Gocciolerò di spezie, per contenerti il canto,
che dalle punte risveglia il cristallo della notte
tra le dita del vento e la corolla,
ti spargerò di zenzero e cannella, l’eco dell’acqua,
che tra le braccia avvolgono
la valle e la tua gola, la spada e
la mia luna, girata di spalle
corteggerò il canneto,
dividendo i cocci della colpa
dalle spine conficcate nelle scarpe,
e ti aprirò da amazzone, il sentiero
che dagli odori racchiusi in muschio d’ambra
in sol rimodula i sussurri,
che mettono al muro ogni ragione
ci sono io…
ci
sono
io,
e il tremore delle ciglia di un gabbiano
che richiama il cormorano all’orizzonte.
Aspetteremo insieme le conchiglie
per raccontare i giorni della sabbia
e il sapore del sole