volevo solo togliere un sasso dal sacco e disporre il tessuto in fila,
avrei fatto lo stesso con una madre?
è stato il tempo a soffocarmi della risposta inconsapevole.
Avrei potuto riprendere i guantoni gettati quella sera, quando sola portavo in grembo due volte il mio peso e speravo che tutto avrebbe avuto fine. Ti ho amato sai, amata nel modo che conosco e quel ticchetio ogni tanto ritorna come fusa sul letto.
Ho paura mentre uccido la volontà di una formica e stringo i ricordi per non perdere quel sorriso dai risvegli umani.
A sentire i pareri si dimettono malati, vale lo stesso per te Sasha?
avrei potuto fare di più di un facile siero al veleno?
stringerti anche quel giorno e non farti scendere le scale controvoglia, potevi -come mia madre- allontanare il male che parte da lontano e sfida l'amore.
Io ho perso, mi sono arresa prima di combattere, depositando il dolore dietro una fotocamera in sala d'attesa, dietro l'egoismo di non vedere le ombre arrabbiarsi sul tuo volto. Ho perso perchè invece di donarti altre ore di sacrificio, ho preferito chiudere in silenzio.
Qual'è la linea netta di demarcazione? dove s'arresta il confine? e il cancro non ha davvero cure?
le mie promesse scivolano nel vuoto di uno zero e me ne dolgo.
Se cinque anni claudicano in quest'odio rappreso nel mancato ritiro di una partenza per non inveire "oltre" la voglia di vivere.
[Modificato da Francesca Coppola 02/08/2010 23:46]
"i ritorni hanno rugiada sulla bocca e sorrisi fra mani confuse"
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