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quanto conta davvero la visibilità?

Ultimo Aggiornamento: 06/12/2010 07:50
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Post: 1.652
22/11/2010 12:49
 
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Ragazzi e mi rivolgo solo a chi è vivo... [SM=g8166]
mi chiedo da un po' di giorni, quanto davvero conti per tutti noi autori, aspiranti scrittori la visibilità; quanto c'è di vero nell'umiltà spesso mostrata e cosa si è disposti a fare pur di pubblicare un libro, avere un riconoscimento o solo una menzione in un articoletto.
Quanto il nostro ego sia soddisfatto di tutto ciò e cosa ci aspettiamo in fututo ecc. ecc.


Vorrei intavolare questo discorso, poi magari spiegherò in dettaglio cosa mi porta a pormi queste domande, meglio capire se trattasi di monologo o no... [SM=g8155]






"i ritorni hanno rugiada sulla bocca e sorrisi fra mani confuse"
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Post: 1.681
22/11/2010 19:20
 
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come sempre tutto dipende da cosa vuoi fare nella vita, da come intendi sfruttare il dono di saper tenere una penna. qui tu parli di aspiranti scrittori, ovvero di persone che hanno in mente di emergere nel mondo della scrittura, nel nostro caso, in particolare della poesia.
bhe, per chiunque abbia questa aspirazione, la visibilità è importantissima. perchè negarlo? chiunque tenga i suoi scritti in un cassetto non verrà mai letto da nessuno e non avrà possibilità di aspirare ad altro fuorchè a lasciare ai suoi immediati conoscenti qualcosa di sè.
io credo comunque che la voglia di visibilità non debba necessariamente cozzare con l'umiltà. chiarendo naturalmente il significato diquesta parola. non credo che una persona consapevole delle sue reali possibilità non sia umile nel sentire l'esigenza di farle conoscere. l'umiltà ha a che fare con la virtù di riconoscere i propri limiti, ma anche le proprie potenzialità senza superbia. e che superbia ci sarebbe nel chiedere al mondo di leggerci?

la superbia sopraggiunge quando si sopravvalutano i propri pregi e si scalcia il prossimo pur di ottenere visibilità.

purtroppo, anche io riflettevo sull'argomento proprio in questi giorni, notando quanto per molti sia di importanza vitale ottenere dei riconoscimenti, anche a costo di vendere i propri ideali, di leccare molti culi e di schiacciare gli altri. tutto per un misero istante di notorietà.

onestamente, pur scrivendo per mia esigenza personale e mio sollazzo, pur non cercando grandi riconoscimenti che, quando sono arrivati, non erano stati cercati più di tanto, a me fa piacere trovare riscontro e scoprire che ciò che scrivo è ritenuto degno di nota anche dagli addetti ai lavori. perchè negarlo! ma non mi sbatterei mai per una pubblicazione, o per ottenere il plauso di critici e poeti. io credo che chi vale qualcosa non abbia bisogno e non debba curarsi di queste cose più di quanto si curi di fare sempre un buon lavoro.
ovvero, viene prima il lavoro, la ricerca, l'amore per la scrittura e la poesia e poi il riconoscimento, testimonianza, a quel punto, di questo amore e di questo lavoro!


imbarazzante è chi cerca visibilità anche in contesti molto più piccoli di case editrici, critici e poeti affermati. ma d'altra parte si parte sempre dal basso.

ma non so se questo possa rientrare nel discorso che vuoi fare, francy!
[Modificato da Maredinotte 22/11/2010 19:29]

"La più alta forma di intelligenza umana è la capacità di osservare senza giudicare." (Jiddu Krishnamurti)
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Post: 1.652
22/11/2010 19:37
 
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Umile = Riferito a persona, non orgoglioso di sé e dei propri meriti.
Sinonimo è modesto = Di chi è consapevole dei propri limiti e non presume di se stesso. (Presumere - Nutrire eccessiva fiducia nelle proprie capacità, pretendere di poter fare qlco).

