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Marcia Theophilo cantatrice dell'Amazzonia

Ultimo Aggiornamento: 17/05/2010 10:35
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Post: 224
16/05/2010 15:35
 
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.....da un articolo del Corriere di Ottavio Rossini...

""Alberi, acqua, uccelli, animali, aria: sono questi gli ingredienti della poesia “sciamanica” di Marcia Theophilo, poetessa brasiliana che canta l’Amazzonia in tutte le sue forme e in tutti i suoi rumori, in tutte le sue voci e in tutte le sue sofferenze. Amazzonia, “polmone del mondo”. Ormai questo è un luogo comune, ma anche una verità. Come è verità che questo polmone “verde” è ferito, malato. E tutti a parole vogliono difenderlo, cioè guarirlo, ma nei fatti non è così. La realtà è che ci sono gruppi di interessi che in un modo o in un altro sfruttano il patrimonio delle foreste equatoriali, distruggendone ogni anno parti imponenti. Per la ricerca del petrolio, per le colture intensive, per le sperimentazioni su ogm (organismi geneticamente modificati).""

...e ancora Marcia..

""Alla fine di una performance teatrale tratta dalle sue poesie, Marcia si rivolge agli attori dicendo:"Voi siete entrati nel mio cuore. Il mio cuore è nella foresta. Voi siete entrati nella foresta”. Io traduco così: “Voi, con le vostre voci e le vostre danze, avete capito il senso profondo della mia poesia”. Una poesia che vuole salvare l’Amazzonia, riannodando il passato perduto al presente pericoloso, ma che può essere corretto con la volontà di tutti di vivere in un mondo onesto e pulito. Un’utopia? Forse. Ma le utopie, anche se non perfettamente realizzate, hanno fatto ogni volta cambiare il destino dell’umanità.""

...non c'è nulla che possa riassumere meglio il mio pensiero..il pensiero di Marcia Theophilo...la sua grande forza....
...............S
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Post: 1.681
17/05/2010 10:28
 
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in effetti, Stefano, mi sarebbe piaciuto -e credo anche agli altri- che tu raccontassi la tua esperienza (dove e come l'hai conosciuta, cosa ti ha colpito di lei) e che ci postassi qualche informazione e qualche poesia.

Ecco una nota biografica presente nel suo stesso sito.


Sono il frutto di un albero


Io sono pietra e vivo in ogni angolo

Sono un uccello e non conosco l'inverno.
Sono aria, acqua e vengo dalle viscere della terra.

Io sono vivo e voglio che lo sappiano
l'umido della pioggia, il calore e la frescura del vento.

Sono un uccello che vola solo perché è tutto.
Sono il frutto d'un albero.


da "Io canto l'Amazzonia"





Viaggio di ritorno

Per ombre e luci
la verità di ripetute memorie
si alzava lentamente
l'arsura
e il suono che le veniva di dentro
si prolungava
un muro cresce davanti
si apre in valli di tempo senza misura
nel viaggio di ritorno
mani incallite di strade percorse
e le sette vite magiche in un 'energia antica
mal usata
che lottano per arrivare alla quarta dimensione
dentro l'antiquotidiano triviale
come masticare margherite e svegliare morti
malgrado le braccia stanche di scirocco per
la moltiplicazione dei pesci
sciogliendo pensieri sconnessi
impregnando di calore
nuca e schiene spogliate.


da "Basta! che parlino le voci"





