SONO OCCHI IN FORMALDEIDE
Sono occhi in formaldeide
Nell’atto minimo dell’espandersi
Come cicuta nella testa che cresce
In proporzione
Si diventa come i fiordalisi
nel fango sotto il cielo
Coperti di blu e di perle nere
laddove il bianco non giunge
Se fosse l’insanità un mero strato
D’agonia
II
Assiderato il ventre scollegato
Nei parti gemellari di un ghigno
in assenza
Restano le mattonelle pulite
un monito
Da assemblare ai riti e alle abluzioni
della bocca senza significato che
schernisce il mondo
III
Sono le perpetue vie di cerca
Negli infinitesimali occhielli
di tempo non consumato
Solo rotto dall’ingiuria di non
essere compresi
Alla vita niente altro che inganni
se quegli occhi
infarinati di meraviglia
S’aggrinzissero
Per svelare che la Verità
non sta mai sottosopra
ma incalza all’esterno
Come le piogge nei vicoli
lavati dall’imprevisto
IV
Rotondo annuire
Che i denti si affacciano
Per masticare le nuvole
*
DAL TERRENO FERTILE DEL CORPO
Si impigliavano corsi d’acqua recisi
nei districati implosi del respiro
Assolti come per mano tesa
nei lumi d’un chiarore esatto
Ellisse indisturbata le colonie d’ossa
incidono empatie d’armonico sui fianchi
ai resti del fluido passaggio
Ed erano corone di fiori e foglie
e sottili gambi di nervi lanciati in alto
a imprimere le orme
fatte solide da ginocchia inferme
Che insolito percorso
un dolore appare e si dimentica
mentre ali senza peso s’alzano a sparire
lasciando la gemma che cura il mondo
dal terreno fertile del corpo
*
E' perchè ci si sente ingoiati dai muri,
dai vetri,
dalle piastrelle del pavimento,
ci si sente in acquoso indugiare d'acquitrino,
nei polsi dei libri a cataste e poi, poi,
quanto sembrano roche le lime del silenzio
e quanto,
quanto accendono voci bianche
e gelati cori nei corridoi
i baluginii delle maniglie;
l'ottone che avanza tra le ciglia
e senza nulla sperare
erode l'ennesima arsura.
Sembrano immense le sere,
discese come sono da un predellino
che è stato giorno,
per quanto, chissà,
rimarranno
la testa scoperta e il costato aperto.
*
A LULLABYE ON MY SHOULDER
Who drowned a black tongue
into violets – arsenic
(where no sips can be saved)
Rest on my shoulder
breadcrumb and maggot
is my skin
Purple coverings
scent in hands
flushing
Where has our lightness gone
a beauty of a ring of mercy
keeping tenderness upside down
and a rare bloom of orchids
within
*
HO IN TESTA UNA NENIA
Ho in testa una nenia
che mi spezza
(I’ve tried and I’ve tried
to forget about you)
Come rondini spezzate nel volo
sui fili
addomesticate dal tendine nervoso
della zampa che stringe
Vorrei averti incontrato sul dorso
d’una lumaca
lentamente averti percorso e ritratto
con fumo di cenere consumata nei
camini caldi
Retto le membra al bivio stretto
(You were innocent and true as can be)
così tanto da perder equilibri ed occhi
Nessuno conosce gli abbracci
storditi di neve
Le discese ai fondali di senso
Ma i pittori delle cose sconosciute sanno
le misture delle tinte fra le reni
e i pennelli sulla punta delle labbra
Se tornassi ti terrei come bambagia d’oro
Se volassi ai limiti del sonno per afferrarmi
ancora correrei sul dorso d’un passero
per sentir veloce la paura del ritardo
in cima agli alberi dorati
dove d’argento
s’aggirano folletti di bosco
muti a richiami e frulli d’ali
(You’re strong like the mountain)
Che il possesso disincanta e si dissolve
sulle aride steppe imbiancate dai cuori
(Lacrime invisibili)
Sulle orfane orme dei crocicchi
una piccola bugia s’illumina
fra le tue braccia e vive
come Cometa nel Cielo la notte
in austero delirio di passaggio
incredulo
ma vero più del vero che divide
(Just little lies for myself and you)