E secondo me cozza con la visibilità.
Fermo restando che ritenere di sapere scrivere (anche se non egregiamente ma comunque tanto da farsi leggere e quindi, ricercare l'evidenza sbatte contro la modestia.), quindi credere di saper fare qualcosa, avere delle capacità ci porta uno scalino sopra gli altri e ci arroga il diritto di giudicare. E questa è una cosa consequenziale.
Se vuoi pure inconsapevole ma esiste.

Chi decide se siamo in grado o no?
e tale pensiero è reale?



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Post: 1.681
22/11/2010 19:46
 
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non è così:

farsi leggere significa soltanto avere voglia che qualcuno, presumibilmente migliore di noi, possa darci un parere e dirci se siamo capaci di scrivere.

se nessuno mi legge, come faccio a sapere se sono bravo?

no, scusa francè, ma avere bisogno di un riscontro non c'entra nulla con la presunzione.
è presuntuoso e poco umile chi cerca di farsi leggere e poi non accetta critiche e vuole solo lusinghe (proprio presumendo di essere un gradino sopra gli altri tanto da non poter accettare un giudizio), non chi cerca riscontri e confronti, e quindi giudizi, chi si mette in gioco pur sapendo che potrebbe uscirne ferito.

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Post: 1.681
22/11/2010 19:52
 
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e se nessuno può decidere se siamo bravi o no, allora va a farsi friggere ogni metro di giudizio, ogni giudizio.
io trovo molto più presuntuoso chi ritiene che nessuno possa giudicare, di chi chiede giudizio. no?

comunque, volendo chiarificare ciò che ho scritto nel mio primo post, è evidente che ho detto che non NECESSARIAMENTE le due cose cozzano.

come tu stessa hai riportato, l'immodestia è riferita a chi sopravvaluta le proprie capacità e i propri limiti, non a chi resta realistico.
ma una persona umile non è una persona che crede di nn saper fare niente, è solo una persona che non si fa vanto di ciò che sa fare. [SM=g8217]

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Post: 1.652
22/11/2010 21:32
 
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esatto!
il punto è proprio questo.
Farsi vanto di quel che si sa fare, di conseguenza non metterlo in mostra, di conseguenza non cercare visibilità, di conseguenza non leccare culi per pubblicare un libro o farsi nominare in qualche lista.

E cmq Rob, trattasi di discussione che è puramente generica e non ci riguarda in prima persona e non cambia quello che penso in proposito.
Ma vuole essere luogo di analisi, di scambio come sempre, almeno per tentare di capirci qualcosa.

Il giudizio come tu ben sai non è oggettivo, è un'opinione che molto spesso diventa di gruppo e genera discriminazione.
Soprattutto se i più (diciamo così) "decidono" (diciamo così) che tizio è bravo, è realmente così?








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Post: 1.652
22/11/2010 21:35
 
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ah! un'altra cosa, tu mi dici sparata -non è così-, beh non è così per te, ma non in senso generale. Probabilmente tu ti ritieni l'eccezione o fai parte di quella minoranza, ma più conosco questo mondo è più mi rendo conto della -guerriglia- e come basti davvero poco per montarsi la testa.


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Post: 1.681
22/11/2010 22:28
 
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il problema è che io ho espresso un'opinione duplice.

cioè quando ho detto "non è così" dicevo per l'appunto che non è necessariamente vero che le due parole umiltà e visibilità debbano cozzare per forza e l'ho anche spiegato in seguito:

c'è chi vuole un confronto con umiltà e chi cerca visibilità perchè si crede degno e più capace di altri. non si può mai fare di tutta l'erba un fascio.

io non mi reputo facente parte di una minoranza, perchè la visibilità non l'ho cercata da nessuna parte, ma soprattutto non ho leccato culi a nessuno per farmi mettere da nessuna parte, nè per pubblicare un libro, nè altro.
esprimevo solo un'opinione generica che mettesse in luce anche il secondo lato della medaglia, perchè le cose non sono mai nè tutte bianche nè tutte nere.

