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Silvia Molesini, nata il 14 luglio 1966, veronese, vive e lavora (è psichiatra-psicoterapeuta) tra il monte Baldo e il lago.
Più che la sua biografia a parlare per lei sono le sue opere, che riporto di seguito perchè vale decisamente la pena di leggerle e commentarle insieme.



INFRANGIBILE


Tutti questi pezzetti di cose
rotte all’alba, sulla scena di qui
sono apparenti.
Disgregano le idee
e quelle, coinvolgenti,
sconquassano le-anime.
Ma io non ho anima.
Esisto nelle cose
immutata, solo appena, delusa
sembro spezzata.
Poi più forte rivolto
la bell’anima
sulla ghiaia bagnata.


(la mia preferita)




DI CERTI TRAMONTI

Di certi tramonti
abbacinanti come l’uragano
non c’è bisogno, ora.
Manda una luce potente quest’addio
ma è un addio, e consuma.
Faremmo senza, faremmo come se
niente mancasse
e due di due andremmo fin’oltre fondo
a quel bagliore a termine
a quel finale mondo
che spacca tutto, toglie, senza chiedere
sbrana–sé.

Di certi tramonti insistiti
e di queste fini
e di questo desolante deserto
scrivi:
ti perdo. Non entro
nella tua misura,
quello che lasci che lasci
morte di me
che consolo e misera provo
restare.

Che certi tramonti tolgono
le mani dal mare sbrecciate
e sfiniscono qualunque mezza mezza stella;
odio ogni cosa si possa trasformare
in ritorno. Guardi:
‘sto giorno finisce.
Lui parte mille anni.

E tutti gli amori andati
in fila
(le ballerine di me fanno un cigno).
E tutte le cose state
in tema
(le Turandot, il loro uomo limbo).

Non viene la speranza, grazie, ora a mostrare
quel che di contro ottiene, oh anima mia!
Non viene.
Non serve.

Cerchiamo un silenzio prepotente
e un luogo buio, raffreddato, ambiguo.
La mitezza del grigio, lo
spento, spenta sfumata sua
tiepida, quasi neutra, proveniente.


Cerchiamo morte nel tono di qua
le pays plat del canto belga
ogni litografia.
Riempiremo il corridoio di quei tratti
scabri, mai netti, di cenni
a bulino, a morbidi
inchiostri e gravi.
Riempiamo l’orda dell’essere
degli avamposti del non.
Mica ridere.

Così certi tramonti
certi tramonti di luce di colore
che poi è la luce del sole che si sposta
e non sa niente, nulla
di me, questo calare che
non c’entra e suo
suggerire una notte, una



"i ritorni hanno rugiada sulla bocca e sorrisi fra mani confuse"
www.francescacoppola.wordpress.com