l'incipit è di una vecchia poesia che ho rivisto, il resto è nuovo...
il mare mormora incessante ai contorni del corpo
per questo, sai, vorrei cercare approdo alla notte
ripresentarmi puntuale alla risacca
senza veste, nuova d'impronte
e invece, ginocchia in bocca per non urlare
sono qui, con la guerra ad un passo, a riconoscere l'isola
le voci,
leccando il sale dai dubbi ripetuti
da coaguli di onde
qui si partorisce con fatica, lo sanno le madri, le sorelle
nei
corpi rovesciati a mani improprie
prima che tutto accada hanno imparato ogni cosa
come una ferita uno sputo, appena nati ci si impasta
di
sangue e terra (invertiti rendono meglio)
lo insegnano le madri nere ferme ai crocicchi
gli sguardi appuntiti come luci al largo
dal buio che non si dice(questo lo eliminerei)
così sradicano i figli dalle cosce, appena concimati
alla necessità del giorno, già destinati alla memoria
con gli occhi naufraghi di cose dolci
li porto tatuati sulla pelle, ancora