è tanto bella Ros e ha il sapore di un ricordo antico e vago.
ho apportato solo piccole modifiche che, se vorrai, potrai tenere in considerazione.
cambiano di poco la metrica rispettando comunque la volontà di avere dei metri precisi e dispari.
La prima cosa che ricordi
è della notte
- splendore astrale
in buio stretto
nel quale era certezza la tua mano.
Camminavamo sul greto del torrente
tra l'ultimo giorno di settembre
e
un primo ottobre
la sera quando nacque mio fratello.
La meta era passare sopra il ponte
(imparavo che un ponte è schiena curva
o l'arco sotto cui passa la vita
e i piedi hanno l'ebbrezza delle ali)
Giungemmo insieme fino all'altra riva
nella semplice accoglienza di una casa
- la musica - dicevi - era la stessa
che suona un dio su un pianoforte antico
e dona ai musicisti lo spartito
per dilatare pieghe d'allegria
la fisarmonica dal timbro popolare.
La pista era il pavimento di una stanza
sgombrata all'occasione per le nozze
di non ricordo chi, sposa bambina
con gli occhi come lampade di stelle
- di lui io non ricordo
ma so che lui per lei era l'abbraccio
che giura e le promette sempre amore,
di chiudere la porta quando è sera
o sbatterla sul muso dell'inverno
tenendo il fuoco del camino acceso -
e più non so
e neanche io ricordo altro
che quella sera l'universo
da un lato celebrava un matrimonio
dall'altro preparava ad una nascita
- e i miei due anni e mezzo erano appena
lo schiudersi curioso di finestra
sul davanzale di una vita intera
in cui ogni legame ricomincia
da quella sicurezza
che infondeva
al buio la tua mano -
il resto è sorellanza che rafforza
quando ogni appiglio cede e non è festa
e l'unico vestito da indossare
ha fiori antichi e trame d'indulgenza
con strappi e scuciture di amarezza
da rattoppare quando fuori è vento
e ci sovviene chiaro nel ricordo
solo il calore di un abbraccio stretto