per tornare quindi alla tua domanda, naturalmente il giudizio è soggettivo.
ma è come quando prendi 30 a un esame. è sicuro che te lo meritavi? ed è sicuro che un altro studente, sostenendo lo stesso esame con un altro professore e prendendo un voto più basso del tuo, sia realmente meno preparato di te?

insomma, nulla è sicuro, ma è così che va qualunque cosa.
è facile montarsi la testa se persone "di rilievo" (e xkè sono di rilievo? e chi ha deciso che erano persone valide? e lo sono davvero?) ti dicono che sei bravo, ma è qui che entra in gioco l'intelligenza delle persone e la su citata umiltà.

ho potuto constatare personalmente che è molto più facile perderla, l'umiltà, che si tende a raggrupparsi in fazioni, piccoli eserciti della poesia intorno al grande di turno, sotto la sua ala protettiva e da lì sparare a zero su tutti gli altri, o cercare traguardi scavalcando altre persone, sentendosi grandi solo per avere la "fortuna" di conoscere persone importanti, ecc. te ne do senz'altro atto e mi auguro di non essere mai così "fortunata".

ma che sia facile cadere in questo vortice non significa che tutti ci cadano.
e ora lascio spazio agli altri, poichè la mia opinione l'ho già ampiamente espressa.
[Modificato da Maredinotte 22/11/2010 22:31]

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Post: 1.652
22/11/2010 22:45
 
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hai frainteso il mio dire -fai parte di una minoranza- ossia quelle eccezioni sono persone che non pestano il prossimo pur di apparire. Tutto qui. Niente di ciò che hai detto.

Come si può vedere la parola è relativa, il pensiero lo è, e l'esame da 30 come ogni lusinga o ogni sconfitta e ogni umiliazione non è mai fonte di qualcosa di assoluto.
Ed io non faccio di nessun erba un fascio e soprattutto vedo a colori e proprio per questo mi piace analizzare le situazioni, cercare di capire l'incomprensibile.
E poi Robby possiamo parlarne ad oltranza, non si timbra nessun cartellino!


[SM=g8124]







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22/11/2010 23:03
 
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Ho imparato che per quanto io possa essere bravo nel fare un lavoro, o nello scrivere ( non prendetemi alla lettera, faccio solo degli esempi )o in qualsiasi altra cosa io sappia fare, c'è sempre qualcuno che è piu in gamba di me.
Non credo comunque che questo discorso possa aplicarsi all'arte, che sia la poesia, la scultura, la pittura, la musica ecc.
Trovo affascinanti le poesie di Alda Merini, un pò meno quelle del Montale, ma questo non vuol certo dire che quest'ultimo fosse meno bravo della Merini.
Non penso che se si ritieni di valere qualcosa sia un peccato comunque cercare visibilità, senza naturalmente ferire gli altri, cosa che di orma fa chi non conosce le propie potenzialità, chi è ben cosciente del propio saper essere nonchè del propio saper fare, sa anche come saper apparire, il tutto senza strafare.


