultura (giusto perché se senti parlare dell'"Illiade" non la confondi con l'"Odissea"), per erudizione, per amore di un'età o di forme culturali che oggi non esistono più, oppure per rubare idee, temi, forme che arricchiscano il proprio bagaglio poetico... in questo senso io sto rileggendo l'Antico Testamento: perché credo (aldilà della mia fede, che in questo caso non c'entra) contenga in sé germogli che possono essere benissimo trapiantati nell'oggi.




più o meno gli argomenti e i problemi esistenziali e sociali sono sempre gli stessi, è per questo che quasi tutto, a seconda dell'ottica da cui lo si guarda, può essere fortemente attuale. tutto, davvero, può fornire uno spunto di riflessione e dare l'input all'ispirazione. ma io credo che sia una cosa bellissima.

Nihil., 16/02/2010 13.14:


Lasciando da parte la teoria, vi faccio l'esempio della mia ultima: io sono innamoratissimo del romanticismo europeo, quello che và da Novalis, Tieck a Leopardi e Baudelaire, e soprattutto di quelle figure femminili dannate che seducono l'uomo, lo rendono folle e poi l'abbandonano... ora io rimpiangevo che ormai queste figure non esistono più nella letteratura, visto che la donna sontuosamente vestita con strascichi e acconciature tardo rinascimentali, che seduce gli uomini mostrando la caviglia o la spalla nuda nei bivi dei boschi o in antichi castelli lorenesi per ovvi motivi oggi è molto difficile da trovare, poi mi sono accorto che in fondo non è diversa da quella massa di ragazzine depresse (o finte tali) che si veste di nero, abbonda di cerone e di rimmel, e adesca gli "inconsapevoli" uomini nelle chat e nei blog mostrando le tette... da qui la mia "Gotika", non so se sia una trasposizione riuscita, però per lo meno è una dimostrazione "sociologica" che certi tipi letterari non muoiono mai. che ne dite?





tralasciando di entrare nella problematica sociale alla quale ci si riallaccia e restando in ambito puramente letterario ti dico: sì [SM=g8229] certi tipi letterari non muoiono proprio mai!!!






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Post: 1.652
16/02/2010 13:33
 
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ma infatti, io non intendevo quello. Ti ho detto semplicemente che i classici utilizzati per fare il copia e incolla delle idee o con fare evocativo non mi entusiasmano.

Per il resto, il vecchio è sempre attuale, ma con un piglio personale, altrimenti niente ha senso.


[Modificato da Francesca Coppola 16/02/2010 13:33]


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Post: 275
23/02/2010 00:16
 
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Molto interessante!!

Sull'excursus storico mi permetto di insistere di più sulla figura del poeta come personaggio divino nell'antichità, al punto che la poesia non era considerata una technè (noi diremmo arte) ma un dono sovrannaturale.
Reduce da un pomeriggio di estetica quindi capitemi [SM=g8119]
E studiare questi temi mi ha fatto riflettere di più su una cosa e voglio condividere con voi questa mia riflessione...molto spesso -superficialmente- si pensa che lo scrivere di un poeta sia tutto ispirazione, ma questo -in un certo senso- lo pensavano gli antichi che credevano anche che la sua opera non fosse frutto di talento e abilità ma di qualcosa di esterno, che le parole fossero del dio.
Non consideravano il poeta poeta ma veggente, indovino, mistico.
Noi, per dare il giusto riconoscimento all'abilità e talento di un poeta, non dobbiamo considerare solo l'ispirazione [SM=g8204]
Personalmente mi soffermerei di più anche sull'avanguardia che vuole educare con l'estetica, l'arte, come Rimbaud, su cui poi ha messo la parola fine l'avvento della pop-art :)


generale svalutazione della parola a favore dell’immediatezza della musica, del cinema e della grafica,


All' "immediatezza", per precisione anteporrei un "presunta" -consentimi- e questo è proprio ciò che danneggia la musica ad esempio (e non solo), che il grande pubblico si aspetta di fruire come uno stimolo sensibile immediato e non come arte.

Concordo su tutti i punti essenziali che avete sottolineato: da un lato Internet permette uno scambio grandioso e senza precedenti, è una conquista epocale, ma dall'altro l'eccellenza o la bravura rischia di perdersi nel mare di mediocrità e si crea il fenomeno dei commenti entusiasti per tornaconto/ipocrisia.
Conoscere i classici è imprescindibile, non solo per scrivere ma anche per avere un alfabeto emotivo, secondo me. E' importante ugualmente però anche conoscere la contemporaneità come sottolineava Nihil, e in questo c'è una lacuna impressionante. Ci sono periodi che a scuola non si toccano per niente e intorno a cui c'è il vuoto totale, e la gente non ha gli strumenti più rudimentali per capire l'arte contemporanea, e rischia di galleggiare in un conservatorismo sterile senza sapere come e perchè. Mi ci metto anch'io fra quelli che hanno bisogno di approfondire certi periodi e tendenze.

