qualcuno diceva

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Francesca Coppola
00giovedì 4 novembre 2010 10:37

qualcuno diceva che è il dolore
a dirci che siamo reali

la felicità è un gioco
talmente imprevedibile da assomigliare
di più ad una visione

il nervoso/ansia/impazienza
ci sosta su un confine
posto da messaggeri e demoni


è che la tristezza mi punge da vivo
non può farlo da morto






_RA_
00giovedì 4 novembre 2010 16:56
Re:
Francesca Coppola, 04/11/2010 10.37:


qualcuno diceva che è il dolore
a dirci che siamo reali

la felicità è un gioco
talmente imprevedibile da assomigliare
di più ad una visione

il nervoso/ansia/impazienza
ci sosta su un confine
posto da messaggeri e demoni


è che la tristezza mi punge da vivo
non può farlo da morto







Francè,
l'ultima strofa, la chiusa come si dice idraulicamente di solito,
è una verità estrema, lapilassiana se vuoi,
ma terribilmente concreta ...

non sono un fan del dolore anzi,
però sono un materialista dialettico
convinto,
il dolore è più congruo al nostro istinto di conservazione,
istintivamente lo avvertiamo, lo cataloghiamo e lo registriamo:

ho scritto una cosetta tempo addietro, che fa l'eco a questa tua
te l'allego,
così per spiegarmi meglio:

SANGUINO: ERGO SUM!

Direttamente
Avvitandosi
Cuore
Trivella…

Indirettamente
Espiando
Amori
Perde.

Chiodo
Insinuante
Infitto…

Sangue
Zampilla:
Vivo!

La felicità o eden qual dir si voglia
sono anche cose da vivi nell'immaginarli e nel tentativo
di raggiungerli,
però così poco oggettivi
e così volubili,
che a volte s'annullano nel conflitto
cioè non superano l'antitesi ...

Delicato il tuo modo di porre in poesia
domande tremendamente strategiche
Apprezzata

Ciao
Rosario







Francesca Coppola
00mercoledì 5 gennaio 2011 17:40

grazie Rosario! [SM=g11405]
era una considerazione che mi premeva rendere pubblica e tu ci sei entrato a pieno ritmo.

federicavolpe
00sabato 8 gennaio 2011 20:27
Io, invece, da fan del dolore (XD), ti dico che mi è piaciuto, questo dolore.
Che non è neppure troppo laconico, solo consapevole.
Mi piace molto quel partire da qualcuno, che in qualche modo parla di universalità, di popolo, di gente, che poi racconta un'esperienza personale eppure parlando al plurale (perchè in fondo l'esperienza di uno è l'esperienza di tutti (anche se a volte ci viene da fare i fighi e facciamo la gara a chi soffre di più).
All'inizio quei demoni mi hanno destabilizzata, non mi piacevano affatto.
poi ci ho riflettutto molto, su quella immagine, è l'ho colta.
Il demone in opposizione all'eventuale dio che ci ha creati, ed è il demone stesso a impersonare il dolore, il demone simbolo di male.
Eppure è lo stesso male che ci identifica, che ci rende umani.
Se fossimo morti non soffriremmo, ma saremmo morti.
In qualche modo il dolore diviene vanto.

Forse ho scritto troppo... [SM=g8127]
Ma è perchè mi ha parlato [SM=g8204]
Francesca Coppola
00venerdì 28 gennaio 2011 18:23

ah! che bello questo scatenamento di riflessioni, mi piace assai!
grazie Fede, che mi ricordi che si scrive, soprattutto per gli altri.

Un abbraccio [SM=g8322]

Versolibero
00martedì 1 ottobre 2013 05:41

qualcuno diceva che è il dolore
a dirci che siamo reali

la felicità è un gioco
talmente imprevedibile da assomigliare
di più ad una visione



è che la tristezza mi punge da vivo
non può farlo da morto



A me piacciono queste tre strofe (non la penultima) per l'immediatezza e l'inconfutalità di queste verità!
Alla fine è il dolore a dirci vivi oltre che reali.
Allora guai a farne senza! [SM=g8320]



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