Carmè


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Post: 711
29/11/2010 01:20
 
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Io distinguerei due piani. Scrivere e pubblicare è già di per sé un atto di imposizione verso l'altro: io ho qualcosa da dirti, tu devi darmi il tuo tempo e le tue risorse intellettuali per ascoltarmi/leggermi... questa è diciamo la "base", poi si ha un secondo piano, in cui entrano a pieno diretto i concetti ondivaghi di "umile" e "presuntuoso": se ti chiedo tempo e concentrazione, devo darti un prodotto che valga la pena di questa spesa... se non lo faccio, ho due possibilità: riconoscere il mio errore e cercare d migliorarmi, rivedermi, ecc per ripresentarmi con le carte in regola, o tentare di impormi sostenendo che è il lettore che non è in grado di capire le eccelse qualità del prodotto che gli ho offerto... ora, la stragrande maggioranza dei poeti sceglie il secondo metodo, che trovo abbastanza ridicolo, anche perché è controproducente: se tratti da imbecille il lettore 1, 2, 3 volte alla 4 ti manda a fanculo senza tanti complimenti.
Recentemente mi è capitato di vincere un paio di concorsi di media importanza, in uno ho persino la pubblicazione in un'antologia con distribuzione nelle librerie nazionali, ora io non ho tratto alcuna soddisfazione da queste vittorie, perché ritengo i miei testi non all'altezza della pubblicazione, e quindi non sto facendo né farò alcuna pubblicità alla sopraddetta antologia (azzo, se mi sente l'editore mi spranga [SM=g8228] ). Perché allora partecipare ai concorsi? Per mettersi in gioco, per provare le proprie forze e i gusti degli altri,per vedere se qualcosa di te può far scoccare una scintilla nell'altro (non è molto diverso da quando si tenta di rimorchiare la persona che si ama). L'umiltà è a prescindere, nelle intenzioni, non nell'evitare come fosse opera del diavolo i canali più o meno tradizionali per farsi conoscere.
Faccio un esempio subito comprensibile: la cosa più volgare e presuntuosa che ho fatto nella mia "carriera" di imbrattatore di carta è stata scrivere poesie per delle operaie della mia fabbrica, sfruttando le mie modeste capacità di scrittore per impressionarle, ben sapendo che i ragazzi che di solito frequentano non hanno né sensibilità né capacità artistiche, e infatti ho raggiunto facilmente lo scopo, degradanto la poesia a grimaldello per aprire i cuori (potete sostituire pure alla parola termini meno nobili).


"Il poeta è puro acciaio, duro come una selce" Novalis

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Post: 1.681
30/11/2010 09:57
 
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sì, condivido i due piani di cui parli, per quanto, soprattutto nel web, non chiamerei una imposizione alla lettura quello che tu definisci il primo livello.
data la vasta quantità di cose da leggere, la definirei più propriamente offerta che il lettore può accettare oppure no. leggere una poesia toglierà pure del tempo, ma in realtà il tempo vero è quello che ci vuole per articolare un commento, una critica costruttiva. è solo in quel momento che il lettore impiega e dedica del tempo allo scrittore. ed è solo in quel momento che si passa al secondo livello, sul quale giustamente si possono distinguere "umili" e "presuntuosi".
purtroppo, comunque, io trovo sempre molto difficile arrivare al secondo livello, cioè trovare persone disposte a dedicare il proprio tempo e le proprie competenze a chi, nel bene o nel male, ci si offre.

forse è anche per questo che nascono e proliferano tanti presuntuosi, non trovate?


concordo anche su quello che hai detto dei concorsi.
anche io non li amo, ma credo siano un modo come un altro per mettersi alla prova e quindi non sono completamente sfavorevole. anche se poi tutto dipende dalla giuria... ma, come si è detto anche più sopra, i giudizi, soprattutto in ambito letterario, sono così arbitrari che uno stesso testo potrebbe essere considerato un'opeta d'arte oppure una schifezza, a seconda di chi lo legge.
è per questo che è importante sempre ridimensionare qualunque giudizio, sia esso estremamente positivo che negativo.

approposito, complimenti per il concorso [SM=g8149]
[Modificato da Maredinotte 30/11/2010 10:07]

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Post: 1.652
01/12/2010 11:47
 
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Ecco, riconducendo tutto alla base del discorso, vorrei dire altre tre cose.

1. la qualità "dell'offerta" diciamo così, che proponiamo non la possiamo decidere noi, possiamo pensare sia buona e cmq trovarci nel torto più atroce, questo abisso è talmente riconducibile al proprio modo d'essere, ivi compreso carattere, cultura, interesse ecc. che di sicuro cambia notevolmente di persona in persona. Quindi, sono pienamente d'accordo con Robby, di moderare in noi ogni critica sia essa positiva che negativa.

2. e allora si dirà, che tutto è talmente opinabile da non sprecar tempo in disamine. e invece no. Ognuno di noi esprime un parere, un gusto e senza quelli va al diavolo tutto. Anche i più grandi poeti e scrittori non trovano riscontri unanimi. I mostri sacri ogni tanto vengono messi sotto da durissime critiche che minano la loro autorevolezza. E allora?