Ad esempio, restando proprio ai nostri giorni, sinceramente, la video poesia mi lascia un po' perplessa perchè penso che la poesia si esprima da sè, la contaminazione mi sembra un orpello. Eppure ho visto cose ben fatte e suggestive e allora faccio autocritica: sarà solo un mio pregiudizio? mi manca qualche strumento per comprenderla? devo guardarla da un'altra prospettiva?

Del resto, proprio in questi territori (anche in essi) la poesia può rinnovarsi e trovare nuova linfa e nuovo mordente.
Purtroppo, come dicevo nell'altra discussione sull'editoria e come dicevate voi, oggi la figura del poeta è proprio svalutata.

Dando al mio discorso un colore tra il serio e il faceto, una ragazza corrispondente alla descrizione (almeno nell'aspetto...più che rinascimentale vittoriano ma credo potrebbe andare) potresti trovarla fra le Lolite, Nihil...Gothic Lolita, se le preferisci così...o meglio, Ero Lolita [SM=g8228]
[Modificato da Diotima... 23/02/2010 00:24]


"...la poesia è più filosofica e più elevata della storia: la poesia esprime piuttosto l'universale, la storia il particolare..." (Aristotele)
"Per fare un prato occorrono un trifoglio ed un’ ape, Un trifoglio ed un’ape E la fantasia.La fantasia da sola è sufficiente se l'ape è assente."-Emily Dickinson-
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Email Scheda Utente
Post: 1.681
23/02/2010 18:02
 
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Re:
Diotima..., 23/02/2010 0.16:

Molto interessante!!

Sull'excursus storico mi permetto di insistere di più sulla figura del poeta come personaggio divino nell'antichità, al punto che la poesia non era considerata una technè (noi diremmo arte) ma un dono sovrannaturale.
Reduce da un pomeriggio di estetica quindi capitemi [SM=g8119]
E studiare questi temi mi ha fatto riflettere di più su una cosa e voglio condividere con voi questa mia riflessione...molto spesso -superficialmente- si pensa che lo scrivere di un poeta sia tutto ispirazione, ma questo -in un certo senso- lo pensavano gli antichi che credevano anche che la sua opera non fosse frutto di talento e abilità ma di qualcosa di esterno, che le parole fossero del dio.
Non consideravano il poeta poeta ma veggente, indovino, mistico.
Noi, per dare il giusto riconoscimento all'abilità e talento di un poeta, non dobbiamo considerare solo l'ispirazione [SM=g8204]
Personalmente mi soffermerei di più anche sull'avanguardia che vuole educare con l'estetica, l'arte, come Rimbaud, su cui poi ha messo la parola fine l'avvento della pop-art :)


generale svalutazione della parola a favore dell’immediatezza della musica, del cinema e della grafica,


All' "immediatezza", per precisione anteporrei un "presunta" -consentimi- e questo è proprio ciò che danneggia la musica ad esempio (e non solo), che il grande pubblico si aspetta di fruire come uno stimolo sensibile immediato e non come arte.

Concordo su tutti i punti essenziali che avete sottolineato: da un lato Internet permette uno scambio grandioso e senza precedenti, è una conquista epocale, ma dall'altro l'eccellenza o la bravura rischia di perdersi nel mare di mediocrità e si crea il fenomeno dei commenti entusiasti per tornaconto/ipocrisia.
Conoscere i classici è imprescindibile, non solo per scrivere ma anche per avere un alfabeto emotivo, secondo me. E' importante ugualmente però anche conoscere la contemporaneità come sottolineava Nihil, e in questo c'è una lacuna impressionante. Ci sono periodi che a scuola non si toccano per niente e intorno a cui c'è il vuoto totale, e la gente non ha gli strumenti più rudimentali per capire l'arte contemporanea, e rischia di galleggiare in un conservatorismo sterile senza sapere come e perchè. Mi ci metto anch'io fra quelli che hanno bisogno di approfondire certi periodi e tendenze.


Ad esempio, restando proprio ai nostri giorni, sinceramente, la video poesia mi lascia un po' perplessa perchè penso che la poesia si esprima da sè, la contaminazione mi sembra un orpello. Eppure ho visto cose ben fatte e suggestive e allora faccio autocritica: sarà solo un mio pregiudizio? mi manca qualche strumento per comprenderla? devo guardarla da un'altra prospettiva?


Del resto, proprio in questi territori (anche in essi) la poesia può rinnovarsi e trovare nuova linfa e nuovo mordente.
Purtroppo, come dicevo nell'altra discussione sull'editoria e come dicevate voi, oggi la figura del poeta è proprio svalutata.

