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quanto conta davvero la visibilità?

Ultimo Aggiornamento: 06/12/2010 07:50
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01/12/2010 23:07
 
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Mettiamola così: noi possiamo valutare la qualità della nostra offerta facendo un riscontro tra quello che scriviamo e la media di quanto viene proposto sia sulla rete che fuori... una media sia formale che di contenuti, visto che gira e rigira in un dato periodo tutti parlano della medesima cosa con linguaggio spesso simile. Per accorgersene basta fare un semplice esperimento: prendere un'antologia di un vecchio gruppo poetico, ad esempio gli scapigliati, e vedere come i medesimi temi (la morte, l'aborto, la decomposizione, ecc) vengano sviluppati con le stesse parole (feto, teschio, tomba, putrefazione, ecc) e con lo stesso impianto formale (endecasillabo, settenario, spesso nella schema del sonetto classico). Il medesimo procedimento si può fare oggi, tenendo conto che le estetiche e i gruppi sono molti di più di 100 anni fa, ma la brodaglia in realtà non cambia.

Per quanto riguarda gusto e critica: è vero che i mostri sacri vengono periodicamente messi in discussione, ma questo non significa che tutto è uguale. Che Leopardi oggi venga ritenuto verboso e sovraccarico di pathos, non significa che chi gli muove queste critiche lo ritenga allo stesso livello del poeta che scribacchia sul web... a dire il vero, esiste un filone di critica letteraria che arriva a questo estremo, ma dopo di fatto si sconfessa perché per poter criticare (ossia in senso etimologico dividere il grano dal loglio) deve ritornare a fare distinguo e scale di valori, per poi negarne la validità appena formulate. La posizione perfettamente coerente con questo modo di intendere l'arte sarebbe il silenzio estatico di fronte all'opera artistica, vista come una sorta di manifestazione dell'assoluto davanti a cui l'uomo ha solo 2 possibili reazioni: l'accettazione incondizionata o il rifiuto, in entrambi i casi una reazione puramente irrazionale, che presuppone l'esclusione del raziocinio dall'arte. E' l'atteggiamento oggi dominante, soprattutto nella critica al cinema e alla musica commerciale, che Maria De Filippi ha reso immortale col programma Amici, in cui le uniche posizioni di fronte alle esibizioni degli artisti o presunti tali è il "mi arriva" o il "non mi arriva".

In un certo senso l'idea che se la nostra opera artistica venga criticata perché non arriva emozionalmente al lettore è una forma di autodifesa, perché presuppone che il nostro parto sia in sé perfetto e abbia bisogno solo del giusto sguardo dell'altro per rivelare le sue qualità... è una prospettiva che non è priva di verità, ma che se assunta coerentemente porta ad una paralisi della creatività e una chiusura ombelicale nel proprio mondo, cosa che personalmente trovo inquietante, ma che qualcuno chiama "genio" e "coerenza".

"Il poeta è puro acciaio, duro come una selce" Novalis

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