3. Il discorso sulla visibilità voleva andare a toccarne un altro, quello dell'invadenza e del sentirsi a tutti i costi un grande e sputarlo in faccia alle persone. Qual è il senso, se non nella cattiveria più assurda che dilaga in un egocentrismo senza pari. Ed io sana di mente (almeno apparentemente) come posso poi andarmi a leggere le cose di questo individuo e non lasciarmene influenzare?









[Modificato da Francesca Coppola 01/12/2010 12:52]


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Post: 711
01/12/2010 23:07
 
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Mettiamola così: noi possiamo valutare la qualità della nostra offerta facendo un riscontro tra quello che scriviamo e la media di quanto viene proposto sia sulla rete che fuori... una media sia formale che di contenuti, visto che gira e rigira in un dato periodo tutti parlano della medesima cosa con linguaggio spesso simile. Per accorgersene basta fare un semplice esperimento: prendere un'antologia di un vecchio gruppo poetico, ad esempio gli scapigliati, e vedere come i medesimi temi (la morte, l'aborto, la decomposizione, ecc) vengano sviluppati con le stesse parole (feto, teschio, tomba, putrefazione, ecc) e con lo stesso impianto formale (endecasillabo, settenario, spesso nella schema del sonetto classico). Il medesimo procedimento si può fare oggi, tenendo conto che le estetiche e i gruppi sono molti di più di 100 anni fa, ma la brodaglia in realtà non cambia.

Per quanto riguarda gusto e critica: è vero che i mostri sacri vengono periodicamente messi in discussione, ma questo non significa che tutto è uguale. Che Leopardi oggi venga ritenuto verboso e sovraccarico di pathos, non significa che chi gli muove queste critiche lo ritenga allo stesso livello del poeta che scribacchia sul web... a dire il vero, esiste un filone di critica letteraria che arriva a questo estremo, ma dopo di fatto si sconfessa perché per poter criticare (ossia in senso etimologico dividere il grano dal loglio) deve ritornare a fare distinguo e scale di valori, per poi negarne la validità appena formulate. La posizione perfettamente coerente con questo modo di intendere l'arte sarebbe il silenzio estatico di fronte all'opera artistica, vista come una sorta di manifestazione dell'assoluto davanti a cui l'uomo ha solo 2 possibili reazioni: l'accettazione incondizionata o il rifiuto, in entrambi i casi una reazione puramente irrazionale, che presuppone l'esclusione del raziocinio dall'arte. E' l'atteggiamento oggi dominante, soprattutto nella critica al cinema e alla musica commerciale, che Maria De Filippi ha reso immortale col programma Amici, in cui le uniche posizioni di fronte alle esibizioni degli artisti o presunti tali è il "mi arriva" o il "non mi arriva".

In un certo senso l'idea che se la nostra opera artistica venga criticata perché non arriva emozionalmente al lettore è una forma di autodifesa, perché presuppone che il nostro parto sia in sé perfetto e abbia bisogno solo del giusto sguardo dell'altro per rivelare le sue qualità... è una prospettiva che non è priva di verità, ma che se assunta coerentemente porta ad una paralisi della creatività e una chiusura ombelicale nel proprio mondo, cosa che personalmente trovo inquietante, ma che qualcuno chiama "genio" e "coerenza".

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Post: 793
06/12/2010 07:50
 
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ah ah... questa discussione mi interessa moltissimo!!!

Non ho letto ancora le considerazini di tutti ma solo le prime di Francesca e di Roberta e tornerò per dire la mia e per leggere quelle di tutti voi, ma così alla veloce vorrei dire a Francesca:

il contrario di modestia e di umiltà non è visibilità, ma NARCISISMO!!!

Si può essere visibili e non narcisisti e si può essere solipsisti e superbi!


Inoltre vorrei fare alcune considerazioni sulla modestia... quando ritornerò [SM=g8217]



______________________________________________________________________________
"Le parole sono 'contenitori' troppo angusti per le mie emozioni e quando, leggendo, le sento 'soffrire'
o mi segnalano delle 'sofferenze' corro a liberarle senza pensarci due volte per provarne di più adatti".
(citazione di EEFF)
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