Dando al mio discorso un colore tra il serio e il faceto, una ragazza corrispondente alla descrizione (almeno nell'aspetto...più che rinascimentale vittoriano ma credo potrebbe andare) potresti trovarla fra le Lolite, Nihil...Gothic Lolita, se le preferisci così...o meglio, Ero Lolita [SM=g8228]



concordo assoluamente con tutto quello che dici, Chiara, addirittura anche sulla frase che ho grassettato. La poesia deve prima di tutto esprimersi da sè, deve essere capace di arrivare al lettore per quella che è, nuda e cruda. quindi, una poesia mediocre, seppur agghindata a festa da un'immagine, un video o una musica, resta mediocre.
inoltre se la musica è scelta male, o se l'immagine non fa altro che esplicitare il senso della poesia, allora queste costituiscono un disturbo, anzicchè un abbellimento.

però... ecco, c'è il mio però. io credo che bisogna guardare a questo genere di contaminazioni per trarne una esperienza multimediale e multisensoriale in cui il lettore possa immergersi con tutti i sensi, restarne avvolto e godere al cento per cento delle suggestioni create dal poeta o dal gruppo di persone che come una equipe ha lavorato alla realizzazione del progetto. per un lavoro ben fatto le emozioni si amplificano a livelli esponenziali.
per non parlare poi delle audiopoesie, in cui il testo viene interpretato, con le giuste sospensioni e tonalità.
insomma, data per scontata la qualità del testo, della quale non si può prescindere, trovo queste contaminazioni un modo globale di fare arte, da non scartare. [SM=g8320]


"La più alta forma di intelligenza umana è la capacità di osservare senza giudicare." (Jiddu Krishnamurti)
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24/02/2010 10:50
 
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Avete fatto due interventi densi tu e Roberta... aggiungo solo che solamente nella poesia arcaica (e solamente nel filone che prende spunto da Esiodo) il poeta era un essere semi-divino che scriveva per conto degli dei, già in epoca classica questo concezione si è incrinata, per far spazio ad un'altra idea di poeta come tecnico del verso, sperimentatore di nuove forme ed erudito della tradizione mitologica... la cosa interessante è come 2000 anni dopo il romanticismo abbia ripreso la concezione esiodea, e l'abbia calata con successo in un contesto sociale totalmente diverso, tanto che ancora oggi prospera, almeno fra noi frequentatori del forum [SM=g8228]


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24/02/2010 11:13
 
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Re:
sì sì sì! io ci credo moltissimo! [SM=g8149] per il semplice motivo che quando comincio a scrivere non so quasi mai cosa voglio dire. quando le parole si scrivono da sole e mi accorgo poi che sono belle e che hanno un significato profondo (me ne accorgo solo in seguito ad una analisi attenta dello scritto) allora penso proprio che la musa sia scesa nelle mie mani! [SM=g8228]
quando invece mi impegno molto, allora mi prendo un po' di merito.

in ogni caso io penso che la poesia, quella vera, debba partire sempre dall'intimo e riscoprirsi, infine, universale. che sia quindi un processo di "scavo" interiore, fino a quelle radici a cui tutti siamo legati.

voglio a tal proposito, e in relazione alla poesia dei nostri giorni e alla figura del poeta, linkare un articolo che ho letto proprio ieri e con il quale mi sento molto in linea.
magari servirà ad ampliare il dibattito! [SM=g8119]

c'era una volta la poesia on line di Federica Nightingale




[Modificato da Maredinotte 24/02/2010 11:30]

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Post: 275
02/03/2010 13:15
 
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Sono d'accordo con te, Roberta:) La poesia deve avere valore di per sè, altrimenti, per quanto può essere agghindata, non ne acquista maggiore.
Ma un lavoro ben fatto può essere senz'altro interessante, per l'appunto, e denso di emozioni. E' un territorio che ha piena dignità di essere esplorato, insomma, sia per chi lo fa in veste di creatore sia per chi ne fruisce soltanto, sono i nuovi mezzi con cui si pone la sfida di fare arte, quindi perchè no? [SM=g8320] Anche se il piacere visivo di leggere la poesia, per me, non ha prezzo! [SM=g8119] Fare risuonare ogni parola dentro di sè ma anche recitarla ha una una sua grandissima bellezza.
Concordo con te anche sulla genesi dello scrivere, interessante come dice Nihil che in un certo senso oggi si sia ripresa l'antica concezione. Ma l'importanza della ispirazione non deve oscurare del tutto quella del talento come spesso avviene =)
Decisamente interessante l'articolo che hai linkato, io ultimamente mi sto interrogando molto sulla poesia contemporanea -dei nostri giorni- sui suoi temi, obiettivi, destinatari...Ci sono temi che appartengono all'uomo per definizione e sono eterni...seppure vi è la sfida di trovare forme nuove...ci sono spunti offerti proprio dall'epoca che stiamo vivendo, seppure sia così lontana ahinoi dalla poesia e questo è un argomento nuovo per me e dunque interessante...


"...la poesia è più filosofica e più elevata della storia: la poesia esprime piuttosto l'universale, la storia il particolare..." (Aristotele)
"Per fare un prato occorrono un trifoglio ed un’ ape, Un trifoglio ed un’ape E la fantasia.La fantasia da sola è sufficiente se l'ape è assente."-Emily Dickinson-
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