Dall’Amazzonia a New York

I

Albero da te ho preso il dolore selvaggio
quei lamenti nell’aria, nel fiume
fuggono gli animali dai tuoi rami-rifugio
suoni assordanti di scimmie e araras
il tronco annerito dal fuoco cade.
Il bradipo si muove lento, silenzioso
l’ariranha e il tamanduá
orecchio attento ad ogni rumore.
Gli alberi raccontano la loro storia
La loro vita quando è sommersa nelle acque,
fra i pesci che si nutrono dei loro frutti.
Già nel tramonto si alzano i suoni
gridano gli uccelli storditi
negli alberi i jaburus i macucus gli inhambu.
Nel sottobosco il vento è fermo.
Indietro nel tempo i colori vibranti
pubescenti, gonfi di acqua
oggi è giallo, il colore verde all’origine.
Ossa, pezzi di legno, migliaia di insetti.
Si accende un fuoco che abbaglia, acceca.
Chi può togliere questa freccia senza punta?
dove possiamo deporre questo male?
In tutti i luoghi della terra
suoni interferiscono, ricordi di morti.
Il cielo che oggi ti accompagna è senza stelle.
Il viso del dolore può scomparire?
Le vibrazioni rendono fertile l’aria
Rimbomba il tuono e i fulmini folgoranti.
Tutto arde: pioggia di fiori
mangabas, cajú, onde di brezza.
Gli alberi giganti della foresta conoscono
una lingua di fuoco che li distrugge.
Prima, vicino al grande fiume apparivano i serpenti
boicininga, jiboias, coccodrilli,
il giaguaro, lince giallo-marrone,
i rami pieni di pappagalli
iguana, irara, bradipo
jabutí, tartaruga nel pantano
il caititú, cinghiale pelo castano
le grida delle scimmie urlatrici
le voci di migliaia di uccelli.
La memoria si delinea, si forma: sono onde
la selva convive con il fuoco.
Tutto vola: foglie-uccelli
farfalle-foglie, colore-luce.
Sulla cima degli alberi
gli occhi neri, il potere del condor.
Tanato, gabbiano piccolo
nido di uccelli la sua casa
quel palpitare dentro dei rami
sono le sue ali.
Niente impedisce, la foresta continua a cadere
le grida, le guerre, i morti
una voragine, un’aura di fumo
niente respira.
Prezioso uccello vivo e canoro
accende un mondo di visioni con il suo canto.
frutti rari non apriteli per maturare
anima della foresta prendi possesso dell’universo.
Alberi mostrate le vostre viscere
il vostro corpo, i germogli di granuli verdi,
le vostre radici, oblunghe foglie
con nervature e vene.
I vostri animaletti, la danza dei colibrì
Zechirino attraversa il paese delle ombre
si comincia a sentire il vento tra le foglie
si confonde con le altre voci.
Capeba che nasce all’acque sente
le sue foglie lambite dal fuoco
si deforma, tutta ferita e gonfia
Respira: è ancora qui la vita
ancora un poco, continua
respira non fermarti
respira, respira, continua
è ancora qui l’inizio della vita

II

Alberi di metallo pieni d’oro argento
toccano le nuvole, e i tuoi sogni.
Uccello di metallo attraversa il cielo
vola vola, va va, dove dove?
l’uccello metallico diviene una freccia
spezza gli alberi di cristallo
Il viso del dolore lancia il suo grido
che scorre dalle mura.
voglio ricordare storie varie
ricordi di morti insepolti
nascono nomi, offerte a chi è partito
e il cuore dell’albero gigante
si disfa e ricompone infinita materia
ondeggia una nuvola di polvere
dentro il corpo del vento
è acuta la sua voce
la voracità del serpente di fuoco
penetra le radici del sole
nuvole nere asfissianti
nuvole di brace sul mondo
ruggito di macchine, seghe, asce.
Musiche e immaginari cerchi abbandonati
movimento di nuvole di polveri gialle
dai tronchi spezzati sprizzano pezzi di metallo
fili di amianto, rivoli di sangue, anime.

Dalla baia di Hudson i delfini
chiedono luce e armonia
l’inizio di un nuovo pensiero
un esercito di formiche in fila
trasporta le anime come foglie.


Roma, 11/9/01

"La più alta forma di intelligenza umana è la capacità di osservare senza giudicare." (Jiddu Krishnamurti)
robertadaquino.wordpress.com



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Post: 1.681
17/05/2010 10:35
 
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la scrittura di questa poetessa brasiliana è semplice e spesso descrittiva, ma possiede una forza espressiva che comunque mi ha colpito. è delicata, immersa nei colori, nella natura. i temi che tocca sono quelli della sua terra, ricorda le origini, gli scenari naturali dell'amazzonia, ne piange il polmone sofferente, rivendica le popolazioni indigene. ci mette di fronte alla nostra piccolezza e meschinità e auspica al cambiamento globale, come nella chiusa della poesia "dall'Amazzonia a New York" in cui, pur parlando della strage dell'11 settembre, manda un messaggio ben più ampio quando dice

Dalla baia di Hudson i delfini
chiedono luce e armonia
l’inizio di un nuovo pensiero
un esercito di formiche in fila
trasporta le anime come foglie.

"La più alta forma di intelligenza umana è la capacità di osservare senza giudicare." (Jiddu Krishnamurti)
robertadaquino.wordpress.com



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