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mi chiamo Alice, nel sapermi rugiada
frastornata alle grucce di ferro
all’abito rosa, le maniche,
il pizzo
il risveglio turbato nei capelli
biondi innaturali

e l’amico comune è l’aria
l’aria che respira sui bordi di cemento
è il verde
il verde sul verde, l’odore del caffè

d’una solitudine che modera i pollici
sorride alle chiazze di sole
alla strada che trema; nel suo andare
e venire sconnesso, il vecchio cane
mentre cerca l’alba,

il modo di far sapere
la raccolta delle ossa
la poca carne
che resta al richiamo del padrone

il modo di sentirmi libera
ovunque sia tangibile
tagliare il respiro, di silenzio

Leda