Francesca Coppola, 04/11/2010 10.37:
qualcuno diceva che è il dolore
a dirci che siamo reali
la felicità è un gioco
talmente imprevedibile da assomigliare
di più ad una visione
il nervoso/ansia/impazienza
ci sosta su un confine
posto da messaggeri e demoni
è che la tristezza mi punge da vivo
non può farlo da morto
Francè,
l'ultima strofa, la chiusa come si dice idraulicamente di solito,
è una verità estrema, lapilassiana se vuoi,
ma terribilmente concreta ...
non sono un fan del dolore anzi,
però sono un materialista dialettico
convinto,
il dolore è più congruo al nostro istinto di conservazione,
istintivamente lo avvertiamo, lo cataloghiamo e lo registriamo:
ho scritto una cosetta tempo addietro, che fa l'eco a questa tua
te l'allego,
così per spiegarmi meglio:
SANGUINO: ERGO SUM!
Direttamente
Avvitandosi
Cuore
Trivella…
Indirettamente
Espiando
Amori
Perde.
Chiodo
Insinuante
Infitto…
Sangue
Zampilla:
Vivo!
La felicità o eden qual dir si voglia
sono anche cose da vivi nell'immaginarli e nel tentativo
di raggiungerli,
però così poco oggettivi
e così volubili,
che a volte s'annullano nel conflitto
cioè non superano l'antitesi ...
Delicato il tuo modo di porre in poesia
domande tremendamente strategiche
Apprezzata
Ciao
Rosario
"(...)Le ascoltavo, seduto sul ciglio delle strade,
nelle calme sere di settembre in cui sentivo
sulla fronte le gocce di rugiada, come un vino vigoroso;
in cui, rimando in mezzo a quelle ombre fantastiche,
come fossero lire, tiravo gli elastici
delle mie suole ferite, con un piede contro il cuore."
Arthur RIMBAUD