“Lo chiamavamo Dio
ed era solo un tag di paure e speranze”
Serviva una lingua, una connessione
un dio che ti dona la salvezza
se lo cerchi con un buon motore
ci voleva un profeta adolescente
un ebreo, ma non ignorante
uno che Harvard l'ha fatta
monaco nella sua stanza
si, perché ci sentivamo soli, dispersi
orfani di riti e partiti,
frammentati, disadunati
in oceani di file e spartiti
mancava il roveto, la scintilla
quel fuoco che ti prende
quando il video trilla
e hai un messaggio
che t'incolla allo schermo
un matrimonio, un funerale
l'amica che va al mare
con la fotocamera digitale
a riprendere i gabbiani
che si schiantano sui vetri
e tu, tu noti qualcosa
forse un augurio
o un codice d'accesso
forse solo che il loro
mancare all'appello
-in fondo- è lo stesso.
"Il poeta è puro acciaio, duro come una selce" Novalis
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