LISERGICAMENTE
FINAL FANTASY
Episodio 1
(…)
Sono armai all’angolo!
Opposto:
Basito per la perdita della bestia
Semi annegato in una bolla blu
L’orizzonte da rosa pallido e divenuto cancello
Di acuminate zanne eburnee
E qui c’era l’erba grassa
Ora solo conchiglie zigrinate semoventi …
Se ritrovo lo scatto
E a disavanzo dello spavento:
Risalgo forse la china gelatinosa
Che ho davanti digradante
- il lillà da amico s’è reiventato in nero insidioso –
Certo (?) oltre: nella divagante prateria
Rivedrò svolazzare altre bestie:
I formidabili cavalli-farfalle-salterini …
Solo se riavrò sotto il mio polso
La coscia a reazione della bestia
Potrò riprendere la direzione!
Ma nel mentre (ciò m’accade?)
Ho alcuni segmenti ariosi
Per recuperare qualche fiore di pensiero:
Allineate le costellazioni
Ricomposto l’inusitato rifletto e mi specchio:
Qui sono arrivato perché
“ciò che prese l’avvio del padre trova compimento nella massa”
Proiettato dalla ricerca dell’incavo giusto
E per catturare il nucleo del disturbo
Nella lesione del linguaggio …
Votato al superIO
Indotto dalle psicosi latenti
Inseguo le afasie contaminanti:
Ed il sogno mal interpretato
Qui m’ha condotto traslandomi
In questa misteriosa e spugnosa landa
L’origine delle nevrosi e delle isterie
È qui!
Qui s’accavallano bislaccamente:
Cervello inconscio zona grigia e psichico deliquio …
Non ho opzioni e né piani di riserva
Solo un battito sordo nel petto
Unico segnale della missione …
La zona d’ingaggio l’emisfero sinistro
È piena di paludi e pesci alieni vorticanti
Anche il muschio è d’un verde profondo
Costellata di siepi nane dal brulichio violaceo
- non so se bacche o occhi d’uccelli di fuoco –
Tutt’è ammantato da una densa foschia lattescente
Svagano nubi a forma d’incubi velati e di porosità carnale …
… Ne ho attraversato di vallate tonde e fluttuanti
E la fauna zebrata ruggiva saltando di sasso in sasso …
Già le pietre cangianti poi:
Taglienti e scivolose solo se non riconoscono
Lo scalpiccio intorno:
Basta però un passo accorto lento
Meglio se accompagnato da qualche nenia gutturale.
Ho imparato in fretta a marciare per non marcire!
Ma quel che ti trafigge gli occhi
E la mente sono le atmosfere perniciose
Negli spazi irregolari di cielo:
Zoomate di rosso fuoco intensissimo
Che sfumano in beige a squama di tartaruga
Tagliati da improvvidi roboanti baleni
D’oro smodato accecante …
Fenomeni percettivi e sensoriali
Vividi in un susseguirsi asimmetrico
Tra pause sfocanti che giocano alla sottrazione
D’oggetti e riferimenti e panorami
Che poi riappaiono in latitudini diverse
Appena riprende potere e possanza
L’aere rosso.
Smarrirmi ferirmi aggrovigliarmi?
Tutte vite già vissute senza fine
In un continuum tra il racconto
L’onirico e l’orrore …
Ecco perché la bestia m’è stata utile:
Montandola ho percorso pianori
Passi chiusi e aperti letti e greti di fiumi lavici
Non usavo briglie o comandi acustici:
Solo lo stesso sentire e lo stesso caracollare …
D’un tratto un silenzio totale
Accovacciato biecamente dietro
Uno sperone di roccia ghignante
Ha assorbito a sè la bestia amica
In un risucchio infernale l’ha fagocitata:
Ne ho ascoltato lo stridore d’ossa
E m’è giunto il miasma mortale
Rappreso in un fiotto di sangue caldo e sconosciuto
Mi moriva così l’unico compagno
In questo strambo cosmo perfido:
Solo il suo occhio bislungo piangente
Continuava a fissarmi mentre lentamente
Spariva lottando e sfarinandosi al centro
Del vuoto roccioso: ed io diacciavo
Di paranoia.
…
Sento che il mentre a parentesi
Sta finendo:
Eccomi a realizzare ancora piegato e romito
Il potere della bolla blu
Che mi tiene avvinto bloccato giù
Nel bagnasciuga putrido
Ma
Non mi dà il colpo di grazia
Non m’ingoia non m’incapsula:
Mi preme addosso soltanto
Come angoscia ancestrale materializzata
Mi sospinge tenacemente verso il nero nulla …
Spero che il fulmine dorato
O qualche altro bizzarro ectoplasma
La colpisca la spezzi
La caramboli via!
Debbo riguadagnare il guado!
Debbo rincorrere e domare l’altra bestia!
Debbo assolutamente proseguire nella missione!
(…)
...............
[Modificato da _RA_ 04/06/2010 15:51]
"(...)Le ascoltavo, seduto sul ciglio delle strade,
nelle calme sere di settembre in cui sentivo
sulla fronte le gocce di rugiada, come un vino vigoroso;
in cui, rimando in mezzo a quelle ombre fantastiche,
come fossero lire, tiravo gli elastici
delle mie suole ferite, con un piede contro il cuore."
Arthur RIMBAUD